Il Burkina Faso ora prevede il carcere per i gay: è così che si modernizza un Paese?

  • Postato il 6 settembre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Il Burkina Faso, dal 1° settembre 2025, è entrato ufficialmente nel club dei Paesi africani che puniscono l’omosessualità con il carcere. Non è solo un fatto giuridico: è una scelta politica, culturale e identitaria.

In un Paese che fino a ieri non prevedeva alcuna sanzione penale per i rapporti omosessuali, la nuova legge rappresenta una svolta profonda. Gli osservatori locali sottolineano che la norma non è piovuta dal nulla: da anni si avvertivano segnali di una progressiva stretta morale, come se la questione della moralità pubblica fosse in cima ai problemi del popolo burkinabè.

La svolta è arrivata con l’approvazione unanime da parte dei 71 membri non eletti dell’Assemblea legislativa di un nuovo Codice delle persone e della famiglia: un imponente testo di 1.113 articoli che tocca temi fondamentali come età e forme del matrimonio, nazionalità, status dei minori, divieto di poliandria, riconoscimento dei matrimoni religiosi e fissazione dell’età minima per le nozze. Ma l’innovazione più controversa è l’introduzione di una norma che criminalizza le “pratiche omosessuali”, punendole con pene detentive da due a cinque anni e con pesanti ammende. Per gli stranieri, oltre alla condanna, è prevista anche l’espulsione.

Il ministro della Giustizia, Edasso Rodrigue Bayala, intervenendo in diretta sulla televisione nazionale RTB, ha definito gli atti omosessuali “comportamenti bizzarri” e ha ribadito che chi li compirà “andrà davanti al giudice”.

Non mi interessa qui entrare nel merito della cultura e della morale di un popolo che, per quanto diversa dalla mia, va sempre compresa e rispettata. So bene che è opinione diffusa in molti paesi africani che l’omosessualità sia quanto meno considerata uno squilibrio dalla armonia con la natura o peggio, una schifezza del capitalismo occidentale. Non è questo il punto. Vale la pena ricordare che nella “terra degli uomini integri” i rapporti tra adulti consenzienti non sono mai stati perseguiti penalmente. E già che ci siamo, ricordiamo anche che Thomas Sankara non pronunciò mai una parola su questo tema, né ha mai sentito l’urgenza politica di intervenire in merito. Perché allora introdurre oggi, dopo l’Uganda e più recentemente il Mali, una legge del genere?

Da un lato il presidente Ibrahim Traoré rivendica con forza l’indipendenza politica ed economica del popolo burkinabè; dall’altro, sul piano culturale, rilancia il valore della difesa dei costumi locali. Ma davvero mettere in carcere due adulti consenzienti dello stesso sesso, reciprocamente attratti, equivale a proteggere i costumi locali?

Ecco la domanda che rivolgo a tutti i burkinabè, e ai tanti sostenitori di questo giovane capo di Stato tanto divisivo quanto amato: è davvero questa la strada per modernizzare un Paese che chiede sicurezza, sviluppo e nuove prospettive per i suoi giovani?

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Il Fatto Quotidiano

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