Conta quanto hai e non chi sei: l’umanità in crisi corre verso il nulla cosmico

  • Postato il 4 settembre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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La crisi dell’umanità appare sempre più profonda. Non più “restiamo umani”, ma “riscopriamo di essere umani”. Ritroviamo il senso dell’umanità. La società contemporanea attraversa una crisi molto profonda, per ragioni economiche, sociali, culturali, politiche, ma quel che maggiormente colpisce è la crisi umana. Il superamento del limite di quello che si diceva umanamente accettabile è ormai all’ordine del giorno. Si coglie lo smarrimento della dimensione umana, individuale e collettiva.

La corsa verso il nulla cosmico, la guerra invece che la pace, le armi al posto della salute, perdendo di vista la bellezza della vita e di tutto ciò che ci è stato donato, a cominciare dalla natura e dagli esseri viventi. La vittoria schiacciante del capitalismo sull’umanesimo, del liberismo sulla giustizia sociale, dell’avere sull’essere, del denaro sulla persone, dell’apparenza sulla sostanza, hanno scalfito lo scheletro dell’umanesimo, nelle sue componenti principali dell’anima, del cervello e del cuore. Conta più quanto hai e non chi sei, meno pensi più vai avanti, più pensi e sei libero più vieni colpito. Il ribaltamento del cogito ergo sum di Cartesio.

La mente conformista sempre più gradita del pensiero ribelle, un cuore arido certamente più funzionale di un cuore generoso. L’io più importante del noi, l’egoismo che risulta vincente rispetto all’altrusimo. La proprietà privata dominante rispetto ai beni comuni, la carta a terra non si butta in casa ma per strada certamente, la difesa fino alla violenza di un oggetto in nostro possesso ma la distruzione e il lasciar devastare tutto ciò che è di tutti.

La violenza che diviene sempre più strumento di risoluzione delle controversie individuali invece di costruire insieme la convivenza sociale fondata sull’inclusione e la coesione. Le aree interne bellissime dei nostri territori che si spopolano e le città che perdono sempre di più identità e non sono più a dimensione umana ma in maniera crescente obiettivo del profitto e degli affari che non rappresentano di certo il benessere di una collettività e delle sue persone. L’odio che prevale quotidianamente sull’amore, la rassegnazione sulla partecipazione, l’afasia sulla passione. I diritti sempre più negati e sostituiti ad ogni livello dalla legge del più forte. Il metodo mafioso che diviene modello ad ogni livello.

Il potere istituzionale sempre più violento e non costruttore di un futuro migliore. Il respingimento più forte dell’abbraccio, le mura ad ogni dimensione più solide dell’abbattimento di ogni confine, catene che prevalgono sulle tenaglie della liberazione, oppressione come modello e non invece il riscatto degli oppressi quale imperativo categorico. Bisogna liberarci in primis come individui e riscoprire il senso profondo dell’umanità e costruire quindi una dimensione di polis e di res publica completamente diversa. La cultura diviene strumento sempre più fondamentale di emancipazione, la Costituzione un faro e una missione, il Vangelo può essere una fonte di vitale spiritualità.

Bisogna ritrovare prima una vocazione umana per poi cercare di costruire un modello nuovo di società e di politica. Dal basso, dalla terra, dalle persone, dai popoli. Dall’io e dal noi. Sovvertire i rapporti forza, distruggere democraticamente un sistema e costruire un presente e un futuro di benessere, felicità e gioia. Sognare è la più potente energia per le lotte più realistiche, il visionario ha una dose di concretezza di gran lunga più forte di chi si accomoda nel sistema. Più romantici e meno cinici.

Senza paura ma con coraggio, si può cambiare, il cambiamento in meglio è un fatto umano, da fare prima dentro di noi e poi fuori di noi. Un’altra umanità è certamente possibile, ma dobbiamo volerlo.

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Il Fatto Quotidiano

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