Chi sperava in un’era di pace con Trump è stato smentito: tre scenari inconfutabili

  • Postato il 3 settembre 2025
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Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Ed è un vizio maledetto che sta costando molto caro all’umanità. E siamo solo all’inizio.

Se qualche speranzoso imbecille si era illuso che l’avvento di Trump alla Casa Bianca avrebbe portato una nuova era di pace al mondo, attenuando le tensioni esistenti in molti quadranti strategici, la realtà dei fatti si è immediatamente incaricata di smentirlo. Basta riferirsi a tre scenari importanti, anche se non gli unici.

1. Ucraina. Trump vorrebbe chiudere per dedicare le proprie energie (e quelle dell’imperialismo occidentale che rappresenta) ad altri fronti. Ma mantiene una totale doppiezza, che assume gradualmente i connotati di pericolosa schizofrenia. In effetti la guerra in Ucraina continua ad essere una manna per gli interessi degli Stati Uniti, spingendo gli europei sempre più nelle braccia di Washington e rafforzando la compattezza della Nato, a scapito ovviamente dei rapporti degli Stati Uniti col resto del mondo.

La totale assenza di autonomia e dignità da parte europea rafforza il Trump guerrafondaio a danno di quello “pacifista”. Per altri versi Trump deve fare i conti coi danni permanenti prodotti dalle precedenti amministrazioni (compresa la sua) colla sciagurata strategia di penetrazione ad est. È quindi improbabile che possa dare un contributo alla soluzione pacifica del conflitto.

2. Medio Oriente. Con Trump gli Stati Uniti hanno ulteriormente accentuato le proprie caratteristiche di bastione incrollabile di Israele, continuando a spron battuto la fornitura di armi e la copertura politica del genocidio. Seguito a ruota anche qui dai vassalli europei, con qualche incrinatura (voto al Consiglio di sicurezza contro il genocidio e un po’ di fuffa sul riconoscimento della Palestina e qualche tentativo di sanzione minore). Totale appiattimento su Netanyahu anche nella sua politica di aggressione dei vicini nella prospettiva di una nuova guerra regionale contro l’Iran e forse anche contro la Turchia. Anche stavolta Trump è pronto a intervenire per salvare Israele dalle conseguenze delle proprie azioni.

3. America Latina. Come prevedibile la nomina del ‘gusano’ Marco Rubio al Dipartimento di Stato ha significato, dopo qualche incertezza iniziale, il rilancio della politica del “patio trasero” (cortile di casa) applicata a tutta l’area latinoamericana e dei Caraibi. Non a caso un riferimento storico di primaria importanza di Trump è il Teddy Roosevelt del big stick. Ciò spiega le sparate su Panama. l’aggressione economica mediante i dazi contro il Messico e quella economica e politica contro il Brasile mediante l’appoggio a Bolsonaro e le sanzioni contro i giudici. E soprattutto spiega l’aggressione economica, politica e militare contro il Venezuela bolivariano e chavista, baluardo insieme a Cuba della sovranità dell’America Latina.

L’attacco al Venezuela avviene attraverso le sanzioni, lo spiegamento di navi e sommergibili, anche nucleari, da guerra e il sostegno al terrorismo interno, utilizzando senza vergogna le fake news diffuse a piene mani dalla manipolazione mediatica occidentale per screditare un governo come quello di Maduro che sta ottenendo importanti risultati sul piano del benessere economico e della partecipazione democratica della popolazione.

Fake news relative a presunti brogli elettorali mai dimostrati e oggi anche al narcotraffico, colla taglia sul presidente che rappresenta anche una grossolana violazione del diritto internazionale e in particolare del principio di eguaglianza sovrana tra gli Stati. Anche in America Latina l’Unione europea segue a ruota.

Pur limitandoci ai tre scenari a mio avviso più importanti risalta quindi il carattere fondamentalmente guerrafondaio dell’amministrazione Trump. Si tratta del resto della conseguenza inevitabile, che va ben al di là delle caratteristiche personali e politiche degli individui che esercitano il potere, del fatto che lo strumento militare resta la principale e per molti aspetti esclusiva garanzia del mantenimento del predominio dell’Occidente sul pianeta.

Ne derivano anche altri aspetti, importanti quanto deplorevoli, della politica di Trump. E cioè la crescente svalutazione del ruolo delle Nazioni Unite, che passa anche attraverso le sanzioni ai giudici della Corte penale internazionale e alla relatrice sui diritti umani nei Territori palestinesi occupati, Francesca Albanese (cittadina italiana vittima di una vera e propria persecuzione da parte di Trump senza che né Mattarella, né Tajani, né altri abbiano finora proferito verbo).

Ma anche il profondo razzismo interno verso gli immigrati, rinchiusi senza diritti in veri e propri campi dì concentramento o deportati nei lager di Bukele in Salvador (roba da fare invidia a Meloni e Salvini che infatti sono grandi estimatori di Trump su questo come su altri temi). O anche il totale abbandono della tutela ambientale sia sul piano interno che su quello internazionale, lo spudorato favoreggiamento dei ricchi e l’uso sconsiderato dello strumento dei dazi che ricadrà sui settori poveri della popolazione statunitense sempre più grande maggioranza.

In conclusione una sorta di fascismo a stelle e strisce che però non potrà durare per un tempo illimitato.

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Il Fatto Quotidiano

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