Čeferin mette in luce il doppiopesismo tra Russia e Israele senza pudore. A noi un po’ ne è rimasto?

  • Postato il 4 settembre 2025
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di Eugenio Lanza

Aleksander Čeferin, presidente Uefa, interrogato circa l’assurda presenza israeliana in confederazione, ha risposto come segue. “Israele esclusa da coppe Uefa? I giocatori non possono fermare la guerra”.

Vedete, è con queste dichiarazioni ridicole, con questi doppi standard, con questa plastica schiavitù al potere sionista, che l’occidente smette di essere tale. È così che tanti figli dell’Europa vengono attratti da Putin, Trump o Xi Jinping. Questi ultimi, almeno, nella loro autocrazia sono coerenti. Hanno dell’eros da proporre.

Può trattarsi di una nuova Europa orientale, cristiana e reazionaria, allergica ai virus della new left e dei neocon. Oppure può essere il caso, al contrario, di un redivivo sogno americano, reso possibile dall’isolazionismo, con una bella spruzzata di petrolio dal Texas in faccia ai giornalisti di Los Angeles. O ancora, per i più informati e nostalgici, lo sguardo può essere rapito dalla fase suprema dell’architettura capitalistico-collettivista disegnata in Cina dal fu Deng Xiaoping, e ora nelle mani del successore Xi.

Che importa se dietro i rispettivi ideali vi è un’interdipendenza egoistica fondata sull’inimicizia? Tutto è meglio dell’Europa. Perché? Perché l’Europa è Čeferin. L’Europa è morta! Noi il nostro ruolo metastorico lo abbiamo abbandonato dopo due guerre perse. Definitivamente. Socrate, Platone, Cartesio, Kant, Hegel, Marx, l’Europa delle nazioni, il socialismo, il liberalismo senza alcun neo prima, le radici cattoliche, la forza inarrestabile di Nietzsche, lo storicismo. Puff! Tutto buttato nel cesso in nome del liberismo sfrenato, di Popper e della genuflessione a Tel Aviv e Washington. Resa totale.

Le nuove generazioni, nate sconfitte e castrate anche nei sogni, prendono allora tre strade.

1. La più diffusa è quella dell’astensionismo come modus vivendi: niente urne, niente patente, niente manifestazioni, niente ideologie e niente pallone. Generazione aperitivo. Cioè l’ignavia.

2. In alternativa vi è l’autolesionismo, e dunque il cilicio giustificato in prospettiva retrostorica: una presa di coscienza delle malefatte degli avi, cui però segue un folle oscurantismo: la cancel culture. Equilibrismo sul genocidio, troppo amore per il Big Mac per contestare la Cia, nessuna sfida per la riforma della Ue franco-prussiana (il più ridicolo impero di sempre, ma noi lo paghiamo). Vacuità. Giardinaggio, Netflix, nuovi pronomi e confusione tra immigrazione clandestina e contaminazione culturale.

3. E poi la terza via: l’odio. Ovunque. Contro il gay, il nero, la zecca; ma anche il maschio, il conservatore che deve stare appeso senza parlare, il debole e il diverso. Perché alla fine, in assenza di amore per qualcosa di più grande, che sia Dio, Marx o Ezra Pound, la Roma o il Toro, ci si accontenta anche dell’odio, pur di non affogare nell’abulia. Pur di non essere una povera macchietta radiocomandata, senza spina dorsale e senza vergogna. Tipo Čeferin appunto.

Recitava un artista contemporaneo in una canzone: “È necessario credere, bisogna scrivere”. Parole sante. Il calcio è l’ultimo rito sacro, diceva prima di lui Pasolini. E allora ricominciamo da lì. Cacciamo questa pletora di accidiosi che inquina con le sue dichiarazioni le prime pagine dei nostri giornali. A partire da Abodi, che ritiene Israele il “Paese aggredito”, e il conflitto in Palestina “meno cruento di quello in Ucraina” (sic). Passando per Gattuso, che si augura la pace ma vuole giocare contro Israele perché lui vive di pallone. Così parlò il CT “Ringhio”. Alla Ponzio Pilato.

E per concludere Čeferin, che mette in luce un doppiopesismo tra Russia e Israele tollerato già da due anni. Senza pudore. A noi un po’ ne è rimasto? Sì? Tutti dentro o tutti fuori allora. Se questo soft power esiste, che gli israeliani almeno non gareggino in kermesse sportive ufficiali. Oh, mica gli si chiede di non compiere genocidi.

Morta l’Europa e moribondi gli euroinomani, se è sopravvissuto almeno qualche europeo per bene, per me possiamo farcela.

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Il Fatto Quotidiano

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