A 62 anni posso dirlo: i problemi di oggi sono gli stessi di ieri. La politica ci ha spinti alla resa
- Postato il 3 settembre 2025
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di Susanna Stacchini
All’età di 62 anni, posso sostenere, senza temere smentite, che i problemi scottanti di oggi sono gli stessi di quando ero bambina. Questioni cruciali, vecchie e nuove, tutte lì sul tavolo, irrisolte e irrisolvibili.
Una politica invischiata e succube di poteri, i cui interessi sono contrapposti a quelli della gente comune, non poteva e non può fare altrimenti. Ricordo che da piccola, quando non volevo finire di mangiare, mi dicevano di pensare ai bambini che nel mondo morivano di fame. Ricordo anche che difronte alle immagini televisive di carestie e bambini evidentemente malnutriti, sentivo parlare di un terzo mondo sfruttato senza scrupoli, a nostro esclusivo vantaggio. Ricordo lo sconcerto della mia famiglia per la guerra in Vietnam. Terribili le immagini della televisione di allora.
Più da grandicella, ricordo mio babbo, persona umile, scolarizzato fino alla quinta elementare, ma lettore accanito, che diceva: “Israele tira le bombe sui palestinesi e loro le pietre, come può essere giusto?”. Una constatazione semplice e genuina datata mezzo secolo, evidentemente ancora fin troppo attuale.
Ricordo la crisi petrolifera. La circolazione a targhe alterne e i piazzali dei rivenditori di carburante stipati di gente con in braccio taniche da riempire. Ricordo le stragi neofasciste e gli attentati delle Brigate rosse. Ricordo il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro e le numerose e partecipate manifestazioni di piazza. Anni dopo, nel 1992, ricordo l’attentato ai giudici Falcone e Borsellino e le contestazioni di massa contro la mafia.
Ho memoria pluriennale di una politica millantatrice seriale che spaccia per vera la volontà di riformare la giustizia e il sistema carcerario, di investire sulla sanità pubblica, scuola e ricerca, sul lavoro e sui giovani, di combattere la corruzione e l’evasione fiscale. Ho memoria pluriennale di una politica che con le sue scelte deride i morti sul lavoro, i poveri, i disoccupati, gli immigrati morti in mare o nei lager libici, chi deve lasciare la casa dove abita perché non può pagare un canone di affitto diventato insostenibile e i morti per mano della mafia.
Ho memoria pluriennale di una politica che dice di voler contrastare l’immigrazione clandestina e il traffico di esseri umani, e poi fa di tutto per rendere impossibile la vita in certe parti del mondo. Ho memoria pluriennale di una politica che dice di voler risolvere l’emergenza abitativa e poi azzera l’edilizia popolare a fronte, invece, di un aumento esponenziale del disagio sociale ed economico, innescando così anche l’emergenza dell’occupazione abusiva.
Ho memoria pluriennale di una politica che vanta di voler porre rimedio alle condizioni carcerarie italiane e che invece continua a tenere i detenuti stipati in celle anguste e sovraffollate, come se fosse vietato costruire nuove carceri o ristrutturare edifici esistenti. Un dramma che ad ogni estate diventa un bocconcino appetibile per una politica senza scrupoli disposta a lucrare su tanta disperazione. Così ogni anno parte immancabile il toto indulti e scarcerazioni anticipate, badando bene di inserire nella casistica individuata “detenuti di pregio”, o potenziali tali.
Ho memoria pluriennale di governanti che predicano la pace, mentre trafficano armi e fanno guerre, e di governanti che, mentre dicono di voler sconfiggere la fame nel mondo, scongiurare carestie e siccità e di lavorare a favore di un’immigrazione frutto della cooperazione internazionale, sfruttano senza riserve quei popoli e le loro terre.
Ho memoria pluriennale di una politica che finge di adoperarsi per un’energia pulita e sostenibile e per risollevare il pianeta da un inquinamento ormai fuori controllo. Insomma, decenni e decenni passati invano, pur di soddisfare biechi interessi. Ma pure una classe politica tanto inetta che fa della corruttela un sistema di riferimento in qualcosa è riuscita. Ha cambiato noi, inducendoci alla resa.
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