Dopo Astaldi, tocca a Pizzarotti: lo Stato imprenditore con Fs tenta un altro salvataggio
- Postato il 5 settembre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Non sono bastati i consistenti investimenti pubblici per le grandi opere civili e infrastrutture di trasporto come l’alta velocità o la Brebemi, per salvare i grandi costruttori edili dalla crisi.
Nel 2018 Salini Impregilo presentò una manifestazione di interesse per la Astaldi, secondo gruppo italiano che chiese al Tribunale di Roma il concordato in continuità aziendale, perché indebitata di 2 miliardi di euro. Salini Impregilo ha approvato l’aumento di capitale da 600 milioni finalizzato al salvataggio di Astaldi e all’implementazione di Progetto Italia, il nuovo polo delle costruzioni. Con il via libera a Progetto Italia di Cassa depositi e prestiti, si è dato supporto attraverso Cdp Equity (Ministero dell’Economia) insieme ai creditori (Banche) hanno concordato il salvataggio di Astaldi. Alla fine dell’iter si darà vita a Webuild con 35,72% delle azioni in mano a Salini, 16,47 a Cdp Equity, 2,5 di azioni proprie e il 45% flottante.
La premessa per raccontare che se lo Stato ieri aveva salvato Astaldi ed era diventato “imprenditore” nel settore delle costruzioni, oggi è sulla stessa strada per un altro grande in crisi, Pizzarotti. Il gruppo Pizzarotti ha circa 1,8 miliardi di debiti che non riesce a rinegoziare. In questa fase l’azienda è in procedura di composizione negoziata della crisi, proprio come lo era Astaldi.
Il gruppo FS ha presentato alla holding di Parma una manifestazione di interesse per rilevare un segmento della la produzione di traverse ferroviarie, attraverso la divisione Prefabbricati e la controllata Traversud. Le banche creditrici stanno sollecitando un cambio di governance. Ora lo Stato non entrerebbe con il ministero dell’Economia, ma con il gruppo FS. Il piano di risanamento prevederebbe anche la conversione in capitale di un prestito da circa 100 milioni, erogato nel 2021 dal Ministero dell’Economia tramite la Cdp, che già aveva cominciato a sostenere l’impresa.
L’impegno di FS al momento non sarebbe vincolante e resterebbe subordinato a una verifica economica (due diligence), alla definizione precisa del perimetro degli asset da rilevare e alla condivisione di un prezzo. Ferrovie ha creato al suo interno un gruppo di lavoro di “Integrazione verticale costruzioni” per gestire l’acquisizione di società di grandi opere.
La strategia di FS, voluta dall’ad Stefano Donnarumma, punterebbe a inglobare attività connesse al core business ferroviario, come la realizzazione di linee AV/AC, gallerie e viadotti. Così il gruppo FS, come i grandi concessionari autostradali, Aspi con Pavimental o il Gruppo Gavio con Itinera: una sempre più grande galassia pubblica del gruppo FS è guidata da RFI, focalizzata sulla gestione e sullo sviluppo dell’infrastruttura ferroviaria nazionale. poi ANAS S.p.A., focalizzata sulla gestione e manutenzione della rete stradale e autostradale italiana.
FS Logistix, che gestisce il trasporto merci e la logistica integrata. FS International S.p.A., servizi di trasporto passeggeri su scala internazionale. Trenitalia S.p.A., i servizi di trasporto passeggeri a livello nazionale. E ancora Ferservizi FS Security FS Technology Fercredit FS Sistemi Urbani Grandi Stazioni Immobiliare.
Ora è il turno dell’ingresso di un costruttore edile che esegue i lavori di costruzione di nuove tratte ferroviarie e stradali di ammodernamento e di manutenzione cioè di un fornitore interno di servizi di costruzione per il gruppo FS. Uno Stato nello Stato che nella attuale assenza di regolazione pubblica renderebbe ancor più difficile un aumento della qualità e quantità dei servizi ferroviari, quello che dovrebbe essere il business principale del Gruppo FS, cioè aumentare la mobilità sostenibile.
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