Arte a San Leonardo. Sempre più stretto il rapporto tra la tenuta dei Guerrieri Gonzaga e l’arte contemporanea
- Postato il 16 agosto 2025
- Arte Contemporanea
- Di Artribune
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Nasce da un antico monastero la residenza dei marchesi Guerrieri Gonzaga, che da trecento anni custodiscono sì la casa nobiliare ma soprattutto il territorio della tenuta vitivinicola tra il fiume Adige e il Lago di Garda, proprio all’inizio del Trentino. Qui, ad Avio, nascono i vini della Tenuta San Leonardo, su scorta del marchese Carlo Guerrieri Gonzaga. Che decide di fondare anche un prezioso museo agricolo, che ha ispirato, per la terza edizione del programma di residenza e committenza Arte a San Leonardo, l’opera dell’artista Linda Fregni Nagler.
Ne abbiamo parlato con il marchese Anselmo Guerrieri Gonzaga, erede della famiglia e da una decina d’anni alle redini della tenuta.
Arte a San Leonardo raccontata dal marchese Anselmo Guerrieri Gonzaga
Come comincia la storia di Arte a San Leonardo?
L’idea di Arte a San Leonardo risale al 2022, ed è nata dal nostro desiderio di far dialogare i molti aspetti che costituiscono l’identità di San Leonardo – dal paesaggio alle persone, dalla coltivazione dei vigneti alla produzione del vino – con l’arte contemporanea. Il progetto è stato legato da subito al nostro vino d’eccellenza, il San Leonardo: ci entusiasmava l’idea di poter realizzare un’edizione limitata con un’etichetta concepita dagli artisti.
Che forma avete dato a questa idea?
In dialogo con Giovanna Amadasi, la curatrice di Arte a San Leonardo, abbiamo dato al progetto una forma che comprendesse un ampio spazio ideativo e creativo per gli artisti: un momento di residenza seguito dalla committenza di un’opera pensata in totale libertà sia per quanto riguarda il tema sia per il medium utilizzato, in relazione al quale potesse poi scaturire l’etichetta d’artista. Quando siamo partiti con la prima edizione, nel 2023, abbiamo capito anche un’altra cosa: far entrare gli artisti nella vita di San Leonardo ha significato entrare in una relazione generativa, spesso molto personale, che sprigiona visioni ed energie che poi rimangono nella vita dell’azienda e nella nostra.
Quali artisti e artiste sono stati coinvolti in questi anni?
In questi tre anni abbiamo lavorato con tre artisti italiani straordinari, ognuno dei quali ci ha sorpreso per la generosità e il coinvolgimento che ha messo nel progetto. Nel 2023 Simone Berti ha reimmaginato i paesaggi, i macchinari e le persone dell’azienda trasformandoli in immagini oniriche e quotidiane al tempo stesso: ogni angolo e ogni persona, attraverso il suo lavoro, ha assunto una nuova vita e nuove possibilità. Nel 2024 Marzia Migliora ha esplorato da un punto di vista geologico i Monti Lessini e il Monte Baldo, le catene montuose che circondano la tenuta, realizzando un paesaggio dove esseri viventi e non viventi coesistono connessi tra loro da un grande sistema circolatorio realizzato con il tartaro, una polvere rossa minerale che rimane nelle botti dopo la fermentazione. E quest’anno Linda Fregni Nagler ha trovato un punto di vista inedito sull’aspetto più storico dell’azienda, il Museo di San Leonardo, interpretandolo in modo contemporaneo e poetico.

Arte a San Leonardo. Storia del territorio e contemporaneità
Come si sposa questo anelito verso le arti alle conoscenze e saperi secolari del territorio su cui San Leonardo nasce?
San Leonardo è un’azienda radicata in una lunga tradizione, ma aperta alla ricerca e all’innovazione, tesa a migliorare e a porsi obbiettivi sempre più ambiziosi. I saperi che costituiscono l’essenza di San Leonardo hanno radici antiche ma, grazie all’avvento di nuove tecnologie e nuovi strumenti, si modificano e si rinnovano costantemente e l’arte contemporanea è in grado di cogliere e raccontare queste stratificazioni. Avvicinandoci all’arte abbiamo scoperto che tra il nostro lavoro e quello degli artisti ci sono molti punti di contatto: l’importanza del tempo, il lavoro di cura, la passione per la ricerca, l’attenzione ai dettagli.
Con quali valori è stato istituito il museo di San Leonardo, e cosa custodisce?
Il museo di San Leonardo è stato fondato nel 1975 dal marchese Carlo Guerrieri Gonzaga. L’idea è stata quella di salvare dalla dispersione e dall’oblio le testimonianze della cultura agricola non solo dell’azienda, ma di tutto il territorio che ci circonda; il museo custodisce centinaia di oggetti, dai più comuni ai più rari e ormai introvabili. La scelta di conservarli, restaurarli e mostrarli nasce dalla consapevolezza che l’accelerazione tecnologica avrebbe disperso conoscenze e saperi che invece rimangono fondamentali per comprendere il proprio percorso e anche per guardare al futuro: basti pensare che solo pochi decenni fa l’azienda era completamente autosufficiente, tutti gli strumenti di lavoro venivano prodotti internamente e al suo interno c’erano professionalità come il fabbro e il falegname. Il museo è aperto al pubblico e vuole essere una risorsa anche per gli abitanti della zona, i bambini, le scuole, che qui possono ritrovare un pezzetto della propria storia.

Linda Fregni Nagler per Arte a San Leonardo 2025
L’edizione 2025 di Arte a San Leonardo presenta Memorie di cose affidabili di Linda Fregni Nagler: in cosa consiste il progetto?
Memorie di cose affidabili prende avvio, come dicevamo, dal Museo di San Leonardo: Linda Fregni Nagler ha selezionato e fotografato cinque oggetti tra quelli esposti trasformandoli in immagini sospese nel tempo attraverso un processo manuale che combina fotografia e disegno. Le cinque opere che ne sono scaturite evocano un’estetica che ricorda i vecchi negativi per raccontare oggetti un tempo comuni, oggi spesso enigmatici per chi non ne conosce l’utilizzo. L’approccio dell’artista esalta il dettaglio attraverso un’accurata miscela di bianco e nero, raccontando una storia legata a un passato ricco di conoscenze e competenze tramandate. Del progetto fa parte anche l’etichetta che veste il San Leonardo 2020, che si concentra su un oggetto iconico custodito dal museo: il colmatore di Leonardo da Vinci, un oggetto di vetro utilizzato fino a qualche decennio fa per la fermentazione del vino. L’artista ha reinterpretato il colmatore integrando colori neutri come il grigio, il bianco, il nero e dettagli argentati per restituire il dialogo tra fotografia e disegno, elementi fondamentali del suo processo creativo.
L’opera sarà inclusa in una nascente collezione d’arte contemporanea: cosa ci potete dire di questa collezione?
L’idea è che le opere, nel tempo, possano abitare i luoghi più significativi di San Leonardo, sia all’interno sia all’esterno, divenendo parte dell’esperienza di chi lavora qui e di chi ci visita. Ogni opera potrà trovare il suo contesto ideale dopo la sua realizzazione oppure essere concepita fin dal principio in relazione al luogo dove verrà esposta. Ci piace l’idea di continuare a lavorare con i più interessanti artisti italiani, che sono in grado di leggere la complessità di un contesto come il nostro con tutte le sue sfumature, entrando in una relazione profonda con noi e con le persone che qui lavorano.
Giulia Giaume
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