We Are the World, un inno globale alla solidarietà invecchiato male
- Postato il 7 marzo 2025
- Blog
- Di Il Fatto Quotidiano
- 2 Visualizzazioni

We Are the World, il singolo che sarebbe diventato un inno globale di speranza e solidarietà, fu pubblicato il 7 marzo 1985. Oltre 5000 stazioni radio trasmisero il brano contemporaneamente e le prime 800 mila copie andarono subito esaurite.
Scritto da Michael Jackson e Lionel Richie, il brano riunì alcuni dei più grandi nomi della musica mondiale in una gigantesca campagna di raccolta fondi per aiutare a contrastare la crisi umanitaria che affliggeva l’Etiopia e altre parti del continente africano. È importante comprendere il contesto storico e culturale in cui nacque l’iniziativa. Nei primi anni 80, la situazione in alcune regioni africane, particolarmente in Etiopia e Sudan, era catastrofica. Dalla sua uscita, We Are the World ha superato i 20 milioni di copie ed ha raccolto qualcosa come 225 milioni di dollari, al cambio odierno, destinati a cause umanitarie.
Alcuni critici hanno spesso sottolineato che We Are the World – pur nato con buone intenzioni – rischiava di perpetuare stereotipi e narrazioni paternalistiche sull’Africa e che quella del disco fosse una soluzione “one-off”, ovvero un’iniziativa sporadica che non affrontava le cause sistemiche della crisi umanitaria. Visto come sono andate le cose forse non avevano tutti i torti.
Non che allora le 45 star della musica riunite agli A&M Studios di Hollywood, fossero particolarmente preparate sull’Africa. Illuminante l’aneddoto secondo cui Stevie Wonder, durante la lunga registrazione notturna suggerì, improvvisamente così su due piedi, di inserire nella canzone una frase in swahili, che voleva tradurre come “sisi ni ulimwengu” (noi siamo il mondo).
Il suggerimento causò non poca confusione tra gli artisti, alcuni temevano che l’inclusione dello swahili potesse complicare il messaggio della canzone. Solo dopo un lungo e acceso dibattito si resero conto che in Etiopia non parlavano affatto swahili, non se fece nulla.
Durante la registrazione un cartello attaccato alla porta dello studio recitava: “Lascia il tuo ego alla porta”. Un messaggio più attuale che mai, almeno per l’attuale capo della Casa Bianca.
Con We Are the World 40 anni fa gli Stati Uniti mobilitarono l’intero pianeta per aiutare l’Africa. Chi lo avrebbe mai immaginato che oggi il suo impresentabile presidente, con una sola firma ordinasse l’uscita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’interruzione della distribuzione dei medicinali per l’HIV e l’abolizione di quasi tutti gli aiuti umanitari.
Gli americani e il cow boy che hanno eletto, sembrano non capire più la differenza tra “America first” e “America alone”. Capricciosi children senza nemmeno l’intenzione di un possibile world.
L'articolo We Are the World, un inno globale alla solidarietà invecchiato male proviene da Il Fatto Quotidiano.