I cialtroni aumentano e il dibattito ne risente. Ma come frenare l’estinzione programmata?

  • Postato il 8 marzo 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Ragazzi! Fece il caporale. Ho per voi una notizia buona e una cattiva. Quale volete sentire per prima?’

E le reclute: ‘Dacci prima la notizia cattiva e poi quella buona’.

Allora il caporale: ‘Come volete. La cattiva notizia è questa: il mondo occidentale, e l’Italia in particolare, soffrono di una profonda crisi demografica, con indicatori di natalità bassissimi direttamente legati alla crisi sociale ed economica dei nostri paesi. Ciò prelude all’estinzione pura e semplice dei nostri popoli. Di questo passo, forse, non ci sarà neppur bisogno che ci tirino la bomba atomica per fare del nostro ‘giardino europeo’ un desolato deserto. Intanto, nel marzo 2025, ce ne sono ancora tanti che dicono che la priorità sia spedire noi giovani al fronte.’

‘Azz…’ esclamarono le reclute toccandosi. ‘E la notizia buona?’.

E il caporale: ‘Beh, perlomeno, la mamma dei cretini è sempre incinta’.

Come dargli torto, quando consideriamo la qualità e il livello del dibattito sociale, economico, culturale, politico e ormai purtroppo da qualche anno anche geopolitico che ci viene quotidianamente propinato, fino alla nausea, da ogni forma di mainstream e social media? È ben nota la frase di Umberto Eco: “Internet? Ha dato diritto di parola agli imbecilli: prima parlavano solo al bar e subito venivano messi a tacere”. Ma è sotto gli occhi di tutti che anche nei media tradizionali, come nel mondo della creazione e comunicazione artistica, gli imbecilli e i cialtroni sovrabbondano, fino ad avere quasi del tutto fatto piazza pulita dei non-imbecilli, cioè la gente che sa di cosa parla.

Chi sono gli imbecilli? Sono uomini e donne che cercano, o hanno già ottenuto notorietà pubblica, per ‘meriti’, esperienze e ragioni che quasi mai hanno qualcosa a che vedere con le questioni sulle quali si pronunciano, e che fanno tanto più danno quanto più grande è il loro potere politico, economico-finanziario e mediatico.

Su internet, in televisione e nei giornali, gli imbecilli esprimono opinioni non solo sul festival di Sanremo, ma anche su temi molto seri che ci riguardano tutti, come la guerra e la pace, l’economia e la finanza, il lavoro, la pubblica istruzione e la ricerca, la casa, lo stato sociale, la sanità e l’ambiente, le questioni di genere, i giovani, l’infanzia e la natalità, senza dimenticare la gestione dei flussi migratori e quella direttamente associata dei rapporti che vogliamo avere con la ‘giungla extraeuropea’ (che invece si sta organizzando nei Brics e, a differenza nostra, cresce sotto ogni aspetto).

Le opinioni che gli imbecilli diffondono sono sempre perniciose, perché, oltre che d’imbecillità pura e dura, sono spesso anche frutto di malcelati, poco lodevoli interessi a brevissimo termine, arroganza ideologica, pregiudizi e partiti presi vari, nonché dell’assurda convinzione che, in mezzo al disastro generale, loro se la caveranno comunque. Ed in effetti, dal loro punto di vista, fino a qui se la sono cavata benino così, ma non c’è da farsi illusioni per il futuro, né per loro né purtroppo per noi.

Se a certe persone, e a certi temi, e a certa musica, e a certi artisti, viene data visibilità, la ragione è semplice: i cialtroni senz’arte né parte sono funzionali al potere. Per la pubblica intelligenza ed il buon senso degli ex-cittadini delle post-democrazie occidentali, essi sono più contagiosi e letali del coronavirus. Con i loro mantra privi di senso imparati a memoria, impediscono qualunque discussione sensata sui problemi serissimi che abbiamo.

Come api impazzite in un alveare malato, la gente, già presa in ostaggio dai propri problemi di sopravvivenza materiale ed emotiva quotidiana, si sente inascoltata, sbeffeggiata ed impotente. Poi vota Trump, AfD, Le Pen.

‘The Consequences of the Betrayal of the Working Class’ Enrico Muratore Aprosio (EMA), 2024

Decenni di distruzione di scuola, cultura, università e ricerca, di privatizzazione del sapere e delle tecnologie di interesse pubblico, hanno depresso il livello intellettivo e culturale delle nostre popolazioni, generando un humus fertilissimo per l’attecchimento durevole dell’imbecillità generalizzata. Questo clima di crescente confusione, pregiudizio e divisione ideologica mina e distrugge tutte le strutture collettive umane, dall’ambiente di lavoro, alla famiglia, alla coppia, ad altre forme di comunità di base, plasmando una massa amorfa di individui alienati che passano più tempo sul telefono (soprattutto i giovani) che con altri esseri umani, preda delle emozioni negative causate da questo tipo di dipendenza in questa società.

Ma come frenare l’estinzione programmata, se non ricostruendo i legami tra uomini e donne, famiglie, e comunità? Come rilanciare la natalità, se viene distrutto e svalutato il lavoro, e i giovani non hanno accesso a opportunità e anzi, rischiano di essere spediti al fronte?

Ci si indigna di Trump e ci si preoccupa dell’AfD o di Orban, ma ai nostri leader il rilancio sociale ed economico dell’Europa non interessa. L’Ue doveva essere una garanzia di pace e prosperità, dopo due guerre mondiali cominciate in Europa, e invece ora la priorità sarebbe scontrarci non solo contro i russi ma pure contro l’America di Trump, come se non fossimo noi i vasi di coccio, e come se, invece di abbaiare come barboncini a cui il padrone ha tolto il guinzaglio, non dovessimo mettere in campo ben altre politiche, e ricorrere alla diplomazia, per raggiungere garanzie di sicurezza e di collaborazione per il futuro.

Nel frattempo, la gente si sta arrabbiando. C’è molta frustrazione tra i molti lavoratori e lavoratrici sottopagati o disoccupati che hanno visto le proprie condizioni di vita deteriorarsi nel mezzo di questa malsana confusione; e tra i giovani, le prime e meno colpevoli vittime di questo stato di abbandono, pauperizzazione e decomposizione.

Fin dagli anni 70, l’evoluzione delle tecnologie dell’informazione e dei trasporti aveva permesso agli industriali di delocalizzare le loro attività verso paesi dove il costo del lavoro era molto basso e non c’erano regole a limitare gli impatti sociali e ambientali dell’industrializzazione. Soprattutto dopo la caduta del muro, mentre la finanza speculativa divorziava dall’economia reale, l’industria, le infrastrutture, il lavoro, sono stati distrutti. Alla prospera America sociale di Roosevelt è subentrata quella senza pietà di Reagan e dei suoi successori bipartisan, mentre in Europa spariva in poche mani la prosperità creata da decenni di socialdemocrazia.

Nel mondo, le guerre, la spoliazione economica di regioni intere ed la povertà delle popolazioni locali hanno prodotto migrazioni di massa verso un Occidente che ha sì bisogno di giovani, ma non per distruggere il mercato del lavoro dei ‘nativi’. Questi flussi sono stati gestiti da classi politiche asservite a oligarchie finanziarie e tecnologiche transnazionali la cui strategia rimane ‘divide et impera’.

‘The Beginning of the Third Phase’
Enrico Muratore Aprosio (EMA), 2025

Basta che non ci accorgiamo che sono loro che ci stanno distruggendo la vita. E continuiamo a dare la colpa agli immigrati, ai pacifinti, agli uomini tossici, alle donne stronze, ai sinistroidi, ai fascisti, ai putleriani, ai gay e così via. Mentre quelli che stanno in basso competono, quelli che stanno in alto collaborano.

Non voglio concludere dicendo che dobbiamo abbandonare ogni speranza: tenterò prossimamente di fornire alcuni spunti di riflessione sulle varie questioni abbozzate in questo articolo. Non in base alle opinioni di imbecilli e cortigiani; ma alle ricerche e alle riflessioni di studiosi e teste pensanti, gente che di rado è invitata ad esprimersi dai media, ma che per fortuna esiste ancora, e ci indica alcune vie possibili di sopravvivenza intelligente, individuale e collettiva, verso la costruzione, insieme, di un mondo meno distopico.

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Il Fatto Quotidiano

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