Un sogno di cemento: nascita, soldi e bugie del centro Sofocle
- Postato il 11 agosto 2025
- Ambiente
- Di Paese Italia Press
- 1 Visualizzazioni

di Francesco Mazzarella
L’inizio di un’illusione
Nel cuore dell’hinterland catanese, tra la tangenziale e il centro abitato di San Gregorio, giace una delle opere incompiute più controverse della Sicilia orientale: il Centro Intrattenimenti “Sofocle”. Una struttura imponente, 30.000 metri quadrati, costata oltre 27 milioni di euro, mai entrata in funzione. Oggi è un monumento all’incuria, alla speculazione e alla connivenza tra potere economico, tecnico e amministrativo.
Ma chi ha sognato, progettato e costruito questo centro? E soprattutto: perché nessuno ha fermato la sua realizzazione, pur sapendo che qualcosa non quadrava fin dall’inizio?
Per rispondere, bisogna tornare indietro agli anni 2006–2008, quando si pose la prima pietra del “progetto Sofocle”. Un’opera che avrebbe dovuto ospitare sale cinema, ristoranti, spazi commerciali, palestra, un’area giochi per famiglie e due piani di parcheggi. Un progetto ambizioso, troppo ambizioso, per un Comune di poco più di 11.000 abitanti.
Chi c’era dietro?
Il soggetto promotore era la Società Immobiliare Sofocle S.r.l., formalmente autonoma, ma strettamente legata alla SICEP S.p.A., azienda con sede a Belpasso, leader nel settore delle costruzioni prefabbricate in Sicilia. L’ideatore informale, secondo numerose fonti giornalistiche locali, era Puglisi Cosentino, noto imprenditore nel settore alimentare (Latterie Sole), con agganci solidi nell’imprenditoria e nella politica catanese.
A progettare il centro fu Santo Catalano, architetto catanese che firmò modifiche e ampliamenti al progetto originario. Una figura tecnica centrale, ma anche coinvolta in successive vicende giudiziarie relative alla realizzazione della struttura.
Ma il nome più controverso è quello di Francesco Civello, titolare di fatto della SICEP, e Michele Scuto, socio e figura con legami accertati con ambienti criminali. Civello fu indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, e nel 2010 subì un sequestro patrimoniale milionario. Scuto è stato indicato in atti giudiziari come cugino del boss Sebastiano Scuto del clan Laudani. Legami mai pienamente smentiti, anche se in alcuni casi archiviati.
Il nodo urbanistico
Il punto centrale dell’intera vicenda è questo: il centro “Sofocle” fu costruito in zona non edificabile, o comunque non destinata a tale tipo di utilizzo secondo il Piano Regolatore Generale (PRG) del Comune di San Gregorio. La zona era soggetta a vincoli ambientali, paesaggistici e idrogeologici. Le autorizzazioni rilasciate, fin dall’inizio, erano dunque in evidente contrasto con la normativa urbanistica.
Tuttavia, il progetto andò avanti. Furono presentate modifiche, furono chieste integrazioni, ma nessun blocco effettivo venne imposto. Anzi: nel 2007 il Comune firmò una convenzione che permise alla società di avviare i lavori, aggirando di fatto i vincoli di legge.
Il centro venne completato per il 90%. Le scale mobili furono installate, le facciate chiuse, gli interni in gran parte allestiti. Mancavano solo i collaudi e le autorizzazioni finali.
Il silenzio delle istituzioni
Nessuna protesta pubblica, nessuna opposizione consiliare rilevante. Le amministrazioni comunali dell’epoca sembrano aver avallato, direttamente o indirettamente, l’operazione. Non emergono delibere di contrasto, né mozioni che pongano interrogativi sulla legalità o sostenibilità del progetto.
I cittadini di San Gregorio ricordano solo il crescere veloce del cantiere, e poi il silenzio. Un colosso che sorgeva sulla collina, visibile dalla tangenziale come un faro spento. I pochi che denunciarono furono ignorati. Chi sapeva, tacque. Chi firmò, oggi tace.
Le prime crepe
Nel 2012 iniziano le prime inchieste giornalistiche. Alcuni attivisti denunciano il degrado dell’area. Emerse che il centro non era mai stato aperto perché mancavano le autorizzazioni finali. Ma la realtà era più grave: il progetto era illegittimo sin dall’inizio.
Nel 2016, una sentenza del Tribunale di Catania dichiara l’intera struttura abusiva. I giudici parlano di “lottizzazione abusiva in zona agricola”. La Cassazione confermerà tutto nel 2019, decretando la confisca dell’immobile e il trasferimento al patrimonio pubblico, sotto gestione del Comune di San Gregorio.
Una montagna di cemento senza futuro
Da allora, il centro Sofocle è diventato un rudere. Invasa da erbacce, oggetto di vandalismi, rifugio di senzatetto e tossicodipendenti. Una struttura pericolante, che rappresenta un rischio sanitario, ambientale e sociale.
Ma demolirlo costerebbe milioni. Il Comune, oggi guidato dal sindaco Carmelo Corsaro, ha più volte dichiarato di non avere i fondi per la demolizione, né quelli per una riconversione. Il presidente del Consiglio Comunale, Ivan Albo, ha confermato in più occasioni che anche proposte interessanti di recupero (tra cui quella della società Porta di Catania) sono state rifiutate perché la struttura è giuridicamente vincolata.
Chi ci ha guadagnato?
È lecito chiedersi: a fronte di un danno pubblico così evidente, chi ci ha guadagnato davvero? Gli imprenditori hanno ricevuto appalti, forniture e commesse. Il denaro è stato speso, i lavori eseguiti. Ma nessuna funzione pubblica è stata restituita.
E chi ha permesso tutto questo, è stato mai chiamato a rispondere?
Una storia emblematica
Il caso del centro Sofocle non è solo la cronaca di un cantiere fallito. È un paradigma. Mostra quanto fragile possa essere il confine tra urbanistica e speculazione, tra impresa e potere, tra visione e inganno.
Una storia dove i documenti dicono il vero solo se letti fino in fondo, e dove il cemento, invece di costruire futuro, ha costruito abbandono e vergogna.
Articolo 2 : Il cemento è nostro: la sentenza, il sequestro e il silenzio pubblico 13 agosto
Articolo 3: Chi ha guadagnato? Clan, cemento e opportunità perdute 15 agosto
L'articolo Un sogno di cemento: nascita, soldi e bugie del centro Sofocle proviene da Paese Italia Press.