Gli alberi sono dei condizionatori d’aria naturali. Il futuro delle città dipende da loro
- Postato il 9 agosto 2025
- Ambiente
- Di Il Fatto Quotidiano
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Dopo una breve pausa, una nuova ondata di calore è alle porte. Uno dei modi di difenderci sono gli alberi che fanno il loro dovere, anche se spesso non ci rendiamo conto che non è soltanto questione di ombreggiatura. Fate un esperimento: mettetevi sotto un ombrellone. Siete all’ombra, ma se non c’è un po’ di brezza rischiate di finire lessati. Invece, se entrate nel folto di un bosco, vi accorgete subito della differenza. Anche se non c’è vento, è proprio più fresco. Ma perché?
Gli alberi non sono semplicemente l’equivalente biologico di un ombrellone o una tenda. Sono dei veri e propri condizionatori d’aria. Funzionano secondo il principio che quando si evapora qualcosa, acqua o un altro liquido, il risultato è un raffreddamento; c’entra di mezzo quella cosa che si chiama “entropia”. Gli alberi traspirano vapore acqueo dalle foglie e questo causa un raffreddamento. Non lo fanno per raffreddarsi, come facciamo noi con il sudore, ma per generare la differenza di pressione necessaria per tirar su acqua dalle radici, e con essa i nutrienti minerali essenziali per la loro vita.
Se guardate un albero in una giornata di sole, non vi rendete conto di quanta acqua sta evaporando. Si parla di centinaia di litri al giorno per un albero di dimensioni medie. L’effetto di raffreddamento di un singolo albero di medie dimensioni si stima come pari a quello di 2-4 condizionatori d’aria domestici. In ambienti urbani bene alberati, si parla di 3-5 gradi di temperatura in meno rispetto a quelli che non lo sono. Peccato che non possiamo piantare una quercia in salotto, ma perlomeno possiamo raffrescare l’aria in città.
Ma se gli alberi consumano tanta acqua, com’è possibile che non la finiscano, prima o poi? Non succede perché in natura vale la regola che chi non ricicla muore. Gli alberi riciclano i liquidi che evaporano su larga scala per mezzo del meccanismo della “pompa biotica” che porta acqua dal mare ai continenti; un meccanismo scoperto qualche anno fa da Viktor Gorshkov e Anastassia Makarieva. La pompa biotica è basata sulla depressione che si crea quando il vapore acqueo condensa in un liquido, e questo attira aria umida dagli oceani. Funziona solo su scale piuttosto vaste; ci vogliono foreste, i singoli alberi non lo possono fare.
Così, in città gli alberi piantati in zone urbane se la cavano abbastanza bene nel microclima urbano, sfruttando marciapiedi e sedi stradali, che spesso convogliano l’acqua piovana verso le radici. Possono anche accedere a falde acquifere, o altre fonti di umidità del suolo, per esempio irrigazioni o scarichi. Non va sempre bene e in certi casi gli alberi urbani possono morire se sono piantati nei posti sbagliati. Oppure, vivacchiare alla meno peggio, danneggiati da capitozzature e maltrattamenti vari. E allora non funzionano bene come condizionatori d’aria. Ma è sempre meglio un albero che sopravvive come può di nessun albero.
Allora, dovremmo piantare quanti più alberi possibile per raffrescare perlomeno un po’ le nostre città surriscaldate. Peccato che molti, incluso non pochi amministratori comunali, vedono gli alberi come un problema: richiedono manutenzione e Dio non voglia che possa cascare un ramo secco su qualche bella macchina nuova! Per non parlare poi del fatto che gli alberi tolgono spazio ai parcheggi. Però, non è affatto detto che auto e alberi siano incompatibili: non sarebbe tanto meglio parcheggiare sotto un bell’albero piuttosto che ritrovarsi poi a subire l’effetto “forno crematorio” quando uno si mette alla guida di un’auto parcheggiata al sole?
E quindi, dovremmo cominciare a capire che per i prossimi anni la vivibilità delle nostre città dipenderà dall’alberatura che riusciremo a creare e a mantenere. Pensiamoci sopra, perché le ondate di calore sono sempre più frequenti e intense e se possiamo fare qualcosa per migliorare, dovremmo decisamente farlo.
Un soggetto correlato è se piantare alberi e una cosa utile per fermare, o perlomeno rallentare, il riscaldamento globale. In principio, sì, ma la faccenda è complicata. Ve lo racconterò in un prossimo post.
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