Troupe del cinema italiano in crisi: i dati IsICult smentiscono l’ottimismo di Lucia Borgonzoni

  • Postato il 19 settembre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Mercoledì 17 settembre, il centro di ricerca indipendente che ho cofondato nel 1992 e che presiedo da oltre 30 anni ha diramato un comunicato stampa nel quale offriva un set di numeri durissimi sulla situazione del settore cinematografico e audiovisivo, concentrandosi sia sul crollo dell’occupazione sia sull’andamento del box office: un dataset che smentisce il pervicace ottimismo del racconto rassicurante della Sottosegretaria delegata al cinema e all’audiovisivo, la senatrice leghista Lucia Borgonzoni, che continua a ripetere che il settore è in buona anzi ottima salute. E che – naturalmente – si autoproclama massima regista del “buon governo” del settore.

Il dato più clamoroso evidenziato dall’Istituto italiano per l’Industria Culturale IsICult è semplice quanto devastante: nel 2024, il livello di occupazione delle troupes cinematografiche e audiovisive è crollato del 90% (leggesi: novanta per cento) rispetto all’anno 2023. La fonte dei dati è il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (Cnel), che ha validato numeri forniti dall’Inps (Uniemens), in relazione all’unica forma contrattuale possibile nell’ambito del lavoro dei tecnici e delle maestranze (classificata come “G121”). Numeri ufficiali e istituzionali, non opinioni o affabulazioni.

In sostanza, i lavoratori dipendenti del settore cine-audiovisivo ovvero i tecnici e maestranze delle troupes sono stati 16.638 nell’anno 2022, saliti a 18.426 nel 2023 (ultimo anno prima del blocco del settore a causa della controversa “riforma Borgonzoni” della “Legge Franceschini” del 2016), e sono crollati a 1.822 nell’anno 2024. In sostanza, nel 2024 è stato impiegato 1 lavoratore su 10 rispetto ai dati del 2023! Le aziende coinvolte in questo ccnl sono scese dalle 543 del 2023 alle 271 del 2024, con un calo del 50%.

Una notizia esplosiva (da prima pagina), che però curiosamente non è stata rilanciata dai media “mainstream”: a livello di stampa, l’ha segnalata soltanto il quotidiano economico Italia Oggi.

Stupisce però che deve essere stato toccato un nervo scoperto, perché l’indomani giovedì la Sottosegretaria Borgonzoni ha rilasciato una dichiarazione con la quale contestava questi numeri, sostenendo che “letture parziali delle ricerche fanno solo danno al settore”, ovvero che si tratterebbe di una “lettura parziale, fuorviante e poco rispettosa”, ritenendo la “discussione sterile quanto dannosa”, e proponendo un altro set di dati, rimarcando che “secondo Slc Cgil Troupe, nei primi sette mesi del 2025 il settore conta più di 10.000 occupati”.

L’IsICult ha ribadito che i numeri Cnel-Inps sono “dati incontrovertibili”: ho precisato che l’indicatore del codice “G121” del Ccnl è certamente riferito soltanto alle troupe cine-audiovisive, ma che esso è l’unico indicatore oggettivo del vero andamento del mercato del lavoro, dato che cinema e audiovisivo si misurano sulle attività di chi concretamente opera sui set. Nel 2024 ha lavorato soltanto un 10% del totale di lavoratori occupati nel 2023: si tratta di numeri incontestabili, a differenza di tante altre numerologie che sono manipolabili… come le statistiche del “pollo” evocate da Trilussa.

Il dato citato dalla Sottosegretaria – ovvero 10.000 (presunti) lavoratori nei primi 7 mesi del 2024 – non era finora mai stato rivelato, ovvero mai reso pubblico dalla Slc Cgil, e ignota resta la metodologia adottata in questa quantificazione. Si ha ragione di ritenere che sia tratto dal sito web (ad accesso chiuso) Kometa Rossa, emanazione non ufficiale del sindacato, e utilizzi informazioni che vengono trasmesse dal Slc al Ministero della Cultura (Direzione Cinema e Audiovisivo), alimentando il portale “Italy for Movies” (curato da Cinecittà), che segnala i film in lavorazione sui set. A ieri 18 settembre 2025, risultavano però all’opra in tutta Italia soltanto 29 troupes, con l’impiego complessivo di 2.159 lavoratori: una cifra non granché distante rispetto ai quei 1.822 dell’anno 2024…

La crisi c’è, eccome: è grave profonda pervasiva.

Anche il movimento #Siamoaititolidicoda, che riunisce e rappresenta lavoratrici e lavoratori delle troupe, ha rilanciato ieri via Ansa le cifre IsICult, replicando alla Sottosegretaria con una frase tagliente (contestando ironicamente il suo “il cinema italiano non è al collasso: sta cambiando pelle”): “il cinema non sta cambiando pelle, ci sta lasciando le penne”. Borgonzoni – ha precisato il comitato – ha sostenuto che l’occupazione nel settore è nell’ordine di 342.212 addetti a fine 2024, con un calo di soltanto il 7% rispetto al 2023, citando un’altra fonte Inps (ovvero l’Osservatorio Gestione Lavoratori dello Spettacolo e Sportivi), ma omettendo di segnalare due elementi essenziali: si tratta di un insieme confuso, che include tutti i lavoratori dello “spettacolo”, e quindi anche teatro musica danza e finanche i lavoratori del settore sportivo, che da soli sono 31.737, ma ci sono anche 18.297 lavoratori negli spettacoli viaggianti, ippodromi, scuderie, cinodromi, case da gioco, sale giochi, sale scommesse, e addetti alla ricezione delle scommesse… La stessa fonte Inps evidenzia peraltro che gli “attori” sarebbero comunque scesi dai 96.278 a fine 2023 agli 83.435 di fine 2024, con un calo del 13%.

In secondo luogo, i dati ancora una volta dopati di ottimismo omettono di segnalare che, in queste statistiche Inps, viene considerato “lavoratore” anche una persona che ha lavorato 1 giorno (uno!) soltanto nell’arco di un anno: evidentemente, si tratta di una falsificazione interpretativa “per nascondere la vera verità dell’occupazione culturale”. L’Inps segnala peraltro che, degli 83.435 addetti classificati come “attori” (cinema e teatro), il numero medio di giornate retribuite è stata di 17 sui 365 giorni dell’anno (ovvero hanno lavorato 1,4 giorni a settimana), con una retribuzione media annua di 3.322 euro, cioè 277 euro al mese. Lavoro occasionale, quindi discontinuo ed altamente precario. Per #Siamoaititolidicoda “nascondere questa realtà dietro la somma indistinta dei numeri di tutto lo spettacolo significa mancare di rispetto a migliaia di lavoratrici e lavoratori che oggi si trovano in una condizione di precarietà estrema”.

L’Ansa ha rilanciato il comunicato del movimento, ma oggi venerdì 19 settembre 2025 la notizia non è stata ripresa da nessun quotidiano, e nemmeno da testate specializzate come Box Office: come mai?!

Red carpet come tappeto magico?! Nasconde sotto non la polvere delle favole, ma la melma della realtà. Per timore di disturbare il Principe o soltanto per pudore, si evita accuratamente di alzare il tappeto rosso: la polvere si può spazzare via, il fango no…

Dal Collegio Romano trapela fastidio: pare che lo stesso Giuli non abbia gradito la sortita della Sottosegretaria. La quale, intanto, continua a diffondere/difendere numeri che non reggono al confronto con le statistiche ufficiali.

Per quanto la Sottosegretaria – ormai provata “giocoliera numerologica” – cerchi grossolanamente di manipolare i dati, la crisi acuta del settore è incontrovertibile: se continuano a lavorare alcune grosse società di produzione, la gran parte dei piccoli produttori indipendenti (centinaia di imprese) è paralizzata in apnea, a causa dei ritardi e degli errori della cosiddetta “riforma Borgonzoni”. Il settore è congelato da due anni, lo strumento del “tax credit” sempre più sotto tiro. La macchina burocratica del Ministero della Cultura è paralizzata. E da due mesi e mezzo si attende ancora la nomina del nuovo Direttore Generale Cinema e Audiovisivo, promessa come “imminente” dal Ministro Alessandro Giuli

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Il Fatto Quotidiano

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