Sono astuti, i cinesi, ma noi non siamo mica scemi

  • Postato il 5 settembre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Massimo D’Alema non riscuote le mie simpatie: è stato il primo ex-comunista a diventare Presidente del Consiglio e ha attuato una scellerata politica di privatizzazione degli asset industriali pubblici, per non parlare della guerra in Kosovo: solo la “sinistra”può fare impunemente politiche squisitamente di destra, in Italia. Ricorda Tony Blair e, anche, Matteo Renzi, e il suo rinascimento saudita. D’Alema è andato alla parata militare di Pechino. Scandalo!

Gli stessi improperi finirono su Giuseppe Conte quando promosse la Via della Seta, criticato anche perché fu apprezzato da Trump, che lo chiamò Giuseppi. Ancora lo chiamano così, mentre tutti o quasi ora approvano il buon rapporto di Meloni e Trump.

La Cina sarà un nemico, ma proprio in Cina, e in altri paesi presenti alla parata di Pechino, l’Occidente ha trasferito i suoi asset produttivi nel periodo della globalizzazione. Le industrie hanno chiuso i battenti “da noi” e hanno trasferito le produzioni in paesi dove la manodopera costa poco e non ci sono leggi severe sulla difesa dei lavoratori e dell’ambiente. Gli affari sono affari, mica si può andare tanto per il sottile. La giustificazione era che anche “da noi” successero le stesse cose all’inizio della rivoluzione industriale: nelle industrie britanniche lavoravano i bambini, e l’aria era impestata dai fumi di carbone. Poi le cose sono migliorate. Sarà una fase, poi anche “loro” diventeranno come “noi”. La realtà è andata oltre le aspettative.

Chi produceva per noi si è messo in proprio, per poi venderci quel che produce. La cosa strana è che produce meglio di noi, vedi le macchine elettriche, ma non solo. Insomma, invece di stare al “loro posto”, si sono messi in mente di farci concorrenza. Che poi dovrebbe essere normale nell’ambito delle politiche di liberismo che tanto abbiamo decantato. E invece no, adesso passiamo ai dazi e al protezionismo: la libertà va bene, ma fino a un certo punto.

D’altronde non si può andare troppo per il sottile, ad esempio quando si fanno affari con l’Arabia Saudita: si dimenticano subito i giornalisti fatti a pezzi nell’Ambasciata, e i diritti delle donne, così cari qui “da noi”, ma messi in secondo piano quando si fanno affari con paesi che non li riconoscono. Per non parlare delle 345 esecuzioni capitali nel paese del Rinascimento, solo nel 2024. Dopotutto il denaro non puzza, come disse Vespasiano che faceva soldi mettendo tasse sulle fognature. Le monete d’oro non avevano odore, anche se venivano da traffici urinari. D’altronde la Svizzera, maestra di neutralità, non si fa molti scrupoli sulla provenienza dei soldi che gestisce, mi pare.

Anche Israele stenta ad essere sanzionata per quel che combina, perché ad ogni critica si difende con i sei milioni di vittime che subirono la persecuzione nazifascista. Se è per questo, si stima che furono 14 milioni le vittime, di cui sette milioni civili, con cui la Russia contribuì al bilancio di morte della seconda guerra mondiale, quando fu aggredita da Germania e Italia.

Per non parlare dei genocidi che l’Occidente civilizzato ha perpetrato nel continente americano. Il nord America fu “colonizzato” da perseguitati per motivi religiosi in fuga dall’Europa. I coloni, così si chiamavano, iniziarono in sordina ma dopo poco si appropriarono delle terre dei nativi e se questi reagivano, magari con massacri, non esitavano a ricambiare. Il risultato lo sappiamo. Non paghi di questo, i nord americani importarono manodopera a buon mercato dall’Africa e basarono la loro economia agricola sugli schiavi. In Sud America gli europei, prima di tutto spagnoli e portoghesi, sterminarono senza problemi le popolazioni indigene. In questo caso non erano perseguitati religiosi, andavano solo in cerca di oro. Per poi passare al resto.

Nel frattempo il mondo è diventato veramente globale, anche se basta poco per mettere tutto in crisi, come ci ha insegnato il Covid-19 e come ci sta insegnando il cambiamento climatico dovuto a scellerate scelte produttive. I soldi non puzzeranno, ma hanno comunque uno strano odore, se si va alla radice della loro provenienza.

I governi occidentali riconoscono questi problemi, a parole, ma poi agiscono in modo contraddittorio. Spenderemo altri miliardi per costruire armi. Questo riconvertirà i sistemi produttivi di automobili, messi in crisi da quei birboni di cinesi. Chi produce deve poi vendere. Chi comprerà quelle armi? Che discorsi… le pagheremo con i fondi pubblici, no? Se ci comprassero un’auto elettrica per famiglia, con fondi pubblici, le industrie lavorerebbero e, almeno, ci sarebbe qualche vantaggio per tutti.

Quelle armi, si spera, non dovranno essere usate, serviranno solo per deterrenza. Riempiremo gli arsenali di oggetti che speriamo di non usare. Pagati con fondi pubblici. Basta con sostenibilità, scuola e sanità, ci sono ben altri problemi, ora. E li dobbiamo prevenire. Il cambiamento climatico? Balle. Il vero rischio è che Russia e Cina ci invaderanno. Oppure che ci mandino in rovina vendendoci prodotti che non riusciamo più a produrre, facendoci indebitare sempre di più: è per questo che Trump mette i dazi. E noi come risolviamo? Producendo tante belle armi. Sempre che i cinesi non si mettano a produrne di migliori. E poi ce le vendano. Facendo finta di minacciarci, così le compriamo.

Sono astuti, i cinesi, ma noi non siamo mica scemi. Sarà che D’Alema sia andato in Cina a vender vino? Molti cinesi, come i giapponesi, non hanno l’alcol deidrogenasi e sono molto sensibili ai fumi dell’alcol. Vi viene in mente l’acqua di fuoco venduta agli indiani? Indovinato!

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Il Fatto Quotidiano

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