Roma, la lotta per salvare il Pratone di Torre Spaccata dal cemento: “Il parco è l’unica arma contro il caldo torrido”
- Postato il 5 luglio 2025
- Ambiente
- Di Il Fatto Quotidiano
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“Ogni volta che si brucia un pezzo di quell’area verde per noi è un problema, perché noi guardiamo al futuro di quella zona come a un parco”. Così Alessandro Luparelli, consigliere comunale di sinistra civica ecologista, chiarisce in poche parole le richieste dei residenti e del comitato per il Pratone di Torre Spaccata Parco in difesa dell’area verde, che si trova a est della capitale, durante un presidio organizzato lo scorso 3 luglio a pochi passi dalla sede di Cassa Depositi e Prestiti a Roma, proprietaria della quasi totalità dei 58 ettari della zona. Il riferimento al “parco che brucia” è l’ultimo incendio avvenuto lo scorso 25 giugno e che ha fatto tornare alla mente quello divampato a fine agosto del 2024, in cui sono rimaste ferite 4 persone, un vigile del fuoco e 3 operatori della protezione civile. Ed è stato proprio il ritorno delle fiamme che ha riacceso la rabbia dei membri del Comitato per il Pratone di Torre Spaccata Parco, che tornano così a chiedere a gran voce che sull’area venga posto il vincolo archeologico naturalistico, come già è stato fatto per il poco distante parco di Centocelle. A minacciarne la realizzazione sono però le circa 650mila cubature di cemento previste dal Prg, il piano regolatore generale. L’ultimo progetto, poi non andato in porto, era la realizzazione di ulteriori strutture cinematografiche legate a Cinecittà, con diversi teatri di posa. “È importantissimo il Pratone – spiega Matteo D’amico, archeologo e membro del Comitato – perché all’interno sono state trovate 4 ville romane, ma anche i resti di alcuni insediamenti neolitici e medievali. Per questo l’area rappresenta un unicum e un continuum”. La zona però, sostengono i residenti, è ricca anche di biodiversità floreale e animale. “Ora noi vediamo questo posto nel mese di luglio e dopo un grosso incendio – racconta Laura Formiglio del Comitato – però in primavera qui è uno spettacolo. Ci sono vari tipi di fiori e di animali, abbiamo catalogato circa 80 specie diverse. Abbiamo fatto la scoperta anche di un animale semi preistorico, raro e super protetto.” A pesare sulle richieste dei residenti è anche il continuo aumento delle temperature, che rendono Roma uno dei posti difficili in cui vivere, soprattutto nei mesi estivi. “Bisogna ripensare alle politiche che riguardano gli spazi verdi della nostra città – spiega un’abitante – con il cambiamento climatico, abbiamo bisogno di luoghi in cui ci si possa difendere dalla calura urbana.” La soluzione, secondo i membri del Comitato, sarebbe proprio quella di conservare l’area verde, in grado di mitigare le temperature. “Noi vorremmo che i due spazi venissero uniti per formare una zona di 200 ettari di verde – aggiunge Stefano Becchetti del Comitato – in modo da creare un corridoio ecologico dai castelli romani al centro della città, che diventerebbe anche una grossa riserva di ossigeno”
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