Perché gli artisti hanno smesso di insultarsi e litigare tra loro?

Tendiamo a considerare quest’epoca più attaccabrighe di quanto non lo sia in realtà. Ha ragione Guia Soncini a chiamare il nostro presente “l’era della suscettibilità”. Oggi c’è più civismo, non meno. Ok, ci sono i social network, teatro di ogni improperio. Ma l’insulto di bassa lega esisteva anche prima, non è mica un prodotto di internet. Chi c’era in epoca pre-web sa benissimo quanta volgarità ci fosse nei bar di un tempo, e un certo cinema trash, oggi scomparso, lo dimostra ampiamente. Viene in mente un celebre aneddoto in cui Arthur Schopenhauer non riesce a perdere la sua scommessa coi gestori della locanda che frequentava sul fatto di non udire volgarità durante i pasti. Certo, oggi le intemperanze hanno per lo più forma scritta, il che ha un peso enorme, in particolare per il fenomeno orrendo degli hater che ne è diretta conseguenza. Ma la preminenza della scrittura ha risvolti più positivi che negativi (era il sogno di Italo Calvino che nella quotidianità ci si scrivesse anziché parlarsi), sicché va difesa.

Italo Calvino
Italo Calvino

L’eclissi della litigiosità: sintomi di una perdita di vigore del dibattito culturale

Tutto questo per dire che mentre siamo così severi con il nostro presente credendolo eccessivamente polemico, d’altro canto siamo troppo indulgenti con esso su un tema di segno opposto, che è l’assenza di un minimo di litigiosità tra i protagonisti dell’arte e della letteratura. Se ne parla pochissimo, invece è un’eclissi triste, e per giunta lentissima, a cui ci stiamo abituando da tanto tempo. Risale, infatti, a prima che i social network prendessero la scena, sicché sostenere che il dibattito culturale non contempli più la conflittualità accesa perché per questa ci sono i social è sbagliato. Ma poi, in questi ultimi non c’è solo volgarità. E soprattutto, scontro intellettuale e cafonismo non sono mica sinonimi, anzi.

L’assenza di uno scontro intellettuale: una prerogativa del presente

Bisogna ammetterlo, è una novità inquietante della nostra epoca l’assenza di giudizi perentori da parte dei big della scena culturale nei confronti gli uni degli altri. Quando ci imbattiamo in un video su YouTube in cui Salvador Dalì inveisce apertis verbis contro Paul Cézanne viene il magone, pensando al fatto che qualcosa di simile non avviene praticamente più. Lo stesso dicasi per le immagini, che talvolta “parlano” più degli attacchi verbali. Si prenda la celebre foto di Claudio Abate del 1972 in cui compaiono in una stessa inquadratura Giorgio de Chirico e Gino de Dominicis. Come immagine è emblematica di una temperie di vitalità e corrosività che è tipica degli ambienti artistici. La si osservi con attenzione, da un lato c’è il vecchio maestro col suo silenzio malmostoso che sa di rimbrotto; dall’altro l’aria beffarda del giovane che sembra irridere l’anziano che si allontana. Ok, magari le cose non sono andate esattamente così, ed è solo il frangente immortalato a veicolare questo messaggio. Ma è comunque palpabile, e rende gustosa la scena, un’atmosfera da salutare “uccisione del padre”.
Questo per dire che ad animare la vita artistica un po’ di “agonismo” – concetto studiato e difeso dal grande critico Harold Bloom – ci sta, così come un quid di conflittualità tra artisti di generazioni diverse. Non è bene che i giovani artisti guardino ai più anziani in modo sempre ossequioso, quasi mai sfidante, e anziché volerli rovesciare, o almeno sopravanzare, sembrino solo impegnati a riuscire ad andarci a cena insieme.

Nella presunta “era dell’insulto” manca il coraggio del contraddittorio 

Ora, senza arrivare a certi colpi di genio del passato, quali – ad esempio – lo scambio di accuse in cui Gabriele D’Annunzio e Filippo Tommaso Marinetti si definirono l’un l’altro “un cretino fosforescente” e “la Montecarlo di tutte le letterature”, o la stoccata con cui Alberto Savinio liquidò addirittura Marcel Proust definendolo “l’uomo dalla frase lunga e dal pensiero corto”, oggi gli affronti tra i campioni dell’arte e della letteratura sono merce rarissima. Invece sarebbe interessante apprendere dalla loro viva voce quali colleghi detestano, e perché, del presente e del passato. Ma niente, ci stiamo rassegnando al fatto che nella nostra (supposta) era dell’insulto il grande assente dal panorama culturale sia proprio lui, lo scazzo intellettuale, lo strale ricco di sostanza, l’attacco frontale sui contenuti da parte dei protagonisti.

Il nuovo tabù che grava sui trapassati penalizza la capacità critica

Sui trapassati, poi, sembra in vigore un nuovo, assurdo tabù, nel senso che quasi mai se ne parla in termini sfavorevoli. Eppure, quando apprendiamo di Pier Paolo Pasolini che in un’intervista del 1972 fa a fette Cesare Pavese: uno scrittore medio e mediocre”; o di Guido Ceronetti che nel 1978, su L’Espresso, attacca pesantemente lo stesso Pasolini: “un quaresimalista monotono e povero”; al di là delle opinioni che si possono avere su Pasolini e Ceronetti non possiamo che rallegrarci del fatto che nomi del genere abbiano contribuito al dibattito critico con onesta assertività e sebbene il collega su cui intervenivano a gamba tesa non ci fosse più. Suvvia, si parla d’arte, che è anzitutto immortalità, sicché l’artista è sempre esposto al giudizio critico, anche e soprattutto dopo morto. Quando a inizio 2020 Michela Murgia si scagliò contro Franco Battiato, apriti cielo, si creò un putiferio. Invece quell’episodio andrebbe ricondotto entro binari di assoluta normalità, e rivalutato positivamente. Non nel merito, visto che difficilmente il giudizio formulato da Murgia appare condivisibile, ma a prescindere da esso, per quel po’ di brezza rinfrescante che un intervento del genere, in quanto tale, portava con sé.
Tutto questo per dire che la nostra era, che dipingiamo come caratterizzata dall’insulto, è in realtà tra le più felpate di sempre, per cui convincersi di un’abrasività che invece non c’è fa solo il gioco di chi il dibattito culturale lo vuole smorto così com’è.

Pericle Guaglianone

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L’articolo "Perché gli artisti hanno smesso di insultarsi e litigare tra loro?" è apparso per la prima volta su Artribune®.

Autore
Artribune

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