Per la Commissione Ue c’è violazione di diritti umani: va sospeso subito l’Accordo di associazione Ue-Israele

  • Postato il 24 giugno 2025
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“La nostra posizione è diversa da quella della Spagna. Crediamo fondamentale il dialogo con Israele. Grazie al dialogo siamo il Paese che ha accolto maggior numero di palestinesi di Gaza per potersi curare (quasi mille) e insieme ad Egitto e Qatar/Oman. Siamo gli unici riusciti a fare entrare un convoglio delle Nazioni Unite e non solo i convogli dei privati. Questo significa: con dialogo aperto si ottengono risultati. Le scelte velleitarie non servono a nulla – dobbiamo preoccuparci della situazione umanitaria e il dialogo è fondamentale per i risultati positivi.” Così si è espresso il ministro degli Affari esteri, Antonio Tajani, il 23 giugno, prima del Consiglio degli affari europei.

In queste dichiarazioni c’è l’essenza della linea politica italiana ed europea degli ultimi 30 anni, a prescindere dal colore dei governi. Ovvero ritenere che una qualunque forma di misura restrittiva come la sospensione totale o parziale dell’Accordo di Associazione Ue-Israele possa determinare automaticamente l’azzeramento del dialogo. E che pertanto sia più conveniente preferire un approccio diplomatico soft – come si conviene con gli alleati – basato su dichiarazioni congiunte nelle quali si finisce per esprimere preoccupazione e poco altro.

Una linea politica che di fatto ha assicurato un lasciapassare alle continue e sistematiche violazioni del diritto umanitario internazionale da parte di Israele negli ultimi decenni, come la costruzione del muro di separazione, il blocco imposto a Gaza dal 2007, le numerose operazioni militari a Gaza, il progressivo disegno di annessione di territorio palestinese occupato in Cisgiordania inclusa Gerusalemme Est, fino a rendere di fatto impraticabile la prospettiva dei due popoli due stati. Senza parlare della pericolosa – e crescente anch’essa – violenza dei coloni verso la popolazione civile palestinese.

Sorprende che il nostro governo, assieme ad altri, non riesca a cogliere che l’impunità di Israele sia tra le concause del 7 ottobre.

In assenza di giustizia per le vittime o di pene per i responsabili di crimini internazionali commessi nel corso di decenni, ogni soluzione politica al conflitto resterà una chimera, senza alcuna speranza di stabilità e sicurezza per tutte le popolazioni della regione.

Occorre dirlo chiaramente: questa diplomazia che non trova radici nella legalità, che tollera il massacro di civili, la privazione di aiuti a Gaza, l’espansione delle colonie in Cisgiordania, la detenzione indiscriminata di palestinesi ha contribuito alla catastrofe umanitaria a cui stiamo assistendo da quasi due anni.

È per questo che alla vigilia del Consiglio degli affari europei, insieme ad altre reti della società civile, abbiamo chiesto al ministro Tajani una revisione della posizione italiana relativamente all’Accordo di Associazione Ue-Israele, anche in considerazione dei rapporti di Oxfam (tra cui quello sulla privazione deliberata di acqua a Gaza), i numerosi rapporti degli organismi delle Nazioni Unite (fra cui la Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite), le denunce delle principali organizzazioni per i diritti umani. Non ultima la valutazione scritta dal Rappresentante Speciale per i diritti umani dell’Ue Olof Skoog (fornita a tutti i membri del Consiglio a novembre 2024) che ha documentato le politiche strutturali di trasferimento forzato, fame e privazione di acqua da parte delle autorità israeliane a Gaza.

Israele ha sistematicamente e indiscriminatamente preso di mira la popolazione civile e le infrastrutture essenziali, compresi ospedali, scuole, facendo vittime tra operatori sanitari e umanitari, e i giornalisti. Tali rapporti denunciano inoltre la detenzione illegale di palestinesi, inclusi i bambini, e il loro trattamento disumano, la tortura e la violenza di genere.

Da poche ore a questo elenco si è aggiunta anche la review dell’Eeas, il Servizio Europeo per l’Azione Esterna (ovvero il servizio diplomatico e di politica estera dell’Unione Europea), richiesta da 17 paesi Ue (tra cui Francia, Spagna, Irlanda, Belgio e Svezia) per verificare il rispetto dell’art. 2 dell’accordo di Associazione Ue-Israele. Le conclusioni recitano alla lettera: “Sulla base delle valutazioni effettuate dalle istituzioni internazionali indipendenti sopra citate, vi sono indicazioni che Israele violerebbe i suoi obblighi in materia di diritti umani ai sensi dell’articolo 2 dell’accordo di associazione Ue-Israele”. E le violazioni riguardano attacchi indiscriminati, uso della fame come arma di guerra, punizioni collettive, sfollamenti forzati, tortura, segregazione razziale e apartheid

Chiediamo un’assunzione di responsabilità da parte del nostro Governo in tutte le sedi internazionali ed europee, nel rispetto della nostra Costituzione e del diritto internazionale, affinché tutte le possibili vie diplomatiche siano esplorate e vagliate con determinazione, a partire dalla sospensione dell’Accordo di Associazione Ue-Israele. È infatti intollerabile ascoltare le frasi del ministro degli Esteri laddove considera velleitarie le posizioni dei Paesi europei che chiedono il rispetto del diritto internazionale, applicando tutte le misure restrittive nei confronti di chi compie crimini gravissimi.

Così è altrettanto svilente per la nostra tradizione politica portare come argomenti a favore della linea del governo i “risultati” umanitari: l’assistenza umanitaria non può essere oggetto di negoziazione politico-militare, ma è derivazione di una serie di obblighi della forza occupante e un diritto della popolazione civile. Un aiuto concreto e strutturato alla popolazione è possibile solo se si garantisce il rispetto del diritto internazionale. Ce lo dice la Quarta Convenzione di Ginevra e ce lo ribadisce l’Unione Europea.

Caro Ministro, solo se si considereranno con fermezza questi presupposti, e si dialogherà di conseguenza, si potrà dire che il nostro Paese è stato dalla parte giusta della storia.

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