Nel mio viaggio a Shanghai ho visto il successo cinese sulle rinnovabili. Noi invece andiamo indietro

  • Postato il 20 novembre 2025
  • Ambiente
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Sono di ritorno da un soggiorno a Shanghai, in Cina, per un convegno sull’energia e la sostenibilità. Una cosetta un po’ in grande, organizzata, fra gli altri, dall’Unesco, dal Club di Roma e dall’Università di Scienze Ingegneristiche di Shanghai. Una maratona di presentazioni e discussioni fra ricercatori di 15 paesi diversi che mi hanno permesso di capire parecchie cose.

Nel campo della sostenibilità, la Cina ha fatto passi da gigante con il concetto di “civiltà ecologica” che è oggi una politica ufficiale del governo. L’idea è che la Natura e l’Economia umana devono mantenersi in armonia l’una con l’altra, un concetto anche espresso come “Le Due Montagne.” Solo chiacchiere? Direi di no. Quando i cinesi si mettono in mente di fare qualcosa, di solito la fanno seriamente.

Non che non si faccia greenwashing in Cina, ma una cosa i cinesi l’hanno capita: bisogna liberarsi dai combustibili fossili il prima possibile. La Cina importa quasi tutto il petrolio e il gas che usa, e questo è costoso e rende il paese strategicamente vulnerabile. Hanno ancora carbone come fonte principale di energia elettrica, ma è fortemente inquinante e non può durare per sempre. Quindi, i cinesi hanno capito che l’energia del futuro è rinnovabile e stanno puntando tutto su quello (incidentalmente, non ho sentito parlare di energia nucleare al convegno. Mi sembra di capire che ci lavorano sopra per lasciare aperta la possibilità che un giorno diventi conveniente, ma è una cosa marginale).

Sulle rinnovabili, il successo cinese è stato a dir poco strabiliante. L’industria cinese è oggi in grado di produrre impianti fotovoltaici per tutto il mondo a costi bassi che stracciano ogni altra fonte. Per non parlare delle batterie, delle auto elettriche, dell’automazione e dell’elettrificazione del sistema economico in generale. Tutte aree dove la Cina sta guadagnando un vantaggio tecnologico sull’Occidente che potrebbe presto diventare incolmabile.

E non è tanto questione che loro vanno più veloci di noi: mentre loro vanno avanti, noi andiamo indietro. Invece di investire nel futuro, ci stiamo affannando a puntare su tecnologie obsolete ancora basate sui fossili. C’è poco da dire, avremo quello che ci meritiamo.

Così, la crescita della produzione di energia rinnovabile in Cina è esponenziale, mentre il carbone è in stallo e se ne prevede un rapido declino nei prossimi anni. Il piano governativo presentato al convegno prevede di arrivare al “Net Zero” entro il 2060. Potrebbe essere troppo tardi per evitare grossi danni a tutto l’ecosistema terrestre, ma ci sono buone possibilità di accelerare la transizione. I cinesi sono noti per eccedere le aspettative quando ci si mettono.

Già ora, i risultati si vedono. Una volta, le città cinesi erano note per essere orribilmente inquinate ma oggi, se passeggiate per Shanghai sui grandi viali trafficati, potete sentire il profumo delle piante aromatiche che crescono sui bordi (a parte le zone dove l’odore principale è quello dei ristoranti cinesi!). I motorini sono tutti elettrici. Le auto private lo sono in gran parte, mentre il traffico pesante non è ancora elettrificato, ma ci stanno lavorando.

Non me la sono sentita di raccontare ai colleghi cinesi che in Italia sono tutti convinti che le macchine elettriche sono un imbroglio e prendono fuoco come fiammiferi. Prima o poi, certe cose le capiremo anche noi.

Come impressione dopo dieci giorni in Cina, a parte le bandiere rosse che sventolano agli angoli delle strade, la vita dei cittadini cinesi non è diversa da quella dei cittadini di tutte le grandi città del mondo. Shanghai è molto grande e affollata, ma è sicura, pulita, vivace e bene organizzata. Nelle zone centrali, l’aggettivo “mozzafiato” si applica bene all’architettura che ci trovate. Fra le tante cose, vi potete facilmente imbattere in una danza pubblica in una piazza, il guǎngchǎng wǔ, dove qualche centinaio di persone si impegnano tutte insieme per mantenersi in forma e socializzare. È un’atmosfera piacevole di comunità locale.

Se poi vi piace il cibo cinese, Shanghai è il posto giusto e i ristoranti non sono per niente cari. Insomma, se avete qualche ragione per andare in Cina, o semplicemente volete fare un po’ di turismo diverso dal solito, è un viaggio che vi consiglio caldamente.

Per concludere, al convegno ho presentato i miei risultati sugli effetti del CO2 come sostanza dannosa per la salute umana: un’altra buona ragione per liberarsi dei combustibili fossili. Trovate una breve discussione in un post precedente.

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Il Fatto Quotidiano

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