“Mi è preso un colpo quando ho letto il mio nome, non mi sono mai accorto che mi pedinavano”. Inchiesta sui dati trafugati Equalize, le parole di Alex Britti agli inquirenti

  • Postato il 4 settembre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Politici, imprenditori ma anche star dello spettacolo. Ci sarebbe anche Alex Britti tra le vittime delle presunte cyber-spie dell’agenzia Equalize, finita sotto inchiesta della Dda di Milano e della Dna. “Avevo il timore di attacchi, ma mai avrei pensato potessero arrivare a quanto è emerso dall’inchiesta. (…)”, ha messo a verbale come testimone davanti agli inquirenti e agli investigatori. “Temo che si sarebbero potuti spingere a creare delle false prove contro di me, non avendo trovato nulla col dossieraggio”.

Nel caso del cantautore e musicista romano, per i pm il “committente” del presunto spionaggio sarebbe stato Fulvio Pravadelli, ex Publitalia e dg della Veneranda Fabbrica del Duomo, che agli uomini dell’agenzia di investigazione avrebbe chiesto “di acquisire informazioni pregiudizievoli” su di lui, mentre si stava separando da sua figlia, come riporta l’Ansa che specifica: “Il verbale dell’audizione come teste di Britti, del 12 maggio scorso, è tra gli atti depositati con la chiusura del primo maxi filone dell’inchiesta a carico di 15 persone, tra cui non figura Pravadelli”.

Al pm Francesco de Tommasi, Alex Britti ha dichiarato: “Equalize nei miei confronti ha avuto tre fasi. La prima relativa al dossieraggio Sdi, che ha evidenziato solo il precedente di polizia del 1991 (…) questione che si è risolta senza conseguenze. La seconda fase dei pedinamenti e del controllo di polizia. E la terza fase, che per fortuna non si è concretizzata credo anche grazie al vostro intervento”. A precisa domanda se si fosse mai accorto dei pedinamenti, il cantautore ha replicato: “No, zero”. L’artista ha anche riferito la propria reazione quando è emersa l’inchiesta e ha scoperto che sarebbe stato uno dei bersagli: non ci dormiva “la notte, vado a leggere gli indagati, chi sono”. E nel momento in cui sui media si è fatto il suo nome, “m’ha preso un colpo, poi dopo ho scoperto tutto (…) che rischi, perché essere fermato dalla polizia, essere pedinato cioè…”.

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Il Fatto Quotidiano

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