Israele-Italia: perché si gioca a Budapest, le parole forti del ct israeliano su Gaza

  • Postato il 8 settembre 2025
  • Di Virgilio.it
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E’ la domanda più temuta e imbarazzante in questi casi. Ogni volta che in una competizione sportiva c’è Israele viene fuori tra la tensione generale: è giusto che partecipino quando c’è una guerra in atto? Ogni giocatore e ogni ct vorrebbe perdere la parola in questi casi perché come fai sbagli e non ha fatto eccezione la vigilia di Israele-Italia.

La scelta di Budapest

Partiamo dalla sede scelta per la partita. Ovviamente non si gioca in Israele. La decisione è legata alla grave situazione di sicurezza determinata dal conflitto in corso con la Palestina. Per ragioni di tutela, infatti, UEFA e FIFA non consentono lo svolgimento di competizioni sportive internazionali a Tel Aviv. Come già accaduto nelle sfide con Estonia e Norvegia, anche questa volta Israele disputa le proprie gare casalinghe in Ungheria, al Nagyerdei Stadion di Debrecen. L’impianto, sede delle partite del Debreceni VSC, ha una capienza massima di 20.340 spettatori.

L’Ungheria è la seconda casa di Israele

Non è la prima volta che un incontro tra Israele e Italia si gioca in Ungheria. Il 10 settembre 2024, infatti, le due nazionali si affrontarono nei gironi di Nations League, quando già le gare casalinghe di Israele non si disputavano nel proprio Paese. In quell’occasione gli Azzurri si imposero per 2-1 grazie alle reti di Frattesi e Kean, mentre nel finale arrivò il goal della bandiera di Abu Fani. Da due anni è sempre Budapest ad ospita le partite “in casa” della selezione israeliana. Il governo Orbán ha investito per dotarsi di impianti all’avanguardia e ospitare così tornei e finali. Grazie a un alto livello di sicurezza, nessuna contestazione interna e la benevolenza verso Netanyahu è la vera chiave di lettura.

Lo sport, si dice, dovrebbe essere al di sopra dei problemi politici, ma la storia è piena di accavallamenti e incursioni. Lo dicono i boicottaggi alle Olimpiadi, le polemiche per la partecipazione dell’Italia di Davis alla finale in Cile nel ’76 ma anche la propaganda fascista e nazista negli anni di Hitler. È stato un simbolo la sfida di ping pong tra Usa e Cina che precedette la visita storica del presidente Richard Nixon a Pechino. Sono stati un simbolo della lotta al razzismo i pugni alzati con i guanti neri dei velocisti americani Tommie Smith e John Carlos sul podio delle olimpiadi di Città del Messico nel 1968. Sono state sfide politiche Iran-Usa ai Mondiali di calcio di Francia 1998 e quella tra Argentina ed Inghilterra nel giugno del 1986 sullo sfondo della polemica sull’identità nazionale delle Falkland-Malvinas.

Le parole del ct di Israele

Ieri sul tema hanno parlato anche i due allenatori. Alla domanda su Gaza il ct israeliano Ben Shimon è scattato: “Non rispondo a chi mi ha fatto la domanda perché da come l’ha posta, dimostra la parte per cui è schierato, ma parlo al nostro meraviglioso popolo che mi sta dietro. E questo ci fa essere ancora più motivati. Sono un allenatore di calcio e sono venuto a giocare una partita di calcio. Abbiamo dietro di noi un Paese super per il quale giochiamo e che ci spinge. Guardo al nostro popolo che ci sostiene e sono orgoglioso di loro, li rispetto tantissimo. Noi abbiamo una precisa cultura. Io ho fiducia nei miei soldati e sono dietro di loro, li appoggio in pieno in quello che fanno”.

La precisazione di Gattuso

Anche Gattuso ci ha tenuto ha precisare quale fosse senso delle sue dichiarazioni che risalgono a venerdì scorso, quando aveva usato il termine “sfortuna” relativamente alla presenza della selezione ebraica nello stesso raggruppamento della Nazionale e all’opportunità di doverla affrontare: “Quando ho parlato di sfortuna, mi riferivo al fatto che sono rivali sportivi insidiosi che abbiamo nel nostro girone e non in assoluto. Parlavo solo del valore calcistico, non altro. E non ho mai detto che mi dispiace giocare contro di loro. Mi dispiace perché sono stato frainteso e perché sono un uomo di pace. Per tutto il resto, la situazione è nota a tutti… fa male vedere quello che sta succedendo, persone e bambini che perdono la vita, più di questo non voglio dire. Siamo qui per fare la partita e rispettare il nostro lavoro. C’è tanto rispetto e c’è tanto dolore”.

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Virgilio.it

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