Le rinnovabili che fanno bene all’agricoltura
- Postato il 22 aprile 2025
- Ambiente
- Di Il Fatto Quotidiano
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Di Legambiente
“L’agrivoltaico è una leva potente per aumentare la produzione agricola e di elettricità dal sole, integrare il reddito degli agricoltori, contrastare gli effetti negativi della crisi climatica e centrare gli obiettivi di decarbonizzazione del settore primario. L’Italia ha un grande potenziale che deve sfruttare al massimo”. Questo il messaggio che Legambiente ha lanciato in occasione del primo Forum nazionale sull’agrivoltaico che ha organizzato nei giorni scorsi a Roma, presentando al tempo stesso dati e numeri relativi a una tecnologia che fa bene all’agricoltura. In particolare, l’agrivoltaico permette di produrre energia pulita sfruttando le superfici coltivate, di migliorare le rese agricole grazie all’effetto ombreggiante, ridurre il fabbisogno idrico, promuovere un modello di agricoltura a zero emissioni in grado di contrastare gli impatti della crisi climatica e offrire nuove opportunità di integrazione del reddito per le aziende agricole. Studi sperimentali confermano che la produttività della vite coltivata sotto impianti agrivoltaici è aumentata del 15-30%, quella dell’insalata del 10%, mentre per il pomodoro si è osservata una riduzione dei consumi idrici fino al 65%. Le colture foraggere hanno registrato incrementi di resa fino al 40%.
Altri dati interessanti sono quelli ministeriali, su 304 pareri di VIA rilasciati nel 2024 dalla Commissione PNRR PNIEC del Ministero dell’ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), 153 erano relativi a progetti di agrivoltaico (pari al 50,3% del totale), 76 riguardavano parchi fotovoltaici a terra e 46 impianti eolici. Per il 78% dei progetti di agrivoltaico ha presentato il parere della Commissione è stato positivo, mentre il 22% dei progetti ha ricevuto il no del Ministero. Si tratta, quindi, della tecnologia impiantistica più presente tra i pareri VIA rilasciati dalla Commissione del MASE lo scorso anno. Un dato che segna un passo decisivo per accelerare la diffusione del fotovoltaico nei terreni agricoli italiani, valorizzandone l’enorme potenziale ei molteplici benefici.
“L’agrivoltaico – spiega Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – si sta affermando come una delle frontiere più promettenti della transizione energetica, capace di coniugare la produzione di energia pulita con un’agricoltura più resiliente ed efficiente. Il Paese sta però pagando lo scotto di una campagna denigratoria contro le rinnovabili in agricoltura, che invece può trarre beneficio anche dalla realizzazione di impianti agrivoltaici sui terreni, oltre che del fotovoltaico sui tetti delle aziende. Per questo è urgente superare la logica delle contrapposizioni, tra agricoltura e fotovoltaico, tra tutela del paesaggio e transizione ecologica, per costruire modelli integrati, sostenibili e replicabili, capaci di rispondere concretamente alle sfide climatiche ed energetiche del presente e del futuro. In questo senso è urgente anche modificare l’articolo 5 del decreto agricoltura che non affronta le principali cause di consumo di suolo in Italia e vieta il fotovoltaico a terra anche dove invece essere realizzato, come ad esempio nelle aree agricole inquinate, in quelle scoscese o in quelle che non sono mai state produttive”.
A supporto di questa tecnologia c’è anche lo stanziamento previsto dal Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNRR), pari a 1,1 miliardi di euro, per installare impianti agrivoltaici per una potenza complessiva di 1,04 GW e una produzione di almeno 1.300 GWh/anno, entro il 30 giugno 2026. Nel settembre scorso alla chiusura del bando PNRR sull’agrivoltaico al GSE erano giunte dagli operatori 643 richieste di finanziamento, la maggior parte dal Sud e dalle Isole (pari al 56% del numero totale), per progetti con potenza complessiva di oltre 1,7 gigawatt. Le richieste pervenute ammontavano a circa 920 milioni di euro e, per utilizzare tutto il finanziamento previsto dal PNRR, dal 1° aprile 2025 sono stati riaperti i termini per la presentazione delle istanze di partecipazione al bando, che si chiuderà definitivamente il 30 giugno 2025.
A fronte di questa scadenza, è importante accelerare la realizzazione di impianti agrivoltaici in Italia, sia per non perdere le risorse economiche del PNRR, sia per contribuire a concentrarsi l’obiettivo sulle rinnovabili al 2030 previsto dal Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC). Per far ciò è importante superare anche quegli ostacoli non tecnologici che oggi ne frenano lo sviluppo, come gli iter autorizzativi troppo lunghi, i no delle Sovrintendenze e del Ministero della Cultura, le lentezze decisionali delle Regioni, i decreti sbagliati, come quello sulle aree idonee che delega completamente le Regioni a definirle.
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