L’attacco finale all’indipendenza della magistratura: è il momento di dire basta!
- Postato il 30 ottobre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Siamo all’attacco frontale contro i giornalisti liberi e coraggiosi e contro i magistrati autonomi e indipendenti. È il momento quindi che un fronte popolare democratico in difesa della Costituzione si attivi quanto più è possibile prima che sia troppo tardi. La riforma costituzionale della separazione delle carriere tra pubblici ministeri e giudici rappresenta un pericolo incombente per la fine della separazione dei poteri, dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge e dell’obbligatorietà dell’azione penale.
Ho molto rispetto delle ragioni di una parte forte ed autorevole dell’avvocatura che sostiene, in buona fede, il progetto della separazione delle carriere come strada per raggiungere la piena parità tra accusa e difesa. Così come riconosco che la riforma delle destre è scritta in maniera istituzionalmente corretta, a differenza di progetti sguaiati ed ancora più eversivi dell’ordine costituzionale portati avanti nel passato tanto dalla destra berlusconiana quanto dalla sinistra di sistema. Ma oggi separare il pubblico ministero dall’unicità della giurisdizione significa creare le immediate condizioni per il controllo politico degli uffici di procura.
I poteri occulti, la loggia P2 di Licio Gelli, il sistema eversivo, i poteri forti, la politica di sistema hanno sempre avuto come obiettivo prioritario il controllo politico del pubblico ministero per impedire il controllo di legalità sui poteri. Al potere interessa il pubblico ministero a tutela e protezione dell’ordine costituito, come braccio togato di uno stato autoritario. Il loro sogno che dal cassetto hanno portato nelle aule legislative è quello di una giustizia con la spada di ferro nei confronti dei deboli ed una spada di plastica nei confronti dei potenti.
Già adesso con le scellerate riforme Mastella, Cartabia e Nordio, quindi di tutte le forze politiche parlamentari, si è ridotta l’indipendenza interna dei magistrati del pubblico ministero, si è costruita una magistratura conformista e burocratizzata, più attenta alle statistiche e alla carriera che ai procedimenti e alle persone. Ora preparano l’attacco finale, colpire al cuore l’indipendenza e l’autonomia della magistratura spostando il pm sotto la dipendenza dal potere esecutivo. Sceglieranno loro i reati da perseguire. Non sapremo mai più nulla degli scandali più gravi nella nostra fragile democrazia.
Bisognerà dare pertanto una risposta forte e compatta nel momento in cui si celebrerà il referendum popolare su questa riforma che è in violazione della Costituzione come voluta dai costituenti nel 1948. Deve essere il popolo a dare una spallata alla casta politica. L’Italia ha bisogno di una giustizia che funzioni meglio, ha necessità anche di una magistratura che riscopra maggiormente la sua dimensione etica e costituzionale, ha bisogno di riforme nell’interesse della giustizia e del popolo e non certo della copertura delle malefatte dei potenti.
Finora la politica ha quasi sempre agito per colpire quella magistratura libera, coraggiosa e autonoma. È il momento di dire basta. Basta alla politica che attenta alla separazione dei poteri; basta ai poteri occulti che condizionano la nostra democrazia; basta a quella magistratura che fa parte della gestione del potere opaco e che ha perso il rigore della sua fondamentale funzione a tutela dei diritti; basta ad una magistratura con il pugno di ferro verso i fragili e la mano tentennante nei confronti del potere. La giustizia, come scolpito in Costituzione, è amministrata in nome del popolo italiano, non dei poteri illegali.
Vanno rotte le saldature tra i poteri e la magistratura la smetta di essere purtroppo non di rado ingranaggio mortale di interessi occulti e anche criminali e ritrovi a pieno la sua funzione di garanzia di tutte le persone, soprattutto di quelle che sono vittime di ingiustizie, anche da parte degli abusi del potere.
Il popolo non vuole la magistratura sotto il controllo politico ed allora è necessario respingere con il referendum questa riforma che attenta alla Costituzione, ma il popolo non vuole nemmeno una giustizia che sia un potere non al servizio del popolo ma di interessi tutt’altro che nobili. Questa è un’ultima chiamata democratica, va vinta ma che nessuno abusi della sovranità popolare.
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