La propaganda di governo fa leva sulla paura di un elettorato fragilissimo
- Postato il 3 novembre 2025
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 - Di Il Fatto Quotidiano
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                                                                            di Enza Plotino
Meloni, il suo governo e tutta la destra al potere sono vergognosamente consapevoli di poter agire su un elettorato fragilissimo, ottenebrato dalle difficoltà della quotidianità, nel profondo consapevole di essere “intortato” da una maggioranza famelica, ma succube perché impaurito.
Per alcuni decenni, trovare il lavoro significava evitare la povertà. Oggi non è più così. Siamo scivolati verso uno stato di bisogno che si è man mano allargato, coinvolgendo anche i lavoratori a tempo indeterminato. E’ sempre più diffuso il fenomeno del lavoro povero come certifica l’Istat. Il termine che lo identifica è inglese (in italiano spaventa non poco). Sono i working poors ed è la Caritas che ne parla e lo denuncia ad ogni piè sospinto. I dati dell’ultimo rapporto spiegano che un fattore che accomuna la gran parte delle persone “è la fragilità occupazionale”, che si esprime per lo più in condizioni di disoccupazione (48,1%) e di “lavoro povero” (23%). Occupazioni precarie, malpagate e, soprattutto per le donne su cui ricade ancora la maggior parte del lavoro di cura, inconciliabili con gli impegni familiari.
L’Istat è implacabile: dal 2008 a oggi la povertà assoluta in Italia è triplicata, passando dal 3,4% al 9,8% della popolazione. Ma non è solo una questione di numeri: cresce anche la profondità del bisogno. Oggi, in media, ogni persona assistita incontra la Caritas otto volte l’anno, il doppio rispetto a dieci anni fa. La povertà, insomma, non è più un incidente temporaneo: è diventata una condizione stabile e trasversale. Un contrasto tra la realtà e la propaganda che il governo cavalca e che fa dire a Meloni che va tutto bene “madama la marchesa”, che l’occupazione sale (quella dei pensionati costretti a rimanere al lavoro), mentre la realtà parla di giovani senza futuro, con lavori precari e malpagati, donne costrette a ritornare in famiglia per rimpiazzare la mancanza di welfare, lavoratori con salari letteralmente “da fame” e pensionati strozzati dalle tasse (quelle che i ricchi non pagano) e che, nella maggior parte dei casi, devono mantenere famiglie sempre più allargate.
Quando guardiamo ai dati dell’affluenza al voto, sappiamo bene che quel 50% di elettori che non si recano ai seggi non sono persone consapevoli e che scelgono di dare un segnale ai politici. Non è più così. E’ una popolazione fragile e spaventata dal presente e dal futuro, che non riesce più a reagire né a individuare i propri diritti e il modo per ottenere condizioni di vita più dignitose. E’ come se la metà della popolazione, quella che “tira” la carretta, avesse gettato la spugna. Ed è su questo “popolo” intrappolato e obnubilato che agisce la destra di Meloni con una propaganda indecente e aggressiva che trasfigura la realtà, diffondendo a piene mani l’illusione che tutto vada bene. Tanto bene da poterci permettere di non aiutare il Paese, anzi di tartassarlo ancora di più per pagare miliardi alle armi. Un governo che fa leva su ciò che rende la popolazione indifesa: la paura. E che diffonde il miraggio di una bengodi accessibile a tutti.
E’ un piano indecente che solo le giovani generazioni possono smascherare e ribaltare. Ma vanno aiutate. E’ il compito della sinistra e di una politica matura e consapevole. Fermare questo fenomeno “diffuso, intenso e persistente” per il quale si cade facilmente in povertà, ma è sempre più difficile risalire. Un’emergenza che riguarda la qualità del lavoro, la tenuta del welfare e la coesione del Paese. Proviamo a ribaltare la propaganda indegna del governo di destra e a guardare la realtà per quella che è, per costruire politiche capaci di restituire dignità, opportunità e futuro a chi oggi è rimasto indietro. Garantire salari minimi adeguati, dare una nuova dignità al lavoro, eliminare le disuguaglianze insopportabili che oggi hanno di fatto bloccato l’ascensore sociale e rimettere in gioco le donne ricacciate tra le mura domestiche per assolvere a quel lavoro di cura che Meloni ha dimenticato.
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