La più grande mostra di Yuko Mohri in Europa è al Pirelli HangarBicocca di Milano

Yuko Mohri, artista giapponese da sempre interessata alla natura trasformativa degli elementi quotidiani e organici per produrre cambiamenti visivi e sonori, porta all’attenzione del pubblico, con sistemi interconnessi, intrecci e forze invisibili, temi fondamentali legati all’ambiente e alla coesistenza sociale, sfide globali della nostra società. Entanglements da Pirelli HangarBicocca è la più estesa mostra personale di Yuko Mohri mai realizzata in Europa. Nota per i suoi originali assemblaggi – recentemente presentati all’interno del Padiglione del Giappone,durante la 60° Biennale di Venezia (2024) – Yuko Mohri (Kanagawa, Giappone, 1980; vive e lavora a Tokyo) crea sculture cinetiche site-specific, le quali incorporano oggetti di uso quotidiano, attingendo dall’esperienza di Marcel Duchamp (1887-1968), e strumenti musicali, da lei rimaneggiati e connessi a circuiti elettronici in risposta a fenomeni impercettibili ed effimeri (quali gravità, magnetismo, calore e umidità). Questi elementi casuali (aria, polvere, detriti e temperatura) plasmano le sue composizioni, facendole diventare degli ecosistemi organici, all’interno dei quali è centrale la componente sonora.

I legami invisibili di Yuko Mohri evocati sin dal titolo della mostra a Milano

Il titolo dell’esposizione – a cura di Fiammetta Griccioli e Vicente Todolí – evoca i legami invisibili e le interazioni che sussistono tra oggetti, suoni e persone. La mostra esplora come ogni elemento presente appartenga a un sistema interconnesso in cui niente agisce indipendentemente e tutto è parte di una grande rete di relazioni in continua evoluzione. Le sue opere mostrano, grazie ai loro delicati equilibri, la complessità delle strutture naturali e artificiali che compongono il mondo e rivelano il costante flusso di energia che ci circonda. “Realizzo le mie opere in modo improvvisato. Non ho la visione di un’intera scultura fin dall’inizio. Voglio sempre valorizzare l’ispirazione ricevuta dal luogo e dall’incontro con esso”, spiega Yuko Mohri.

La complessa semplicità di Yuko Mohri in mostra al Pirelli HangarBicocca di Milano

L’artista ha la capacità di rendere accessibili mondi spesso percepiti di nicchia, quali la musica sperimentale, introducendo oggetti della vita quotidiana, come utensili da cucina e guanti per lavare, con cui il pubblico si può rapportare. Grazie ai materiali impiegati, riesce ad introdurre una sottile ironia, attingendo ai suoi riferimenti culturali (provenienti anche dalla cultura pop), iconografici e sonori (dall’arte cinetica alle sperimentazioni sul suono). Mohri crea una scenografia visiva e sonora unica, grazie all’imprevedibilità delle opere che dialogano tra loro, dando vita a un’esperienza collettiva, cinetica e acustica, per i visitatori. L’idea alla base di ciascuna installazione risiede in un elemento che svolge il ruolo di forza motrice per innescare un particolare circuito.
Sette installazioni insieme senza muri, ciascun’opera ha un suono e un movimento, forze invisibili esistenti e così tante energie presenti nello spazio”, commenta Yuko Mohri. “Mi sono divertita molto in un luogo così ampio, le cui caratteristiche mi hanno ispirato; abbiamo discusso su come organizzarlo, la mia idea è di mantenere all’inizio la luce naturale e allo stesso tempo creare degli spazi più scuri infondo. Ciascun’opera ha una storia diversa”.

L’esposizione nello Shed e la centralità del suono al Pirelli HangarBicocca di Milano

La mostra in Pirelli HangarBicocca presenta alcune delle sue opere più iconiche, realizzate dalla metà degli Anni Duemila fino ai progetti più recenti e appartenenti a diversi corpus di lavori, riconfigurate dall’artista per rispondere alle condizioni uniche dello Shed.
Il pubblico viene accolto da I/O (2011-in corso), in riferimento ad Input e Output, un ecosistema organico in cui movimento e forma vengono determinati dalle condizioni dello spazio espositivo, introducendo un elemento di casualità. Rotoli di carta sospesi al soffitto raccolgono da terra polvere e detriti, che vengono successivamente letti da uno scanner e convertiti in segnali elettrici per il movimento di lampadine e utensili. Il rimando è sia alla partitura musicale che alla stampa e si esplicita nelle tracce che l’ambiente lascia sulla carta, che producono reazioni imprevedibili. “Ieri nell’esibizione abbiamo scoperto una piccola farfalla”, racconta Fiammetta Griccioli.
Come racconta l’artista: “Percepisco le mie installazioni come uno spazio organico, contorto e intrecciato attraverso le parole chiave: ‘errore’, ‘improvvisazione’ e ‘feedback’”.
In Flutter (2018-25) troviamo un acquario, al cui interno sono posti sensori che captano la luce e le ombre create dai movimenti dei pesci e delle alghe, le quali diventano stimoli per gli altri elementi che compongono il sistema interdipendente. Il lavoro prende ispirazione dagli esperimenti sonori di John Cage, quali Water Walk (1952) e Variations VII (1966), e da Video Fish (1975) di Nam June Paik (1932-2006).
Ispirandosi ancora all’ambito musicale, Mohri realizza Piano Solo: Belle-Île (2024) il cui elemento centrale è un pianoforte programmato per suonare da solo. L’opera nasce dall’impossibilità di collaborare con altri musicisti durante la pandemia di Covid-19. Ritiratasi in una foresta, l’artista ha vissuto un momento di riconnessione con la natura e ne ha registrato i suoni: il cinguettio degli uccelli, il fruscio di un ruscello e il vento tra le foglie. La natura diventa performer e i suoni vengono utilizzati come input per il pianoforte, che li traduce in composizione musicale. Attingendo dalla tradizione figurativa – iltitolo richiama Belle-Île, in cui Claude Monet (1840-1926) realizzò la sua prima serie di dipinti – Mohri proietta un video della cima di quel dirupo, riproducendo i suoni che lì ha registrato, con lo stesso intento della furniture music ideata dal musicista Erik Satie (1866-1925). La musica assume il ruolo di elemento ambientale, al pari dell’arredamento, e non richiede un ascolto attivo, rompendo con la tradizione concertistica e con la centralità dell’opera musicale come oggetto estetico.

Yuko Mohri, Entanglements, installation view at Pirelli HangarBicocca, 2025. Courtesy Pirelli HangarBicocca. Photo Agostino Osio
Yuko Mohri, Entanglements, installation view at Pirelli HangarBicocca, 2025. Courtesy Pirelli HangarBicocca. Photo Agostino Osio

Il legame con le arti figurative e le forze invisibili che regolano il mondo di Yuko Mohri

Presentata per la prima volta al di fuori del Giappone, You Locked Me Up in a Grave, You Owe Me at Least the Peace of a Grave (2018) è un’esperienza immersiva in cui suono, luce e movimento si intrecciano in una coreografia ipnotica. Una scala a chiocciola rotante e sospesa, che introduce un aspetto scultoreo e dinamico, richiama il fenomeno astronomico del pianeta che gira intorno a un’asse.
Il titolo deriva da una frase del rivoluzionario francese Louis-Auguste Blanqui (1805-1881), estratta dalla sua opera “L’eternità attraverso gli astri” (1872), che affascinò il filosofo tedesco Walter Benjamin (1892- 1940). La cosmologia scritta dal rivoluzionario richiama l’idea di circolarità, chiave nella pratica artistica di Mohri. In questo spazio rivoluzione e desiderio di una nuova società coesistono.
“Quando la cerchiamo, la spirale si può trovare ovunque, anche in simboli ed oggetti asiatici e cinesi, come i piatti. Ero curiosa a proposito di questa forma e utilizzo molto spesso dei cavi e anche loro hanno questa forma. Volevo creare qualcosa che ricordasse visivamente e fisicamente le energie presenti”, spiega Mohri.

La serie “Decomposition” e le altre opere che fanno la mostra “Entanglement” a Milano

La mostra include la celebre serie Decomposition (2021-in corso), presentata a Venezia insieme a Moré Moré (Leaky): Variations (2018-in corso). Il primo gruppo ha come oggetto il decadimento organico, che l’artista trasforma in un sistema vivo, fatto di suono e luce. I frutti, marcendo e perdendo acqua, generano elettricità che attiva composizioni sonore e controlla la luce. Queste variazioni diventando segnali visibili della natura mutabile dell’opera. Il titolo richiama il termine opposto, “composizione”, centrale nella ricerca dell’artista. Completano l’installazione amplificatori, casse e mobili vintage che rievocano l’atmosfera della natura morta rinascimentale. Il secondo corpus nasce come una serie fotografica in cui Mohri ritraeva le soluzioni creative con cui il personale copriva le perdite d’acqua della metropolitana di Tokyo. Ispirandosi a questa contingenza, l’artista realizza opere con oggetti casalinghi – ombrelli, pentole e spolverini, spesso da lei rimaneggiati – mostrando la sua fascinazione per il DIY (fai da te). “Mi diverte molto la pratica DIY. Nel quartiere di Akihabara a Tokyo si potevano trovare negozi che vendevano componenti e dispositivi elettronici e cianfrusaglie, che esistevano fin dai tempi del mercato nero dopo la Seconda Guerra Mondiale. Ho trascorso molto tempo lì e ho comprato ogni genere di cose. Durante la Seconda Guerra Mondiale e anche dopo avevano molte componenti di Tv, radio e molti studenti dell’Università hanno inventato oggetti che volevano. Ancora ce ne sono, ma adesso è più da anime”, racconta l’artista.
Infine Magnetic Organ (2004-in corso), una delle prime opere realizzate dall’artista, esplora i principi della teoria del caos, secondo cui forze minime possono generare perturbazioni in sistemi apparentemente stabili. Due antenne in filo metallico generano un campo elettromagnetico, all’interno del quale l’artista inserisce elementi mobili – ispirati alle opere di Alexander Calder (1898-1976), come bobine di rame e microfoni – che ne alterano l’equilibrio. Il feedback acustico che ne scaturisce è la rappresentazione delle forze invisibili che attraversano la materia e regolano il mondo. “Nella mia immaginazione vorrei fare le cose in un modo, ma l’acqua ha una forza, una pressione che la muove, una forma che dipende dalla temperatura. La mia ricerca è una conversazione non stop, che non termina mai e dipende anche dal luogo. Quello che volevo mostrare qui è che ogni elemento è instabile”.
La mostra è accompagnata dalla monografia più completa finora realizzata sulla pratica artistica di Yuko Mohri e il catalogo include un manga Shōjo creato da Ran Kurumi, che ne illustra il percorso artistico.

Giulia Bianco

Libri consigliati:

(Grazie all’affiliazione Amazon riconosce una piccola percentuale ad Artribune sui vostri acquisti) 

[artribune_eventi]

L’articolo "La più grande mostra di Yuko Mohri in Europa è al Pirelli HangarBicocca di Milano" è apparso per la prima volta su Artribune®.

Autore
Artribune

Potrebbero anche piacerti