La battaglia di Trafalgar e il mistero dei marinai italiani
- Postato il 20 ottobre 2025
- Cultura
- Di Agi.it
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La battaglia di Trafalgar e il mistero dei marinai italiani
AGI - In un solo colpo, nelle acque di Cabo Trafalgar di fronte a Cadice, la flotta britannica sgominò quella francese e colò a picco i sogni egemonici di Napoleone, affermando una supremazia navale destinata a rimanere inattaccabile fino alla fine della seconda guerra mondiale. Accadde questo sui grandi scenari della storia, che però in piccolo avrebbe rivelato le divisioni dell’Italia che si era parcellizzata da una parte e dall’altra, e addirittura con scelte individuali rispetto agli schieramenti ufficiali: Regno di Napoli e Regno di Sicilia con gli inglesi, Regno d’Italia con i franco-spagnoli, e italiani di qua e di là in ordine sparso.
Il “tocco” dell’ammiraglio con un’ardita e inedita tattica
Il 21 ottobre 1805 l’ammiraglio Horatio Nelson dalla tolda di comando dell’HMS Victory metteva la firma, al prezzo della sua stessa vita, sulla più grande battaglia della storia della marina a vela, con la partecipazione di 60 vascelli di linea, 9 fregate e 4 golette, e con circa 15.000 morti, feriti e prigionieri sui 43.000 uomini imbarcati. Nelson all’ultimo momento cambiò tattica di combattimento sorprendendo il suo avversario Pierre-Charles Silvestre de Villeneuve e il siculo-spagnolo Federico Carlo Gravina. La supremazia inglese nella costruzione degli scafi da guerra, nell’uso delle artiglierie e nella manovra, oltre alla qualità degli equipaggi e degli ufficiali, portò a una vittoria eclatante, con la messa fuori uso di 22 navi franco-spagnole e neppure una britannica, e la cattura dell’ammiraglia Bucentaure da 86 cannoni con il comandante in capo e l’intero stato maggiore.
"L’Inghilterra si aspetta che ogni uomo faccia il suo dovere"
I prodromi della battaglia si erano avuti il 20 ottobre, quando la flotta napoleonica era salpata da Cadice in direzione di Cartagena. La manovra non era sfuggita ovviamente alla sorveglianza delle fregate britanniche al largo, che avevano informato Nelson il quale si era messo subito in azione, approfittando sia delle condizioni meteo a lui favorevoli sia della dispersione della formazione nemica. Nella mattina del 21 era evidente che lo scontro era inevitabile e quindi Villeneuve ordinò lo schieramento in linea. Fu in quel momento che Nelson cambiò la consueta tattica delle tre colonne in favore di due parallele, che da lui in seguito prenderà il nome e sarà studiata come “Il tocco di Nelson”. Questo azzardo è vero che esponeva l’ammiraglia (nel caso specifico le due in testa alle file) al tiro incrociato del nemico, ma aveva come contropartita la possibilità di utilizzare tutti i pezzi di artiglieria e non solo quelli da un fianco. Verso la tarda mattinata l’ammiraglio trasmise con i segnali l’ordine di battaglia destinato a entrare nella storia al pari della sua folgorante vittoria: "L’Inghilterra si aspetta che ogni uomo faccia il suo dovere".
Cinque ore di combattimenti e l’annientamento dei napoleonici
Nonostante il pesante fuoco di sbarramento sia la Victory sia la Royal Sovereign al comando del fidato ed esperto vice ammiraglio Cuthbert Collingwood avevano aperto la via alla fatale frattura della linea nemica. Dopo cinque ore tutto era finito con il totale disastro franco-spagnolo. Villeneuve era stato catturato assieme alla sua ammiraglia e Gravina era riuscito a disimpegnarsi con quello che restava della flotta, ma a sua volta ferito non sopravviverà a lungo. Per Nelson ci sarà giusto il tempo di essere informato della vittoria, perché spirerà subito dopo a causa di un colpo di moschetto al polmone sparato da un tiratore francese.
Le tracce a Londra sui documenti di arruolamento
Sulla presenza di italiani dall’una e dall’altra parte non c’è univocità di giudizio. C’è chi ritiene che si tratti di una leggenda alimentata da errori di trascrizione delle fonti, e chi ha fornito addirittura alcuni nominativi in base a ricerche condotte a Londra sui documenti di arruolamento conservati ai National Archives, smentendo pure l’assunto che la marina reale britannica non arruolava marinai stranieri. Che non ve ne fossero poi nella flotta franco-spagnola durante la Terza coalizione è ben difficile, considerata la coscrizione napoleonica nel Nord Italia (gli italiani parteciparono anche alla Campagna di Russia), l’esaltazione per le idee portate dalla rivoluzione francese con l’arruolamento volontario, e pure la scelta di schieramento del Regno di Napoli che aveva una flotta da guerra tutt’altro che disprezzabile e quindi marinai esperti da fornire all’alleata Inghilterra. Nelson, inoltre, possedeva un feudo in Sicilia: nel 1799 era stato nominato da Ferdinando IV di Borbone duca di Bronte come segno di riconoscenza per aver contribuito a soffocare la Repubblica partenopea. L’ammiraglio non vi si recò mai nei sei anni che gli restavano da vivere, e i suoi discendenti dismetteranno le ultime proprietà nel 1981.
La ricerca dettagliata delle presenze negli opposti schieramenti
Virgilio Ilari e Piero Crociani, in “La marina ligure di Napoleone (1797-1814)” (Acies, ried. 2015), riportano testualmente: «Alla battaglia di Trafalgar presero parte 306 italiani, ma divisi esattamente a metà tra i due campi: 153 sulle navi francesi e 153 sulle inglesi! Tuttavia i liguri erano quasi tutti coi francesi (66 marinai e 2 fanti di marina, contro 3 marinai genovesi transfughi), e così pure i piemontesi (28 + 6 contro 2 marinai e 5 marines). All’opposto i napoletani erano in larga maggioranza con Nelson (32 marinai e 26 marines, di cui uno e uno caduti) contro 9 marinai napoletani e 1 fante pugliese con Villeneuve; e così pure i siciliani (12+10 contro 1 solo marinaio al servizio francese). La squadra francese contava inoltre 8 marinai elbani e 3 livornesi, contro 10 marinai e 2 marines livornesi al servizio britannico. Erano con Villeneuve pure 8 marinai veneziani, 6 lombardi e veneti, 2 anconetani (di cui uno caduto), 2 romani (di cui uno addetto ai viveri), 1 raguseo e 1 triestino; 1 fante milanese e infine 10 marinai e 1 fante definiti genericamente “italiani”. Nelson aveva 9 marinai veneziani (uno dei quali morto per ferite), 5 marinai (uno dei quali morto per ferite) e 2 marines lombardi, 4 e 2 sardi, 2 e 2 romani (uno dei quali, ferito a Trafalgar, era in servizio dall’8 maggio 1799), 1 e 1 triestini, 12 e 10 genericamente “italiani” e ancora 1 marinaio corfiota.