Io non sciopero quando lo dice Landini, ma ogni giorno: ho qualche suggerimento per il sindacalista
- Postato il 4 ottobre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Quando nel 2003 andai per la prima volta in Palestina e Israele con l’europarlamentare Luisa Morgantini capii una cosa importantissima: “Quando vai la prima volta hai la sensazione di aver compreso tutto del conflitto; quando ti rechi la seconda volta intuisci di aver chiaro qualcosa; quando metti piede in Palestina e Israele la terza volta ti è chiaro che non hai capito nulla”.
Da allora sono tornato altre quattro volte in Cisgiordania, vivendo anche per tre settimane insieme agli attivisti di “Operazione Colomba” ad At Twani a pochi passi da una colonia israeliana. Ho frequentato i campi profughi vicino a Gerusalemme, sono stato a Balbeek nel quartiere generale di Hezbollah, così come ho incontrato mamme e papà israeliani e palestinesi membri di “The Parents Circle Families” e i coraggiosi “Refusnik”, i giovani israeliani che rifiutano di fare il servizio militare obbligatorio. Ho visto in faccia la paura di chi aspetta il bus a Gerusalemme e l’estremismo di Mea Shearim, così come ho condiviso il terrore dei bambini palestinesi in fila ai check point. Da anni, quando il meteo lo consente, porto la kufia al collo non certo per “moda”. Da anni alla finestra di casa mia c’è appesa una bandiera della pace e da qualche mese quella della Palestina.
Tuttavia, non faccio sciopero quando lo dice Maurizio Landini. Faccio sciopero ogni giorno. Lo faccio quando scelgo di non farmi strumentalizzare da un sindacato o da un partito. Lo faccio quando nella mia aula spiego ai miei bambini dedicandovi settimane e settimane il conflitto israelo-palestinese, chi sono gli ebrei e chi sono i palestinesi, cos’è Hamas e chi è Benjamin Netanyahu, cosa sono una moschea e una sinagoga. Lo faccio donando a tutti i miei alunni una bandiera della pace alla fine di un percorso. Lo faccio scegliendo da decenni di dedicare tempo all’Olocausto, portando i miei alunni al “Binario 21” così come partecipando – personalmente – alle loro preghiere. Nel nostro Paese spesso si è abbandonati proprio dai sindacati quando si fanno certe scelte che vanno contro il politically correct che ha ormai contagiato ogni ambito lavorativo.
Non è il tempo di tirare la corda quando quest’ultima è già lisa. C’è un’aria nel Paese che somiglia molto a quella che c’era ai tempi del G8 di Genova. A volte è meglio fermarsi. Scegliere di fare sciopero in altri modi. Qualche suggerimento a Landini: perché ogni Camera del Lavoro non organizza dei corsi di formazione per i docenti? Perché non scendere in piazza anche per le altre 55 guerre in corso? Perché non informare i lavoratori di quanto sta accadendo in Africa Centrale? Una cara amica, scomparsa dopo una vita dedicata ai più deboli, era solita dirmi: “Il vero cristiano non ha una Chiesa e il vero politico non ha un partito”.
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