In una scuola di Ospitaletto (Brescia) sembra di essere in Finlandia: ecco perché

  • Postato il 10 marzo 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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E’ raro che la Scuola faccia la Scuola: educhi alla vita; sia un punto di riferimento per il territorio; abbia fondamenta pedagogiche; guardi ai maestri del passato; unisca generazioni diverse; parli con linguaggi differenti; dia spazio ai migranti attraverso un reale processo di inclusione.

Sembra quasi impossibile ma tutto ciò l’ho toccato con mano nei giorni scorsi a Ospitaletto, 15mila abitanti, nella bassa Bresciana. Bartolomeo, uno di quelli che fa il maestro convinto che il messaggio di don Lorenzo Milani si possa ancora declinare nelle nostre aule, mi invita l’8 marzo a partecipare ad un’iniziativa di presentazione del bel libro “Le ragazze di Barbiana” di Sandra Passerotti. Dal momento che al povero priore hanno sempre affibbiato pure la nomea di maschilista, partecipo con interesse a questo incontro che testimonia, attraverso questo testo, proprio il contrario.

Quando arrivo alla scuola media “Ghidoni” resto sorpreso dall’edificio: moderno, efficiente, ben illuminato. Per un attimo mi sembra di essere in Svezia o in Finlandia ma sono in Lombardia. Nella sala dove avviene la presentazione c’è un palco da teatro con tanto di luci professionali, una lim d’ultima generazione, i microfoni che funzionano. Non sembra di essere in una scuola italiana. Quando prende la parola la preside, Laura Metelli, sottolinea che hanno voluto che il territorio venisse a scuola, che le persone fossero lì non perché i figli fanno una recita ma perché l’istituto apre le porte alla città offrendo un’occasione culturale. Ed è così.

In prima fila c’è la sindaca (che chiamano sindaco senza tanti problemi di politically correct anche se è la festa internazionale delle donne). Ci sono insegnanti, genitori, alunni ed ex studenti. E poi a prendere la parola con Sandra Passerotti è una mamma 33enne marocchina che fa parte del consiglio d’istituto: forse una delle poche migranti in Italia entrate a far parte degli organi collegiali della scuola. Ma non è finita. A parlare di don Milani non è solo l’autrice del libro ma Eliana, Chiara, Ilaria, Gaia, Giorgia, Monica, Silvia, Valeria del Centro universitario teatrale “La Stanza” (Cattolica di Brescia) coordinate da Antonio Palazzo e Candida Toaldo: per un’ora in luoghi diversi della scuola ci raccontano di quell’intenso rapporto del priore di Barbiana con Fiorella e le altre bambine.

La Scuola fa scuola parlando di don Milani, usando il teatro come forma di comunicazione, mettendo in relazione Università e media. Girando tra uno spazio e l’altro scopro una cucina per i professori e un laboratorio d’arte. Prima di concludere il tutto prendono la “parola” anche le ragazze della secondaria cantando “I Care” di Aleandro Baldi. Le studentesse più grandi si voltano verso le più piccole e le applaudono. Sembra un vero passaggio di testimone.

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Il Fatto Quotidiano

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