In una mostra in Polonia 11 artiste trasformano la metallurgia in un’arte femminile 

Nel pantheon slavo Svarog, è il dio associato al fuoco, protettore della metallurgia e custode del focolare domestico. Vicino a Efesto e Elio, Svarog, come suggerito anche dall’etimologia del nome che deriva dal verbo indoeuropeo svariti, forgiare, istruisce gli uomini alla lavorazione del metallo. Nella gerarchia divina è secondo solo a Rod, essenza primordiale dell’universo; il suo potere è quasi illimitato ma solo a favore degli uomini; alle donne impone la monogamia e legittima punizioni in caso di trasgressione. Dal punto di vista iconografico è rappresentato come un anziano calmo e forte, con un martello con cui plasma il mondo secondo l’ordine divino e la svastica; il suo animale sacro è il cavallo di cui forgia gli zoccoli. Nella società contemporanea questo dio ha assunto una connotazione patriarcale poiché alle donne sono state sempre precluse le attività a lui legate e solo oggi le stesse si sono emancipate trovando il coraggio di marciare verso le fornaci dove, con un martello altrettanto divino, hanno dato vita ad una nuova dea: Svarogi.  

La mostra dedicata alle donne della metallurgia a Oronsko 

Mentre le donne hanno continuato a forgiare e a studiare i poteri alchilici dei metalli, Magdalena Lazar e Michalina Sablik hanno curato una mostra dedicata a donne che hanno fatto della metallurgia un’arte e che dall’esclusione hanno tratto un privilegio. Undici artiste da più paesi: Grecia, Polonia, Repubblica Ceca, Francia e Italia, ciascuna con il proprio linguaggio e la propria identità, hanno lavorato con gioia, forza, ironia e determinazione per dar vita a Svarogi. Soft Smiths al Centro di Scultura di Oronsko. La mostra, animata il giorno dell’opening da una performance, si svolge per lo più all’interno dell’Orangerie con alcune opere collocate nel parco. 

Svarogi. Soft Smiths, Installation View, Centro di Scultura di Oronsko
Svarogi. Soft Smiths, Installation View, Centro di Scultura di Oronsko

Il percorso espositivo tutto al femminile al Centro di scultura di Oronsko 

L’eterogeneo percorso, creando una fusione tra natura, alchimia ed elemento femminile, avvicina le proprietà e le tecniche di lavorazione del metallo alle donne. Resilienza e forza sono concetti chiave che ricorrono nelle opere delle artiste; tanto in quelle che raccontano piccole e grandi storie legate al femminile, abitati da mantidi, guerriere, madri e vittime; quanto in quelle che parlano in modo più critico dell’ambiente che ci circonda, che sia questo rurale o cittadino. 

In un’epoca sempre più digitale e dematerializzata la mostra propone una fusione tra temi e linguaggi diversi tra loro, che vuole restituire al metallo dignità e magia alchemica. 

Il Centro di scultura di Oronsko in Polonia 

A metà della strada che collega Cracovia e Varsavia, ad un’ora di macchina dalla capitale, negli Anni ’50 del XIX Secolo vennero costruite le prime case che oggi formano la piccola cittadina di Oronsko. Un luogo da sempre legato al mondo dell’arte: abitato da artisti come il pittore Józef Brandt (Polonia 1841 – 1915) e, dopo la Seconda Guerra Mondiale, sede di eventi culturali. Dagli Anni ’70, il governo si occupa della gestione del Centro di scultura di Oronsko creando dei collegamenti anche con le Accademie di Belle Arti di Cracovia e Varsavia.  

Ad oggi è un Centro molto attivo, dotato di diversi spazi espositivi, cinque laboratori, un parco, di residenze per artisti e un hotel. Annualmente vengono organizzati workshop rivolti a bambini e a persone non vedenti o non udenti, simposi per artisti emergenti e mostre di scultura. Sicuramente il parco pubblico rappresenta l’elemento di forza di questa realtà, anche grazie alle opere di Magdalena Abakanowicz e Joanna Rajkowska, con cui assume una rilevanza nel panorama contemporaneo della prima generazione di artiste polacche, e le collaborazioni con artisti emergenti con cui dà spazio a nuovi talenti.  

Ines Valori 
 
Oronsko, Polonia // fino al 24 agosto 
Centro di Scultura di Oronsko 

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Autore
Artribune

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