Il pioniere della musica elettronica Jean Michel Jarre ha una mostra a Milano 

Nulla delle nuove tecnologie spaventa la mente brillante e creativa di Jean Michel Jarre (Lione, 1948). Pioniere della musica elettronica e ora – per la prima volta in assoluto – anche artista visivo. La costante nel suo lavoro è la collaborazione sinergica con il digitale, visto come uno strumento positivo, senza timori né pregiudizi. La macchina è una compagna. È un amplificatore del potenziale umano, posto che si dimostri responsabilità nel suo utilizzo. Su queste premesse si basa la nuova proposta del MEET Digital Culture Center di Milano, che accoglie Jean Michel Jarre e la sua sperimentazione multimediale. Arte, musica e poesia si uniscono all’insegna dell’intelligenza artificiale. Il prodotto di questa collaborazione uomo-macchina è una mostra immersiva che ruota attorno al concetto di haiku

Gli haiku-prompt di Jean Michel Jarre al MEET di Milano 

Tutto parte da qui. Da un breve verso, tempo di un respiro, frutto di una lunga meditazione umana. Gli haiku – versi poetici giapponesi – racchiudono nella loro brevità un potere immenso. Pregni di significato e metafore, raccontano di luoghi e personaggi fantastici. O meglio: li dipingono. Tali componimenti sono infatti utilizzati da Jarre per istruire la AI e dare vita a immagini impressionanti. In questo processo creativo un ruolo chiave ce l’ha il tempo. Per creare l’opera perfetta e corrispondente all’idea mentale di partenza occorrono innumerevoli tentativi. Gli haiku definitivi sono l’esito di una lunga lavorazione. Dall’altra parte, la macchina impiega un tempo irrisorio per produrre ciò che le è richiesto. Il contrasto non può che far riflettere sul potere/pericolo che questo strumento possiede.  

Jean Michel Jarre, Majestic fragility
Jean Michel Jarre, Majestic fragility

Dal prompt all’immagine. Dall’immagine al prompt 

Promptitude. Il titolo della mostra coglie il succo del processo sperimentato da Jarre in mostra. L’haiku diventato prompt è l’inizio. Ma il prompt è anche la fine. Se, infatti, l’artista ha cominciato mettendo a punto il testo perfetto da utilizzare come impulso per la AI, perché creasse l’immagine più vicina al suo modello mentale, poi ha invertito il processo. L’opera visiva stessa è diventata input. E il prompt – ossia, di fatto, una breve descrizione – il nuovo output. Il percorso espositivo illustra le fasi, proponendo per ciascun lavoro quattro elementi. Una successione di haiku in forma di poesia, scritti da Jarre, poi l’immagine generata dalla AI e poi restituitale per generare artificialmente gli altri due componenti: la descrizione dell’opera e il titolo.  

La mostra di Jean Michel Jarre al MEET di Milano 

L’esposizione si snoda tra le sale del MEET inserendosi perfettamente nell’aura sperimentale del Centro, che raccoglie l’evoluzione e gli usi della tecnologia dall’esplosione del secolo scorso a oggi. Nel presente il posto d’onore è riservato all’intelligenza artificiale, che con Jarre è declinata sia in ambito artistico sia in quello musicale. Non poteva mancare, infatti, una componente sonora. Lungo tutto il percorso si può ascoltare EŌN: una creazione generativa che si evolve di continuo e senza mai ripetersi. Frutto di un’idea umana che si concretizza solo grazie alla potenza della AI.  

I personaggi di Jean Michel Jarre al MEET 

Scorrendo i soggetti, la memoria dei grandi capolavori del cinema di animazione sembra in qualche modo stuzzicata. Non ci sono riferimenti diretti, ma soffusi e silenziosi. Esito, probabilmente, del complesso processo di elaborazione fatto dall’algoritmo, che risponde al prompt con conoscenze tratte dal suo patrimonio informativo. Un patrimonio di dati e immagini che ha assorbito il volto di Jack Skeleton tratto da Nightmare Before Christmas. E certo anche le strutture simili ai complessi di mille stanze e tetti, che si ammassano pittoreschi in molti film di Studio Ghibli. La familiarità è però remixata, fusa, frammentata. Il “nuovo” sboccia e sorprende, dimostrando cosa uomo e macchina possano inventarsi se si crea tra loro sinergia.  

Emma Sedini 
 
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Autore
Artribune

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