Nell’antichissima Certosa di Capri una mostra rivela il lato esoterico dell’isola

È un artista ricercatore Antonio Biasiucci (Caserta, 1961) per il suo interpretare la fotografia come una pratica concettuale, un’arte del pensiero attraverso cui più che descrivere compone nuove narrazioni. Una sintassi visiva costituita da immagini create dopo un lungo processo elaborativo, in cui la macchina fotografica subentra solo all’ultimo, dal momento che prima sarebbe solo un “elemento di distrazione”, avendo la mente bisogno di spazio per analizzare, esplorare e pensare.  La Capri di Antonio Biasiucci – illustrate nella sua nuova mostra alla Certosa di San Giacomo di Capri – non solo abbandona ma rovescia l’immaginario stereotipato dell’isola, quell’aspetto patinato e solare costruito a partire dalle immagini di Luigi Ghirri e Mimmo Jodice, per restituirne un ritratto inconsueto e a tratti inquietante. L’artista, che lavora rigorosamente in bianco e nero, adotta un approccio teatrale alla fotografia, derivato dal rapporto con l’autore e regista sperimentale Antonio Neiwiller, grazie al quale costruisce i suoi progetti come sceneggiature.

Antonio Biasiucci, Insula, Capri, 2025
Antonio Biasiucci, Insula, Capri, 2025

L’approccio teatrale di Antonio Biasiucci in mostra alla Certosa di San Giacomo a Capri

I progetti di Biasiucci nascono da un processo di scarnificazione dell’immagine che, traducendosi in fotografie sintetiche ed essenziali, non ascrivibili ad alcun genere, consente all’artista liberi accostamenti. Ritratti, nature morte, macrofotografie, convivono nei racconti per immagini di Biasiucci, solo gli spazi aperti sono totalmente assenti dalla sua Insula, immaginata come spazio interiore e archetipico più che fisico, anche perché, come afferma lui stesso: “a quello non trovo nulla da aggiungere”. Un punto di vista personale che rivela la poetica e visionaria connessione con il luogo di cui l’artista coglie l’essenza più intima ed emblematica. 
Le fotografie, come “uno specchio oscuro”, per usare la definizione coniata dal curatore Gianluca Riccio, attingono a un passato remoto per andare oltre e riportare in superficie presenze conturbanti che sembrano affiorare da un mondo parallelo e onirico, un inconscio collettivo. 

I sette episodi di “Insula” di Antonio Biasiucci a Capri

In particolare, in Insula, l’artista, lasciandosi guidare dal libro Capri, luce e ombra. Guida a misteri e segreti dell’isola, di Riccardo Esposito, si concentra sul tema delle metamorfosi, declinandolo in sette episodi, come ama definirli lui stesso. Cicli in cui opera una “fusione tra mondo di sopra e mondo di sotto”, rivelando il lato misterioso ed esoterico dell’isola, luogo in cui tutti gli elementi convergono. “In Insula” osserva, “ho lavorato sul concetto di utopia. Come tanti sognatori prima di me, ho tentato di plasmare una mia isola, consapevole dell’impossibilità di realizzarla…”. 

La parola al curatore della mostra a Capri di Antonio Biasiucci

Del resto, come ricorda il curatore, che con la studiosa Giulia Imparato ha dato il là al progetto, proponendo all’artista di riflettere su Capri e, dopo aver vinto il bando del Ministero della Cultura, StrategiaFotografia2024, invitandolo in residenza con l’Associazione del Rosario Arte e Cultura Contemporanea, “Capri è sempre stata l’isola delle grandi utopie. A partire da quella del pittore romantico, Karl Wilhelm Diefenbach (Hadamar, 1851 – Capri, 1913), raccontata anche dal regista Mario Martone e di cui la Certosa presenta un significativo nucleo di opere”. E in effetti le immagini emotivamente cariche di Biasiucci intrecciano un saldo dialogo con l’estetica tardo romantica del Primo Novecento e, in particolare, con l’artista tedesco; connessione da cui poi è naturalmente scaturita la scelta del luogo espositivo.

Il rapporto di Antonio Biasiucci con lo spazio della Certosa di San Giacomo

Secondo il suo modus operandi di matrice teatrale, Biasiucci interviene sempre sullo spazio per creare non una semplice esposizione ma una vera e propria messa in scena delle opere. Così, nella chiesa della Certosa di San Giacomo, l’artista stupisce con un allestimento che, rompendo tutti gli schemi, si presenta come opera d’arte totale. La tradizionale visione verticale dei lavori cede il passo a un allestimento orizzontale, con le fotografie incastonate in strutture che, in linea con il contesto espositivo e con la storia dell’isola, ricordano antichi altari. “Una fusione straordinaria con cui, siamo felici di poter dire”, osserva Francesco Sirano, dirigente del Parco Archeologico di Capri “che le sessantatré fotografie di Biasiucci entrano alla Certosa di San Giacomo non solo per il progetto espositivo ma in via permanente, andando ad arricchire, come nuova e validissima acquisizione, il patrimonio artistico dell’isola”.   

Ludovica Palmieri


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Autore
Artribune

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