Il femminicidio sarà reato autonomo: un primo passo per creare la cultura del rispetto
- Postato il 10 marzo 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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di Ilaria Muggianu Scano
Il femminicidio sarà punito con l’ergastolo. Alla vigilia dell’8 marzo, festa della donna, il decreto di legge varato dal governo. Il femminicidio secondo il ddl si configurerà come reato autonomo, in quanto “atto di discriminazione o di odio verso la persona offesa in quanto donna”. Per esteso, per il codice penale: “Chiunque cagiona la morte di una donna quando il fatto è commesso come atto di discriminazione o di odio verso la persona offesa in quanto donna o per reprimere l’esercizio dei suoi diritti o delle sue libertà o, comunque, l’espressione della sua personalità, è punito con l’ergastolo. Fuori dei casi di cui al primo periodo, si applica l’articolo 575”.
La pena non sarà inferiore ai 21 anni. È la storica svolta che mira a introdurre il reato di femminicidio. La misura di un governo guidato da una donna, ma a prescindere da questo i tempi erano più che dolorosamente maturi. La pena si fa più aspra anche per ciò che concerne minacce, maltrattamenti e revenge porn. Si legge nel decreto: “La pena è aumentata da un terzo alla metà se il fatto è commesso come atto di discriminazione o di odio verso la persona offesa in quanto donna o per reprimere l’esercizio dei suoi diritti o delle sue libertà o, comunque, l’espressione della sua personalità”.
Ora come ora la pena per i reati di maltrattamento si limita a una reclusione dai tre ai sette anni, condanna che si aggrava solo nel caso siano coinvolti minori o persone con disabilità. Il disegno di legge è sufficientemente dettagliato da far sperare in una tutela pressoché globale da ogni offesa psicologica e fisica. La condanna aumenta per le aggravanti di lesioni personali, lesioni gravi o gravissime, pratiche di mutilazioni degli organi genitali femminili (che per analogia culturale fa pensare a un target molto preciso, non solo di italiani), deformazioni dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso, omicidio preterintenzionale, atti persecutori. Maggior tutela anche in caso di stalking e immediata comunicazione sulla scarcerazione del condannato.
Una delle novità emancipative più clamorose previste dal ddl riguarda i casi di codice rosso. L’audizione della persona offesa non sarà più delegabile alla polizia giudiziaria ma sarà obbligatoria per il pubblico ministero. Ma ancora: i magistrati, rafforzando i propri oneri formativi, avranno l’obbligo di partecipare ad almeno uno specifico corso tra quelli organizzati dalla Scuola superiore della magistratura. Per Giorgia Meloni si tratta di una norma non più procrastinabile: “Oggi il governo compie un altro passo avanti nell’azione di sistema che sta portando avanti fin dal suo insediamento per contrastare la violenza nei confronti delle donne e per tutelare le vittime. Il Consiglio dei ministri ha varato un decreto legge estremamente significativo, che introduce nel nostro ordinamento il delitto di femminicidio come reato autonomo, sanzionandolo con ergastolo, e prevede aggravanti e aumenti di pena per i reati di maltrattamenti personali, stalking, violenza sessuale e revenge porn. Norme che considero molto importanti e che abbiamo fortemente voluto per dare una sferzata nella lotta a questa intollerabile piaga”.
All’alba del primo quarto del nuovo secolo un passo timido, ma pur sempre l’inizio di un percorso ancora lungo che crei la cultura del rispetto.
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