Grandi mostre da vedere a Parigi nell’autunno 2025. La mappatura 

L’autunno è uno dei momenti migliori per visitare Parigi, perché, al di là della romantica atmosfera, sulla scia di ART Basel Paris, la città si accende con una serie di mostre ed eventi. La fiera, che ritorna al per la seconda volta al Grand Palais dal 22 al 26 ottobre, con 203 espositori da 40 paesi, tra cui 25 nuovi nomi e interessanti novità, si riconferma come uno degli appuntamenti più “hot” della Capitale francese e del mondo dell’arte; così, proprio in quei giorni, i musei più prestigiosi della Ville Lumière inaugurano le grandi mostre della stagione.  
Di seguito una panoramica, comprensiva di tutte le informazioni utili, delle esposizioni più interessanti per orientarsi al meglio tra tutte le alternative museali che offre la città; con l’aggiunta di un imperdibile extra dedicato alla moda, per sognare ad occhi aperti tra una nuova galleria e una fondazione… 

Ludovica Palmieri 

Agnes Martin, Blue-Grey Composition, 1962 Pinault Collection. © Agnes Martin Foundation, New York : SIAE 2023. Photo Marco Cappelletti © Palazzo Grassi
Agnes Martin, Blue-Grey Composition, 1962 Pinault Collection. © Agnes Martin Foundation, New York : SIAE 2023. Photo Marco Cappelletti © Palazzo Grassi

Pinault Collection – Bourse de Commerce: “Minimal”  

Dopo la grande mostra sull’Arte Povera, la  Pinault Collection presenta, presso la sede della Bourse de Commerce, la mostra Minimal che si propone di esplorare l’evoluzione di questo movimento a livello globale, dagli Anni Sessanta. L’esposizione, strutturata in sette sezioni tematiche, dimostra come gli artisti nei diversi continenti abbiano interpretato secondo approcci e modalità totalmente diversi il Minimalismo, caratterizzato da un’estetica essenziale, una sintesi espressiva e media innovativi. La mostra a cura di Jessica Morgan, Direttrice della Dia Art Foundation, presenta tra le altre, opere di artisti come: Walter De Maria, Koji Enokura, Felix Gonzalez-Torres, On Kawara, Francesco Lo Savio, Richard Serra e Iannis Xenakis. 

Minimal 
Pinault Collection, Parigi 
Fino al 19 gennaio 2026 

Gerhard Richter, Cage (6), 2006 © Gerhard Richter 2025
Gerhard Richter, Cage (6), 2006 © Gerhard Richter 2025

Fondation Louis Vuitton: Gerhard Richter 

Sulla scia delle precedenti mostre monografiche, la Fondation Louis Vuitton, dal 17 ottobre, dedica tutti i suoi spazi a Gerhard Richter (Dresda, 9 febbraio 1932), uno degli artisti più importanti della sua generazione. Con circa 270 opere, tra dipinti a olio, sculture in acciaio e vetro, disegni a matita e inchiostro, acquerelli e fotografie dipinte, realizzate dall’artista tra il 1962 al 2024, l’esposizione rappresenta la più grande retrospettiva mai realizzata sull’artista. Il percorso, concepito secondo un criterio cronologico, si divide in sei sezioni, ciascuna dedicata a un decennio. Una panoramica completa che, abbracciando l’intera parabola artistica di Richter ne mette in luce, tra sperimentazioni, generi diversi e nuovi linguaggi, le evoluzioni, in un procedere in cui la pittura è sempre stata protagonista. 
 
Gerhard Richter 
Fondation Louis Vuitton, Parigi 
Fino al 2 marzo 2026 

John Singer Sargent (1856-1925), Dans le jardin du Luxembourg, 1879, © Courtesy of Philadelphia Museum of Art
John Singer Sargent (1856-1925), Dans le jardin du Luxembourg, 1879, © Courtesy of Philadelphia Museum of Art

Musée d’Orsay: John Singer Sargent 

Sebbene abbia compiuto la sua formazione in Francia, Sargent. Gli anni parigini (1874-1884) al Musée d’Orsay, è la prima monografica dedicata nel paese a John Singer Sargent (Firenze, 1856 – Londra, 1925). L’artista, che si affermò come uno dei migliori ritrattisti del suo tempo, per abilità tecnica, vivacità della pennellata, brillantezza dei colori, trascorse dieci fondamentali anni nella capitale francese, costruendosi una cerchia di amici e collezionisti. Un decennio in cui Sargent, oltre a forgiare il proprio stile, entrando in contatto con i protagonisti delle nuove tendenze pittoriche contemporanee e viaggiando tra l’Europa e il nord Africa, coltivò una serie di relazioni che continuarono anche dopo il suo trasferimento a Londra nel 1884. Così la mostra, organizzata con il sostegno del Metropolitan Museum of Art di New York e costituita da oltre 90 opere, realizzate tra il 1784 e il 1884, alcune delle quali esposte per la prima volta in Francia, oltre a mettere in luce le qualità artistiche di Sargent, si sofferma anche sul legame che seppe mantenere con la città anche dopo averla lasciata. 

Sargent. Gli anni parigini (1874-1884) 
Musée d’Orsay, Parigi 
Fino al 11 gennaio 2026 

Paolo (prince) Troubetzkoy, C. Valsuani Comte Robert de Montesquiou, 1907 Collection Musée d'Orsay - Musée d'Orsay, Paris Achat, 1980 © Musée d’Orsay, Dist. RMN-Grand Palais / Patrice Schmidt
Paolo (prince) Troubetzkoy, C. Valsuani Comte Robert de Montesquiou, 1907 Collection Musée d’Orsay – Musée d’Orsay, Paris Achat, 1980 © Musée d’Orsay, Dist. RMN-Grand Palais / Patrice Schmidt

Musée D’Orsay: Paul Troubetzkoy 

È realizzata in collaborazione con il Museo del Paesaggio di Verbania, la mostra Paul Troubetzkoy. Scolpitore (Piemonte, 1866-1938) che evidenzia l’assonanza tra la pratica scultorea dell’artista piemontese di nobili origini russe e l’impressionismo pittorico. Le opere di Troubetzkoy, infatti, caratterizzate da piccoli tocchi energici, per il modo in cui catturano e fanno vibrare la luce sulle superfici, specialmente nelle versioni bronzee dei bozzetti, riprendono indubbiamente la lezione impressionista. Eppure, sebbene l’artista frequentò Parigi, nel 1884, di fronte all’opportunità di lanciare lì la propria carriera, preferì trasferirsi a Milano dove, libero da vincoli accademici, poté seguire le proprie ispirazioni artistiche. La mostra, che presenta una parte della collezione dell’artista, lasciata da lui in eredità al museo italiano, permette ai visitatori di scoprirne la poetica, sensibile e moderna, caratterizzata dalla capacità di restituire la plasticità, l’energia e la forza dei corpi in movimento.  

Paul Troubetzkoy. Scolpitore (1866-1938) 
Musée d’Orsay, Parigi 
Fino al 25 gennaio 2026 

Bridget Riley Cataract 2, 1967 © Anna Arca: © Bridget Riley 2025. All rights reserved
Bridget Riley Cataract 2, 1967 © Anna Arca: © Bridget Riley 2025. All rights reserved

Musée D’Orsay: Bridget Riley  

Il 21 ottobre il Musée d’Orsay apre le porte alla mostra Punto di Partenza, dedicata a Bridget Riley (Londra, 1931), una delle maggiori esponenti della Op- Art, Arte Ottica, il cui percorso artistico è stato delineato dall’incontro, per lei folgorante, con l’opera del maestro post-impressionista Georges Seurat. L’esposizione al museo parigino ricostruisce, attraverso una serie di opere, la fondamentale influenza che Seurat ha esercitato sulla pittrice britannica, senza la quale forse la Riley non avrebbe mai raggiunto i vertiginosi esiti ipnotici a cui effettivamente è arrivata.  

Bridget Riley. Punto di partenza 
Musée d’Orsay, Parigi 
Fino al 25 gennaio 2026 

Raoul Dufy (1877-1953) 30 ans ou la Vie en rose, 1931 don Mathilde Amos, 1955 © CC0 Paris Musées : Musée d’Art Moderne de Paris
Raoul Dufy (1877-1953) 30 ans ou la Vie en rose, 1931 don Mathilde Amos, 1955 © CC0 Paris Musées : Musée d’Art Moderne de Paris

Orangerie: Berthe Weill 

È Berthe Weill (Parigi,1865 – L’Isle-Adam,1951) la protagonista della mostra al Musée de l’Orangerie che, dal prossimo 8 ottobre, pone al centro la figura di questa gallerista d’avanguardia che nel primo Novecento, al pari dei suoi più famosi colleghi uomini, sostenne e promosse i giovani artisti emergenti delle avanguardie, tra cui: Picasso, Matisse, Modigliani, di cui organizzò l’unica personale in vita. Weill, che aprì la sua galleria nel 1901 e la mantenne attiva fino al 1940, all’insegna del motto Place aux jeunes / Spazio ai giovani, fu tra i primi esperti a sostenere giovani artisti, nonché artiste, difendendo le nuove forme espressive contro conservatorismo e pregiudizi. La rassegna, organizzata dall’Orangerie insieme al Grey Art Museum di New York e al Museo delle Belle Arti di Montreal, attraverso un centinaio di opere, tra dipinti, sculture e disegni, restituisce a Berthe Weill, a lungo dimenticata, il posto che le spetta nella storia dell’arte moderna e nel processo di affermazione delle avanguardie del XX Secolo, ripercorrendone la vita e la carriera.  

Berthe Weill. Gallerista d’avanguardia 
Musée de l’Orangerie, Parigi 
Fino al 26 gennaio 2026 

Preparatory drawing Sole crushing, sound installation work-in-progress (2025).  © Meriem Bennani
Preparatory drawing Sole crushing, sound installation work-in-progress (2025). © Meriem Bennani

Fondation Galeries Lafayette: Meriem Bennani e Steffani Jemison 

La Fondation Galeries Lafayette dal 22 ottobre presenta due mostre di arte contemporanea che trasformano gli spazi del museo in esperienze sensoriali e politiche. 
Con Sole Crushing, l’artista marocchina Meriem Bennani (Rabat, 1988) crea un’orchestra insolita composta da oltre cento infradito animate. Le informali calzature percuotono superfici diverse generando un’installazione sonora corale. L’opera, realizzata in collaborazione con il musicista Reda Senhaji (Cheb Runner), riflette sulle dinamiche relazionali tra individuo e comunità, evocando folle in movimento tra protesta, rituale e festa. 
Parallelamente, con clear skies / troubled water, l’artista americana Steffani Jemison (Berkeley, California, 1981) esplora le forze fisiche e politiche che condizionano i corpi e i loro spostamenti. Tra scultura, video e installazioni, l’esposizione mette in relazione geografie di violenza e pratiche di liberazione, invitando i visitatori a percepire i flussi invisibili che orientano gesti, traiettorie e nuove forme di presenza. 

Meriem Bennani. Sole Crushing // Steffani Jemison. clear skies / troubled water 
Fondation Galeries Lafayette, Parigi 
Fino al 8 febbraio 2026 

Philip Guston The Studio 1969. Olio su tela 1219 x 1067 cm. Collezione privata. © 2016 The Estate of Philip Guston Hauser Wirth
Philip Guston The Studio 1969. Olio su tela 1219 x 1067 cm. Collezione privata. © 2016 The Estate of Philip Guston Hauser Wirth

Musée Picasso di Parigi: Philip Guston 

Philip Guston (Montréal, 1913 – Woodstock, 1980) è al centro della grande mostra ospitata al piano terra e al seminterrato dell’Hôtel Salé del Musée National Picasso. Il percorso prende le mosse dai celebri Nixon Drawings, oltre 200 disegni realizzati dall’artista nel 1971 in dialogo con il romanzo satirico Our Gang di Philip Roth, per esplorare il rapporto tra il linguaggio grottesco e caricaturale del disegno e la forza espressiva della sua pittura. La rassegna ripercorre la carriera di Guston, dagli esordi segnati da opere contro il Ku Klux Klan, al periodo da protagonista della New York School, fino al clamoroso ritorno alla figurazione alla fine degli Anni ’60, ispirata ai fumetti e alla satira politica. I disegni su Nixon dialogano con riferimenti a Picasso, George Grosz e George Herriman, confermando la capacità dell’artista di intrecciare umorismo corrosivo e profondità tragica, come una sorta di “Kafka o Gogol della pittura”. Sostenuta dalla Guston Foundation e dalla figlia dell’artista, Musa Mayer, la mostra presenta l’intero ciclo dei Nixon Drawings insieme a opere inedite, offrendo un ritratto potente e complesso di Guston e della sua eredità artistica. 

Philip Guston, L’ironie de l’Historie 
Musée Picasso, Parigi 
Fino al 1° marzo 2026 

Otobong Nkanga, Social Consequences V- The Harvest 2022, Collection Wim Waumans. Courtesy de l'artiste
Otobong Nkanga, Social Consequences V- The Harvest 2022, Collection Wim Waumans. Courtesy de l’artiste

Musée d’Art Moderne di Parigi: George Condo e Otobong Nkanga 

Dal 10 ottobre il Musée d’Art Moderne di Parigi presenta due mostre di arte contemporanea, dedicate, rispettivamente all’americano George Condo e alla nigeriana Otobong Nkanga. 
La retrospettiva su George Condo (USA, 1957) ripercorre oltre quarant’anni di carriera dell’artista con circa 80 dipinti, 110 disegni e una ventina di sculture, articolate in un percorso costruito per nuclei tematici. L’esposizione esplora i suoi legami con la storia dell’arte occidentale, il concetto di “réalisme artificiel”, i ritratti “umanoidi” che incarnano il suo cubismo psicologico e il dialogo costante con l’astrazione. Provenienti da grandi musei internazionali e collezioni private, molte opere sono esposte a Parigi per la prima volta. 
Parallelamente, la prima personale parigina di Otobong Nkanga (Kano, 1974) offre una panoramica sulla pratica multidisciplinare dell’artista nigeriana, che intreccia ecologia, corpo, territorio e memoria. Attraverso installazioni, disegni, fotografie, tappeti e performance, Nkanga indaga la circolazione e lo sfruttamento delle risorse naturali, le stratificazioni storiche e le possibilità di riparazione. L’esposizione include opere storiche, lavori recenti, di cui alcune rielaborate in situ, provenienti da collezioni internazionali e dallo studio dell’artista. 

George Condo e Otobong Nkanga  
Musée d’Art Moderne, Parigi 
Fino all’8 febbraio 2026 

Domenico Fetti, Ragazza addormentata. Courtesy Musée Marmottan Monet
Domenico Fetti, Ragazza addormentata. Courtesy Musée Marmottan Monet

Musée Marmottan Monet: “The Empire of Sleep”  

Laura Bossi e Sylvie Carlier sono le curatrici della mostra The Empire of Sleep che, dal 9 ottobre al Musée Marmottan Monet, esplora il tema del sonno tra simbolismo, allegoria e scienza, creando un dialogo tra arte, filosofia, psicoanalisi e ricerca medica. Centrale è il periodo compreso tra l’Ottocento e il primo Novecento, epoca di profonde trasformazioni nella rappresentazione del sonno, nonché di nascita della psicoanalisi modernamente intesa, anche se il percorso non esclude opere dall’antichità al contemporaneo. Tra i temi trattati: l’innocenza del dormiente, i sogni biblici, l’ambivalenza tra riposo e morte, la carica erotica delle figure addormentate, sogni e incubi. Una sezione affronta mesmerismo e disturbi del sonno attraverso immagini scientifiche; mentre, un focus sulla camera da letto, indaga abitudini e rituali legati a questo spazio non solo fisico ma anche simbolico. 

The Empire of Sleep  
Musée Marmottan Monet, Parigi 
Fino al 1° marzo 2026 

Renée Green, Space Poem #2 (Laura’s Words), 2009. Frac Grand Large Collection — Hauts-de-France. Photo credit - Emile Ouroumov
Renée Green, Space Poem #2 (Laura’s Words), 2009. Frac Grand Large Collection — Hauts-de-France. Photo credit – Emile Ouroumov

Palais de Tokyo: “Echo delay reverb: American Art, Francophone Thought” 

Circa una sessanta sono gli artisti riuniti al Palais de Tokyo per la collettiva che Echo delay reverb: American Art, Francophone Thought che, dal 22 ottobre, anche avvalendosi di diverse nuove commissioni, evidenzia come l’arte americana abbia sempre dialogato con autori europei, specialmente di area tedesca, come Simone de Beauvoir, Frantz Fanon, Michel Foucault, Jacques Derrida, Aimé Césaire ed Édouard Glissant. In uno scambio che nel tempo ha generato nuovi strumenti critici per rileggere istituzioni, linguaggi e società. Il percorso, proprio per evidenziare l’importanza della circolazione di idee e forme artistiche tra Stati Uniti e area francofona, include opere storiche di Dan Graham, Hans Haacke, Cindy Sherman, Lorna Simpson, Glenn Ligon e Renée Green, accanto a quelle prodotte da artisti di nuova generazione, come Tiona Nekkia McClodden, Kameelah Janan Rasheed, Char Jeré e Cici Wu, intrecciando scambi, confronti, sovversivi omaggi e sottili corrispondenze. Infine, un corpus di materiali d’archivio mettere in luce il ruolo di figure come editori o membri delle istituzioni che hanno contribuito alla diffusione di questo pensiero negli Stati Uniti. 
Nell’ambito della mostra si colloca l’intervento site specific di Caroline Kent (USA, 1975), il murales Within the Veil, a Grammar.

Echo delay reverb: American Art, Francophone Thought  
Palais de Tokyo, Parigi 
Fino al 22 febbraio 2026 

Abiti di Azzedine Alaïa
Abiti di Azzedine Alaïa

Galerie Dior e Fondation Azzedine Alaïa: Christian Dior e Azzedine Alaïa 

Dal 20 novembre la Galerie Dior di Parigi apre le sue porte per una mostra evento in collaborazione con la Fondation Azzedine Alaïa, che celebra l’ammirazione del couturier tunisino per lo stilista francese. Il percorso presenterà oltre 600 capi d’archivio, di cui molti mai esposti prima, appartenuti a Azzedine Alaïa, appassionato collezionista di Christian Dior, oltre ad altri modelli firmati dai suoi successori, da Yves Saint Laurent a Marc Bohan, Gianfranco Ferré e John Galliano. A suggellare questo felice rapporto, sfociato poi in un florido sodalizio creativo, si aggiunge dal 1° dicembre la seconda tappa della mostra, alla Fondation Alaïa, dove saranno esposte creazioni concepite dai due stilisti insieme. 

Christian Dior e Azzedine Alaïa 
Galerie Dior e Fondation Azzedine Alaïa, Parigi 
Dal 20 novembre e 1° dicembre 2025 al 3 maggio 2026  

L’articolo "Grandi mostre da vedere a Parigi nell’autunno 2025. La mappatura " è apparso per la prima volta su Artribune®.

Autore
Artribune

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