Draghi sferza l’Europa? Per me dovrebbe usare il cilicio

  • Postato il 25 agosto 2025
  • Blog
  • Di Il Fatto Quotidiano
  • 2 Visualizzazioni

Beppe Grillo porta alle urne milioni di cittadini che, col voto, bocciano un certo modo di fare politica. A fianco dellad, la pars construens affronta il Covid-19, ottiene il Pnrr quando tutti consigliano il Mes, emana leggi che avrebbe dovuto fare la sinistra e che non ha fatto.

La scelta degli uomini, però, soffre di gravi errori di valutazione. Ne bastano tre: Di Maio, Cingolani e Draghi, che turlupinano il Supremo il quale, non contento, osteggia Conte e arriva ad espellere dal partito chi non accetta di sostenere Draghi, definito un grillino, a capo di un governo da cui fu escluso il partito che vince le elezioni successive, soprattutto per l’astensionismo di chi, prima, aveva votato contro la destra.

Arrivato al governo, Draghi prepara la procedura di attuazione del Pnrr e sostiene che non ci sia bisogno di altro. Si tratta di millantato credito: il successo politico del Pnrr è di Conte, Draghi realizza la descrizione minuziosa del lavoro da fare. Chi capisce qualcosa di procedure europee sa che la parte difficile è aggiudicarsi i fondi con una proposta progettuale convincente, la definizione delle modalità di spesa è un passo tecnico.

Continuando a millantare crediti, ora Draghi si erge a castigatore dei costumi. Sferza il Parlamento europeo: Please do something!!! Fate qualcosa. Poi va a Rimini e, di nuovo, sferza l’Europa. Lui sì che ha le ricette, solo che non gli danno retta. Fosse per lui, saprebbe bene cosa fare, con quel curriculum!

In effetti qualcosina ha fatto, nel determinare la situazione in cui si trova l’Italia. Vediamo… Da direttore generale del Tesoro dal 1991 al 2001, gestisce la privatizzazione delle partecipazioni statali (es. IRI, Enel, Eni, Telecom, Autostrade per l’Italia). Il momento più simbolico è il discorso che tiene il 2 giugno 1992 a bordo dello yacht della Corona britannica, il Britannia: capitolo chiave della stagione “innovativa” delle privatizzazioni italiane, quando svende il nostro sistema produttivo.

Draghi è una figura chiave nelle privatizzazioni italiane — un attore concreto e decisivo: molti beni strategici realizzati con soldi pubblici passano in mano privata, con maggiori profitti per gli acquirenti e minori ricavi (e controllo) per lo Stato, condannando l’Italia alla perdita di potenziali fonti di reddito pubblico e capacità d’intervento economico.

Non so se è chiaro: Draghi svende gli asset strategici del paese a privati che ne traggono enormi guadagni e che poi li fanno fallire: invece di fare gli interessi pubblici, da gestore della cosa pubblica, promuove gli interessi privati. I risultati portano ad un disastro economico e sociale.

Secondo la Corte dei Conti (2010), molte aziende privatizzate hanno effettivamente registrato un recupero di redditività, ma non grazie a efficienza, bensì per l’aumento delle tariffe (energia, autostrade, servizi finanziari), spesso oltre la media europea, e senza investimenti sul servizio. Tutto il contrario di quel che era stato raccontato: aumenta l’efficienza e diminuiscono i prezzi. Si è visto!

Intanto gli stipendi italiani sono ai minimi europei, l’economia è devastata ed è promossa la finanza. I lavoratori sono o disoccupati o sottopagati, le industrie falliscono e gli extraprofitti finanziari salgono alle stelle. Complimenti! Draghi è il responsabile tecnico delle privatizzazioni, assieme a una serie di politici che si possono definire o complici o incompetenti, visti i risultati: Prodi e D’Alema continuano a dar lezioni su come si fanno le cose, Berlusconi non lo fa solo perché è morto: destra e sinistra hanno dato retta a Draghi, e anche Grillo. In altre parole: tutti. Ovvio che nessuno lo critichi: sono tutti responsabili di avergli dato retta.

Dopo le privatizzazioni, le delocalizzazioni sono l’altro disastro per la nostra socio-economia. Non sono da imputare a Draghi che, però, non ha avvertito sulle conseguenze del trasferimento delle produzioni. Ha promosso la finanza a danno dell’economia e il risultato è fallimentare. Delocalizzare in oriente le industrie privatizzate in occidente ha dato maggiori guadagni agli azionisti ma ha distrutto l’economia produttiva. Dove era Draghi quando, dopo le privatizzazioni, sono scattate le delocalizzazioni?

Ma c’è di più: non si è accorto che la crescita globale del capitale economico-finanziario erode il capitale naturale. Altra palese incompetenza: economia ed ecologia sono legate indissolubilmente, ma i finanzieri mica lo sanno! Sono quelli come lui ad aver determinato questa situazione, ed è ancora sul pulpito a far sermoni.

E ora? Ora spendiamo i soldi in armi. Un assaggio ce lo dà con l’alternativa tra la pace (ottenuta con la sconfitta russa) e i condizionatori accesi. Una nuova versione dell’alternativa tra burro e cannoni.

Non è incredibile che una persona di tanta palese incompetenza, visti i risultati a seguito dei ruoli giocati, riceva ancora così tanto credito? Riconoscerne il fallimento colpevolizzerebbe anche i politici e i commentatori che, in tutto l’arco costituzionale, gli hanno dato retta. I truffati sono i principali difensori dei truffatori, altrimenti dovrebbero ammettere di esser stati dei polli.

Il re degli scappati di casa è lui: Mario Draghi. Sarebbe ora che tornasse a casa, smettendo di far danni, contento di averla fatta franca e di non dover dar conto di atti che, facendo un po’ di conti, sono costati centinaia di miliardi alla nostra economia, per non parlare della macelleria sociale che fa fuggire all’estero i nostri giovani. Più che la sferza, Draghi dovrebbe usare il cilicio.

L'articolo Draghi sferza l’Europa? Per me dovrebbe usare il cilicio proviene da Il Fatto Quotidiano.

Autore
Il Fatto Quotidiano

Potrebbero anche piacerti