Balneari, il problema non sono i prezzi ma il sistema. Che va totalmente rivisto
- Postato il 24 agosto 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Ha ragione Mario Tozzi, geologo e divulgatore scientifico: la gestione del demanio marittimo in Italia risponde a regole ben diverse da quelle fissate in altri paesi dell’area mediterranea, delineando un sistema speculativo che favorisce i privati.
La greca Naxos, immortalata in un post dal conduttore di Sapiens, è diventata il simbolo di un modo diverso di regolamentazione di una spiaggia, arenile libero da stabilimenti, solo poche attrezzature (eco-compatibili) al servizio dei bagnanti, spesso un baretto messo su con strutture amovibili. L’isola di Naxos non è un’eccezione, quel modello lo trovi nelle Cicladi, a Serifos, a Sifnos e in gran parte della Grecia. È quello il sistema delle spiagge cittadine di Barcellona e Malaga, del litorale basco, delle Canarie e così via.
In Italia no, è consentita la cementificazione delle strutture balneari, l’occupazione minuziosa di ogni centimetro di spiaggia, la predisposizione di barriere di accesso al mare. In Versilia, lungo la costa adriatica, in Puglia come in Cilento.
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Il demanio è cosa di privati, con i Comuni, soprattutto quelli piccoli, chiamati ad una gestione spesso schiacciata da logiche lobbistiche o clientelari. Una pressione così forte che porta ad adottare misure paradossali, si pensi alle spiagge libere posizionate in prossimità delle foci di fiumi, ossia nelle fasce di rispetto per legge non balneabili, o ancora ai tornelli per l’ingresso, con i bagnanti trattati alla stessa stregua dei tifosi che accedono alle gradinate di uno stadio di calcio.
In un quadro così altamente speculativo la questione del costo della sdraio e dell’ombrellone diviene secondaria: è l’impalcatura che regge l’intero sistema che va cambiata, le strutture non possono essere permanenti e i litorali vanno liberati, almeno la metà della superficie di ciascuna spiaggia deve essere libera.
Il termine demanio viene dal ‘dominium’ latino, e ‘dominio’ è chiamato in Spagna il bene statale ad uso collettivo. La Costituzione del 1978 (articolo 132) ne rimarca la valenza primaria, la Ley de Costas ne esalta l’interesse pubblico. Per l’installazione di servizi in spiaggia non è prevista la concessione bensì un’autorizzazione, non superiore a quattro anni, rilasciata a seguito di bando pubblico e con una superficie omogenea ben definita, pari al 50% degli arenili urbani e al 10% in spiagge naturali extraurbane.
I baretti in spiaggia, i famosi ‘chiringuitos’, sono diventati l’icona dell’estate spagnola, espressione della capacità di creare divertimento con strutture semplici e perfettamente integrate con l’ambiente. Un modello che funziona, apprezzato dai turisti, lì dove il settore è negli anni divenuto il vero traino dell’economia nazionale: il turismo incide per il 13,2% sul Pil spagnolo e il numero di occupati ha superato i tre milioni.
L’interesse pubblico, il rispetto dell’ambiente, l’accesso ai beni demaniali garantito a tutti non è incompatibile con il progresso economico. Avviciniamoci all’Europa mediterranea, ha ragione Mario Tozzi.
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