Digiuno dei sanitari per Gaza, perché siamo rimasti basiti dalle parole del presidente Anelli
- Postato il 2 settembre 2025
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di Saverio Benedetti, medico di Sanitari per Gaza
A conclusione della Giornata Nazionale di digiuno di oltre 30.000 operatori sanitari il presidente della FNOMCeO, il dr Filippo Anelli ha scritto un comunicato di “ringraziamento” in cui conclude che: “Non possiamo restare inerti e disarmati di fronte a tanta violenza. Nello stesso tempo, prendiamo le distanze da ogni iniziativa di boicottaggio volta a danneggiare il popolo di Israele, che è vittima e non responsabile di questa ingiusta guerra”. Tantissimi colleghi sono rimasti basiti.
Per prima cosa questa non è una “ingiusta guerra” ma una campagna di pulizia etnica e sterminio condotta da uno degli eserciti più forti del mondo contro una popolazione inerme, in cui è consuetudine bombardare gli ospedali e sparare alla testa ai bambini palestinesi come testimoniato anche dal chirurgo ebreo americano Mark Perlmutter nella totale impunità.
“Wow! Colpito alla testa!” Due cecchini israeliani urlano di gioia dopo aver ucciso un bambino in un video (del 2018) diffuso da Voci ebraiche per la pace. Oggi parlare di “guerra” è riduttivo.
In secondo luogo non si può continuare a definire Israele (“il popolo di Israele”) sempre e solo come “vittima e non responsabile” quando invece tutti i palestinesi sono sempre stati stati ritenuti colpevoli del massacro del 7 ottobre (anche i bambini!), per aver votato Hamas, per non essere vittime silenti e per tante altre ragioni a tal punto da meritare, proprio secondo gli attuali leader di quel “popolo di Israele, che è vittima e non responsabile”, la deportazione e lo sterminio.
Il presidente Netanyahu, ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità, è stato eletto tre volte (la prima nel 1996) ed è al potere da oltre 25 anni. Tutti i cittadini di Israele, eccetto gli ortodossi, i cosiddetti “arabi-israeliani” e i pochissimi eroici renitenti alla leva (i famosi “refusenik”), svolgono il servizio militare entrando a far parte attivamente di quell’esercito che porta avanti l’occupazione, l’apartheid, la pulizia etnica e ora anche il genocidio. Pochi sono coloro che rompono il silenzio (Breaking the silence).
Tutti i governi dal 1967 hanno sempre tollerato o incrementato gli insediamenti in Cisgiordania che oggi ospitano oltre 700.000 coloni illegalmente residenti (circa il 10-15% dei cittadini ebraici di Israele) e ben protetti dai soldati israeliani. I media israeliani salvo pochissime eccezioni (Haaretz) sostengono il massacro con scioccanti dichiarazioni. “Vittima e non responsabile”? Parliamone.
“In Israele nessuno pensa alle sofferenze di Gaza” ha scritto Gideon Levy su Haaretz. “Ad Israele “manca l’umanità di fondo per essere scossa dalla sofferenza delle vittime (palestinesi, nda)”, ha proseguito. Recenti sondaggi hanno rilevato che la maggior parte degli israeliani era favorevole alla deportazione dei palestinesi (pulizia etnica). Nelle grandi manifestazioni contro il governo gli israeliani chiedono il ritorno degli ultimi 60 ostaggi ma non che vengano liberati gli oltre diecimila prigionieri palestinesi (fra cui moltissimi operatori sanitari) detenuti illegalmente in condizioni terribili e sistematicamente torturati (fonte B’Tselem).
A Gaza ci sono stati oltre 63.000 morti e 100.000 feriti, città completamente distrutte e un blocco degli aiuti alimentari che ha scatenato l’unica carestia intenzionalmente provocata dall’uomo dell’ultimo secolo. Sono morte di fame oltre 300 persone fra cui 70 bambini. Netanyahu e Ben Gvir hanno fatto tutto da soli?
In terzo luogo, con il termine “popolo di Israele” (definizione biblica quantomai inopportuna) ci si riferisce agli ebrei in generale, non solo ai cittadini israeliani. La suddetta frase cela una velata accusa di antisemitismo che non possiamo accettare. Nessuno di noi sanitari che ha aderito al digiuno nazionale vuole “danneggiare il popolo di Israele” inteso come popolo ebraico.
La Corte di Giustizia Internazionale con il parere del 19 luglio 2024 ha confermato che l’occupazione dei territori palestinesi è illegale e che ci si deve astenere o si devono interrompere i rapporti commerciali con aziende che ne traggano profitto. Non solo non si devono vendere armi, ma ogni rapporto commerciale che, anche indirettamente, rafforzi la capacità di Israele di perpetrare comportamenti criminosi va interrotto.
La multinazionale farmaceutica Teva paga imposte e investe utili in Israele con cui il governo acquista le armi. E’ per questo che i farmaci israeliani non dovrebbero essere presenti nelle nostre farmacie e nei nostri ospedali. Comprando farmaci israeliani si contravvengono le suddette indicazioni, si sostiene Israele e si finanzia indirettamente il genocidio in corso. Questo dice il diritto internazionale. Colleghi e pazienti vanno quantomeno informati perché facciano una scelta consapevole.
Il boicottaggio non è cosa “volta a danneggiare il popolo di Israele”, ma una forma di pressione civile e legittima contro una etnocrazia suprematista dove la violenza, l’apartheid, il colonialismo e la pulizia etnica sono un elemento costante con grave danno anche di tanti ebrei, israeliani e non, che non condividono queste politiche. E’ con il boicottaggio che è stato sconfitto l’apartheid in Sudafrica e nessuno era contro il popolo del Sudafrica. E’ anche grazie al boicottaggio se oggi il Sudafrica è un paese migliore.
Il boicottaggio del resto non è altro che una forma di sanzioni commutate da privati cittadini necessarie per l’inerzia o la complicità dei nostri governi. O si criticano tutte le forme di sanzioni e boicottaggio (anche quelle contro la Russia per esempio) perché qualcuno ci rimette o le si considerano delle forme di pressione legittime la cui ragionevolezza dipende dalla causa prima per cui sono stabilite.
Una immane strage di donne e bambini, medici e infermieri, vecchi e malati, la pulizia etnica, la carestia e il tentativo di genocidio ci sembrano ragioni davvero molto valide per applicare sanzioni e non prescrivere né usare i farmaci israeliani
Se il presidente Anelli vuole “prendere le distanze” dal boicottaggio va bene, ma se poi scrive che “non possiamo rimanere inerti” ci spieghi come intende agire, visto che al momento la FNOMCeO non ha nemmeno riconosciuto il genocidio in corso. A questo riguardo una lettera di Sanitari per Gaza con oltre 50.000 firme inviata in maggio scorso è rimasta senza risposta.
Chi “danneggia il popolo ebraico” è il governo israeliano e chi lo appoggia, chi lo finanzia, chi lo copre, chi non capisce che quel governo non rappresenta “il popolo ebraico” ma se ne fa scudo. Il presidente Anelli non ha scelto le parole migliori per ringraziarci del nostro digiuno.
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