Costruire ponti e saltare muri. Rileggere Alex Langer trent’anni dopo rivela cosa ci serve oggi

  • Postato il 3 luglio 2025
  • Blog
  • Di Il Fatto Quotidiano
  • 2 Visualizzazioni

Alex Langer, ecologista, intellettuale, europarlamentare e fondatore dei Verdi in Italia e in Europa, moriva il 3 luglio 1995 in un oliveto nei pressi di Firenze. Lasciò un commovente invito a chi restava: “Continuate in ciò che è giusto”. Era nato a Vipiteno (Alto Adige) e a lungo si era occupato del rapporto tra le comunità linguistiche ed etniche. A lui si devono i fondamenti dell’ambientalismo (“La conversione ecologica è una cosa molto concreta”, scriveva), dell’antimilitarismo e di una politica consacrata all’impegno civile: più che pacifista, si definiva “facitore di pace”. Fu militante in Lotta Continua. (ndr)

***

Assumere il paradigma della complessità per leggere la realtà, tessere rapporti di convivenza con l’Altro da sé, costruire ponti per affrontare e risolvere pacificamente i conflitti, promuovere la consapevolezza del limite nel rapporto con la natura, svolgere l’agire politico – in ogni livello e contesto – come servizio anziché come manifestazione di potere. Pur consapevole che i fatti della vita non sono separabili dall’impegno teorico e pratico, rimando alla Fondazione che ne cura la memoria per le note biografiche, qui provo ad esplorare alcune dimensioni essenziali dell’opera di Alex Langer di cui, trent’anni dopo, avvertiamo immensamente la mancanza.

A tre decenni dalla scelta di Langer di mettere un punto finale alla sua esistenza, il discorso pubblico – politico e mediatico – è regredito nella logica binaria che banalizza e militarizza il pensiero, l’Altro è considerato un nemico da combattere tanto sul piano interno che internazionale, i conflitti si affrontano esclusivamente con il riarmo e la guerra ormai mondializzata, il sistema tecno-finanziario-capitalista stravolge l’ecosistema per il profitto, l’agire politico è tornato ad essere mera esibizione di potenza. Alcuni continuano in “ciò che era giusto” – come Alex ha esortato a fare quel 3 luglio del 1995 – ma lo sforzo è sempre più improbo e noi siamo più soli. Rileggere alcune pagine di Langer oggi da un lato mostra il segno del deterioramento culturale in cui stiamo sprofondando, dall’altra apre ad una dimensione differente e ancora possibile di stare al mondo.

“Liberarsi dalla guerra, dal militarismo, dalla distruzione ecologica, dall’incombere dell’apocalisse ‘civile’ o ‘militare’ che sia, non è solo un imperativo per chi vuole che i nostri figli o nipoti possano ancora vivere o per chi ama i popoli lontani – scriveva Alex già nell’aprile del 1989, su Azione nonviolenta la rivista fondata da Aldo Capitini – La causa della pace non è più separabile da quella dell’ecologia, dalla salvaguardia della natura, così come non è separabile da quella della giustizia e della solidarietà tra i popoli, e tra sud e nord del mondo. (…) Scoprendo e divulgando questi nessi e promuovendo i comportamenti personali di riduzione della violenza, i movimenti per la pace – al pari di quelli per la salvaguardia della natura o per la solidarietà con il sud del mondo – sempre più diventano parte di una nuova e grande sensibilità: che cioè il nostro modello di vita attuale – dai consumi agli armamenti, dalla competizione produttiva a quella intellettuale – impone un altissimo livello di conflitti e di violenza, dove i più deboli soccombono per primi, ma dove anche i forti ben presto vengono colpiti dagli effetti-boomerang della distruzione. Conviene ‘disarmare’, finché siamo in tempo”.

Tra le sue molte “utopie concrete”, orientate al disarmo strutturale e culturale, ve ne sono almeno due – elaborate tra il 1994 e il 1995, nel pieno della guerra civile europea scatenata dai nazionalismi balcanici – che hanno valore di bussola imprescindibile per la nostra navigazione nel mare in tempesta della contemporaneità – che vede un’altra e ben più pericolosa guerra civile europea scatenata da analoghi nazionalismi – e hanno un valore formativo per tutti, in quella dimensione di “pedagogia implicita” dell’opera di Langer, così bene esplorata da Lavinia Bianchi (Langer. La pedagogia implicita, Scholé, 2023).

La prima è il Tentativo di decalogo per la convivenza inter-etnica, dieci punti per costruire “l’arte di vivere insieme” tra diversi sulle differenti scale, che trova nel punto 8 il senso etico dell’impegno multidimensionale di Langer, dal Sud Tirolo/Alto Adige alla ex Jugoslavia: “Dell’importanza di mediatori, costruttori di ponti, saltatori di muri, esploratori di frontiera. Occorrono ‘traditori della compattezza etnica’, ma non ‘transfughi'”. L’altra utopia concreta, che svolge la prima dalla dimensione culturale a quella politica, è avanzata nel suo ruolo di parlamentare europeo, quando deposita a Strasburgo il Progetto per la creazione di un Corpo civile di pace europeo, sotto l’egida delle Nazioni Unite.

Eccone uno stralcio essenziale:

Prima il corpo sarà inviato nella regione, prima potrà contribuire alla prevenzione dello scoppio violento dei conflitti. (…) Dopo lo scoppio della violenza, esso è là per prevenire ulteriori conflitti e violenze. Nel fare ciò esso ha solo la forza del dialogo nonviolento, della convinzione e della fiducia da costruire o restaurare. Agirà portando messaggi da una comunità all’altra. (…) Proverà a rimuovere l’incomprensione, a promuovere i contatti nella locale società civile. Negozierà con le autorità locali e le personalità di spicco. Faciliterà il ritorno dei rifugiati, cercherà di evitare con il dialogo la distruzione delle case, il saccheggio e la persecuzione delle persone. Promuoverà l’educazione e la comunicazione tra le comunità. Combatterà contro i pregiudizi e l’odio. Incoraggerà il mutuo rispetto fra gli individui. Cercherà di restaurare la cultura dell’ascolto reciproco.

Esattamente ciò di cui oggi abbiamo bisogno, per prevenire la degenerazione bellica dei conflitti, invece dei folli piani di riarmo della Nato e della Ue.

L'articolo Costruire ponti e saltare muri. Rileggere Alex Langer trent’anni dopo rivela cosa ci serve oggi proviene da Il Fatto Quotidiano.

Autore
Il Fatto Quotidiano

Potrebbero anche piacerti