Così i Brics sfidano l’egemonia del dollaro (e sembrano meglio attrezzati per il futuro)

  • Postato il 2 novembre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Si parla spesso di partenariato, multipolarità, sostenibilità; c’è persino chi definisce l’attuale assetto geopolitico “poligamia politica”. Ma non basta, l’idea che l’Europa e l’Asia siano lo stesso continente si fa strada: è interessante notare che fu proprio Putin all’inizio del secolo a prospettare l’idea di fondere concettualmente il continente europeo e quello asiatico. Sebbene geograficamente uniti, entrambi sono stati tenuti separati dalla volontà politica dei vari imperi al comando del mondo.

Venti o trent’anni fa difficilmente avremmo sentito parlare di questi concetti. Perché? Perché il mondo in cui viviamo è fondamentalmente diverso da quello dell’avvento della globalizzazione. Oggi quel periodo è svanito e ci troviamo a un crocevia storico, epocale. È infatti in atto un grande cambiamento: gli antichi equilibri vengono smantellati e ridisegnati costantemente, nulla è immune dal vento del mutamento, nemmeno le valute.

La tecnologia gioca un ruolo cruciale in questo processo, e in particolare nel futuro dell’egemonia del dollaro. Nei prossimi decenni le monete cartacee scompariranno, un fenomeno unico nella storia. Fino ad oggi, le valute utilizzate per lunghi periodi di tempo — per esempio il sesterzio romano — valute con un raggio di copertura geograficamente enorme, le cosiddette monete di riserva, erano quelle accettate da tutti e prodotte dalle nazioni egemoni. Il loro valore in passato era pari alla somma del metallo (oro o argento) più il signoraggio, ovvero il costo di coniazione che il potere politico che le produceva doveva affrontate. L’uso diffuso e la popolarità di tali monete erano funzionali al perdurare del ruolo di superpotenza della nazione emittente.

La sterlina britannica fu usata e accettata come mezzo di scambio durante l’Impero britannico un po’ dovunque, rappresentava il 59% delle transazioni mondiali; oggi è scesa ad appena il 2%. Nel secolo scorso la cosiddetta supremazia del dollaro è stata la diretta conseguenza del ruolo di superpotenza degli Stati Uniti: nel 2024 il 60% delle riserve mondiali era detenuto in dollari. La popolarità delle monete di riserva dipende dal potere politico e quindi, come gli imperi sorgono e cadono, le loro valute condividono lo stesso destino.

Nell’era della digitalizzazione, in cui la crescente popolarità delle criptovalute, in particolare del Bitcoin, sembra inarrestabile, il rapporto intimo tra potere politico e moneta è destinato a cambiare. Il Bitcoin non appartiene a nessun potere politico, non ha una banca centrale; è prodotto da un software e la sua emissione è controllata da una formula matematica che varia in base alla frequenza con cui vengono estratti i blocchi di Bitcoin. Un registro digitale, la blockchain, censisce ogni estrazione e transazione, rendendo impossibile alterare la quantità di bitcoin prodotta o il valore di ciascuna operazione.

La tecnologia rappresenta la vera sfida alla supremazia del dollaro: in futuro le transazioni avverranno in forma digitale. I Brics, in quanto blocco moderno di nazioni che commerciano e cooperano tra di loto che si affaccia su questa nuova e unica fase storica con un grande vantaggio, può adattare il suo sistema monetario alla nuova tecnologia. Invece di concentrarsi sulla creazione di una singola valuta simile all’euro, i Brics hanno infatti sviluppato un sistema di pagamento basato sulla blockchain, chiamato Brics Pay, al fine di facilitare le transazioni transfrontaliere tra i paesi membri nelle rispettive valute nazionali, e con l’obiettivo di ridurre la dipendenza dal dollaro statunitense.

Il sistema utilizza la tecnologia blockchain per creare una piattaforma sicura, decentralizzata ed efficiente che integri i sistemi di pagamento nazionali esistenti. I pagamenti avvengono attraverso un sistema di messaggistica finanziaria, che non comporta la creazione di una nuova criptovaluta unica, ma che consente lo scambio tra diverse valute digitali delle banche centrali (Cbdc). Il sistema interagisce con le piattaforme di pagamento nazionali, come la Upi indiana e Alipay cinese, e gli utenti possono accedere a Brics Pay tramite portafogli digitali collegati ai propri conti bancari, con la possibilità di effettuare pagamenti anche tramite codici qr.

Il futuro, lo sappiamo, è già qui, e chi lo disegna è la tecnologia. Organizzazioni come i Brics, che si sono allontanate dal modello occidentale tradizionale, altamente integrato del sistema di Bretton Woods, per costruire una cooperazione economica e commerciale più flessibile e agile sembrano meglio attrezzate per affrontare il cambiamento delle ‘vecchie’ economie occidentali.

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Il Fatto Quotidiano

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