A Milano l’incredibile illusione della materia di Ljubodrag Andric
- Postato il 17 settembre 2025
- Arte Contemporanea
- Di Artribune
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Due piani di illusioni ottiche in cui si stenta a credere di avere davanti delle fotografie. Due piani di una mostra, quella ospitata a Milano da BUILDING Gallery, che mettono il pubblico di fronte a pareti di mattoni, lunghe scalinate a chiocciola e architetture così “materiche” da parere vere. Fisicità e tattilità sono le parole giuste per descrivere l’opera di Ljubodrag Andric (Belgrado, 1965), tra i più interessanti fotografi contemporanei della nostra epoca, già in esposizione negli scorsi mesi a Venezia, con il primo capitolo di questo progetto. Dopo aver portato in scena il suo lavoro frutto dell’esperienza personale vissuta in India e tra le Calli della Laguna, giunge a Milano con un secondo corpus di lavori di analoga origine. Qui, però, grande protagonista è la “soglia”, cui è dedicato quasi tutto un piano, accanto a elementi architettonici in cui lo studio estetico e ottico trasforma la fotografia in una finestra sulla materia, rendendola astratta e straordinariamente autonoma.
La “soglia” secondo Ljubodrag Andric in mostra da BUILDING a Milano
“Che cos’è per te la “soglia”, al centro della mostra milanese?” – Abbiamo posto questa domanda all’artista, che ha risposto restituendoci la chiave della sua poetica. “La soglia è l’immagine stessa, fisicamente intrisa nella materia della carta: una carta opaca, di cotone, spessa ma molto liscia, impalpabile e sensuale allo stesso tempo e di grande formato. C’è però anche un’altra soglia: avvicinandosi e allontanandosi dal lavoro appeso al muro, cambia la natura dello spazio, vissuto e non solo visto. Questo è dettato dalla natura dell’apparato percettivo, ma non solo: da vicino prevale l’aspetto tattile, mentre da lontano quello astratto. C’è quindi un punto di armonia fra i due modi di essere. La soglia è da qualche parte intermedia, non misurabile, una dimensione sospesa, una fase del respiro…”
Parole evocative, che ben accompagnano le opere esposte: cornici in cui il soggetto si allontana dalla fonte d’origine – parete di pietra, scalinata a chiocciola o porticato con volte a cuspide che sia – per assurgere a elemento estetico autonomo dotato di vita propria. Tutto il primo piano è dedicato alle soglie che, con il loro significato di passaggio e trasformazione, accompagnano l’osservatore in un percorso onirico e spirituale.




La genesi dell’opera di Ljubodrag Andric in mostra da BUILDING a Milano
“Ho sempre pensato che le immagini fossero ovunque intorno a noi, pulsanti, vive; anche se di solito nascoste dal rumore, e non solo dal rumore visivo. Il rumore più presente lo generiamo noi stessi, forse… Quindi abbiamo un bisogno, fisico addirittura, di trovare dei luoghi che ci regalino il tempo, il respiro, la stabilità, il senso di una pace possibile… e di orientamento. Un bisogno antico quanto la nostra specie. Scoprendo, da giovanissimo direi, e per caso, che le immagini più forti si trovano di solito nei luoghi meno ovvi, ne sono partito alla ricerca; vivo questo come un obbligo, oltre che come la ricerca dell’incanto, di cui abbiamo così tanto bisogno, forse soprattutto ora, anche se in ogni epoca, naturalmente, si dice così.”
Le architetture indiane e veneziane di Ljubodrag Andric in mostra da BUILDING a Milano
Dalla prima all’ultima, ogni immagine di Ljubodrag Andric offre uno scorcio non scontato su un mondo a metà tra realtà e Mondo delle Idee platonico. Le architetture dell’India e di Venezia sono qui trasformate attraverso la post-produzione – essenziale per la resa materica delle opere – che ne alimenta l’estetica presentata su superfici di grande formato. “La materia e la luce sono tutt’uno: negli intonaci e nelle forme dei chiostri della Fondazione Cini ho scoperto una sostanza allo stesso tempo minerale, fatta di nebbia del tempo (o fuori dal tempo), e di una luminosità pulsante”. Osservando i suoi lavori, si comprendono a pieno queste parole. Si coglie la presenza materica, divenuta protagonista, percependone tutte le componenti, gli strati e le imperfezioni che, però, diventano parte di una perfezione complessiva ineccepibile. Proporzione, luce, colore e forma: ingredienti che fanno delle opere dell’artista serbo armonie visive che appagano la vista e rendono partecipi della realtà a cui danno vita.
Emma Sedini
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