Mi fanno sorridere quelli che parlano di Israele quale Stato democratico. Democratico di che?
- Postato il 26 giugno 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Esportare la democrazia con le bombe è un inganno e un crimine allo stesso tempo. In primo luogo perché chi bombarda violando il diritto internazionale non è e non può essere uno Stato democratico. In secondo luogo perché la democrazia si fonda sull’autodeterminazione dei popoli che insistono in un determinato territorio. In terzo luogo imporre un modello o una condotta ad un altro popolo non significa democrazia ma colonizzazione e imperialismo.
Il suprematismo bianco è all’origine purtroppo dei più gravi crimini contro l’umanità e la storia dei nativi ed indigeni d’America la dice lunga sullo spirito democratico delle politiche schiaviste dei governi americani. Ma la più potente creazione dell’imperialismo occidentale è lo Stato d’Israele che ha storicamente l’obiettivo di annientare il popolo palestinese che vorrebbe e dovrebbe avere il diritto di vivere nella sua terra in uno stato autonomo ed hanno anche l’obiettivo di distruggere ogni autonomia del mondo arabo.
Democrazia vuol dire avere le fondamenta nello Stato di diritto, non nello Stato del più forte che agisce con violenza, arroganza e crudeltà.
C’è un filo che unisce bullismo, patriarcato e femminicidi, mentalità mafiosa, pensiero liberista e azione bellicista. La legge del più forte contro il più debole. Criminali e anche vigliacchi.
Mi fanno sorridere amaro quelli che parlano di Israele quale stato democratico. Democratico di che? Uno stato che commette genocidio non è democratico, andrebbe bandito dalla società delle nazioni. Così come sono solo formalmente democratici i paesi che sono complici degli Stati canaglia. Il diritto è il diritto ad avere diritti, non è dare la copertura legale alla legge del più forte. I bombardamenti in Iran, che calpestano la sovranità di un popolo, sono in totale violazione del diritto internazionale e i 1000 morti civili sono vittime di un crimine di Stato.
Poi abbiamo la ciliegina sulla torta del discorso del presidente del Consiglio Meloni in Parlamento che improvvisandosi latinista annuncia: prepararsi alla guerra per costruire la pace. Un modo come un altro per piegare la testa alla richiesta folle di riarmo della Nato sino al 5% del Pil nazionale, ma non dice, astutamente ma ipocritamente, che prepararsi alla guerra per mandare in guerra i nostri ragazzi e le nostre ragazze e per vedere morire sempre di più i diritti scolpiti in Costituzione. Sono traditori della Costituzione recidivi perché non ripudiano la guerra, anzi la alimentano e poi devastano i diritti sanciti nei principi fondamentali della Costituzione.
Soldi per le armi e non per i diritti, mostrando con la propaganda di regime il nemico di turno: il palestinese, il mussulmano, l’africano, il russo. Non siete credibili, dovete essere rimossi in quanto ostacolo all’attuazione della Costituzione. Non è un auspicio, ma un obbligo costituzionale: articolo 3, secondo comma, rimuovere gli ostacoli. Se poi oltre ad essere traditori si hanno anche radici fasciste dovrebbero essere banditi dalla storia, nella duplice accezione del termine banditi.
Essere indifferenti oggi significa essere conniventi, sostenere il sistema significa essere complici. Ed essere partigiani significa invece scegliere da che parte stare della storia, quella giusta.
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