La Fondazione Pescheria di Pesaro ha un nuovo spazio espositivo dentro i Musei Civici della città
- Postato il 10 agosto 2025
- Arte Contemporanea
- Di Artribune
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La Fondazione Pescheria di Pesaro si dota di una nuova sede per le arti visive contemporanee, la Falegnameria di Palazzo Mosca, che va ad aggiungersi a quella della Chiesa del Suffragio, annessa al loggiato della Pescheria. Sempre di proprietà del Comune di Pesaro, questi spazi erano adibiti a falegnameria dei Musei Civici: sono stati recuperati e resi uno spazio espositivo dedicato a pittura, fotografia, scultura e arti grafiche. Qui confluirà anche la programmazione dell’altra sede della Pescheria, Spazio Bianco, “che è stato negli ultimi 5 anni punto di riferimento per la fotografia d’arte”, ci spiega la sua curatrice Roberta Ridolfi. La programmazione parte con la mostra di Alberto Barbadoro il 13 agosto, proseguirà con una mostra di Marco Morosini e, infine, con la mostra Surprize.

Il progetto di ampliamento dei Musei Civici di Palazzo Toschi Mosca
Il nuovo spazio si inserisce nel progetto di ampliamento dei Musei Civici di Palazzo Toschi Mosca, finanziato dal PNRR. Grazie a un intervento di riqualificazione architettonica e restauro conservativo, sono stati aggiunti 800 metri quadrati di spazi espositivi suddivisi su due livelli. Il piano terra, che in passato ospitava appunto una falegnameria, è stato destinato principalmente alle esposizioni di grafica e fotografia, ma anche di pittura e scultura. Questo spazio sostituirà proprio lo Spazio Bianco di via Zongo. Il primo piano ospiterà altrettante mostre temporanee di artisti locali, come quella che ha inaugurato ufficialmente i nuovi spazi di Palazzo Mosca a maggio (Nino Caffè. Tra Naturalismo e Satira) alla quale seguiranno l’esposizione delle opere di Franco Fiorucci (dal 30 settembre al 19 novembre) e quella dedicata a Ferruccio Mengaroni, genio della ceramica, nel centenario della sua morte (dal 6 dicembre fino a metà 2026).





La storia di Spazio Bianco della Fondazione Pescheria di Pesaro
Spazio Bianco è nato ufficialmente nell’estate del 2020 come luogo in cui proporre percorsi artistici e fotografi diversi, con un’attenzione particolare alla produzione regionale. Non solo esposizioni però: ha ospitato negli anni anche incontri e corsi, diventando nel tempo un vero e proprio centro di documentazione. La sede è stata finora in via Zongo 45, negli ambienti occupati dalla galleria Ca’ Pesaro 2.0 e in coabitazione con Intercontact, agenzia di pubbliche relazioni con una presenza ormai radicata sul territorio. Inoltre, la presenza dell’associazione Macula, che in questi anni ha fatto un grande lavoro di acquisizione di fondi fotografici molto importanti tra cui quello di Roberto Recanatesi (ricercatore e collezionista, fin dall’età di 14 anni, di materiale fotografico e documentario relativo ai protagonisti delle arti sceniche e dello spettacolo), ha consentito di ospitare queste pregiate raccolte avviando anche progetti di didattica.

La mostra inaugurale di Falegnameria di Palazzo Mosca
Ora Spazio Bianco rinasce in questi nuovi spazi della Fondazione Pescheria, denominati Falegnameria di Palazzo Mosca, che gli consentiranno di ottimizzare la disposizione delle mostre della sua programmazione. Al piano terra, il primo artista ad essere esposto sarà Alberto Barbadoro, noto pittore, scultore e fotografo, nonché graphic designer della Biblioteca e Musei Oliveriani. La mostra Senza Rumore, presenta un percorso espositivo costituito da grandi pitture e sculture, nel decennale della prematura scomparsa dell’artista, avvenuta proprio nell’agosto 2015. “La coincidenza di queste due inaugurazioni non è casuale in quanto rappresenta l’omaggio della città a un grande artista del nostro tempo che, a vario titolo, ha sempre interagito e lavorato sulla qualità della cultura di Pesaro”, conclude la curatrice della mostra Elena Gramaccioni. “Alberto, aveva lavorato al Centro Arti Visive Pescheria e poi alla Biblioteca Oliveriana, portando con sé il proprio bagaglio creativo, poetico e per certi versi ironico, senza mai perdere la propria cifra identitaria”.
Claudia Giraud
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