Emanuela Orlandi, parla l’ex poliziotto: “Enrico De Pedis ha a che fare con il sequestro”
- Postato il 7 novembre 2025
- Crime
- Di Il Fatto Quotidiano
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“Io non ho prove per affermarlo, non posso sostenerlo perché non ho prove certe ma posso dire che, molto probabilmente, lui ha a che fare con questo sequestro di Emanuela Orlandi”: l’ex vice capo della Polizia Nicolò Marcello D’Angelo ha risposto così alla Commissione di inchiesta Orlandi-Gregori sul coinvolgimento di Enrico De Pedis nel sequestro della cittadina vaticana scomparsa a Roma il 22 giugno del 1983.
L’audizione
D’Angelo all’epoca dei fatti era funzionario della squadra mobile di Roma. “I rapporti Oltretevere erano abbastanza stretti e non escludo che possa essere stato interessato”, ha continuato D’Angelo in riferimento ai contatti del boss testaccino in Vaticano con “Marcinkus in particolare”. “Ho sempre definito” la banda della Magliana “un’agenzia del crimine. Ho iniziato a contrastare questo gruppo nell’84. I gruppi che ne facevano parte erano due, quello della Magliana, e l’altro di Testaccio, quest’ultimo più importante e che faceva la differenza criminale”, ha sottolineato precisando che: “Il gruppo era unico, Magliana-Testaccio, ma di fatto erano due gruppi distinti e separati, condividevano interessi comuni ma avevano canali di approvvigionamento diversi”.
(Fonte: Adnkronos)
Le altre testimonianze
La riflessione a cui è approdato D’Angelo non è un caso a sé. La pensa come lui anche l’ex vice questore Giovanna Petrocca, vice dirigente della squadra mobile di Roma dal 2007 al 2009. In quegli anni, quelli della seconda inchiesta, la Petrocca raccolse la testimonianza di Sabrina Minardi sul rapimento della cittadina vaticana. La Minardi, all’epoca legata sentimentalmente a de Pedis, disse che lei stessa era stata partecipe di questo rapimento in quanto era stata incaricata da parte di De Pedis di spostare la ragazza da una macchina all’altra e poi da una zona di Roma all’altra.
Le parole della Petrocca
Dalla audizione della Petrocca alla commissione parlamentare si legge: “Minardi dichiarò che un giorno era stata incaricata da De Pedis, che all’epoca era latitante, di portarsi in questo posto al Gianicolo dove si sarebbero incontrati e poi, secondo il suo racconto, sarebbe arrivato De Pedis con il suo autista e, dopo poco, sopraggiunse una Renault 5 guidata da una signora che lei conosceva, che portava una ragazza che venne fatta salire a bordo di un Bmw con cui era giunto De Pedis con l’autista e che lei avrebbe portato poi nella via delle mille curve e l’avrebbe consegnata a un sacerdote che l’attendeva con un Mercedes scura”.
Le ipotesi del magistrato Capaldo
Anche il procuratore Giancarlo Capaldo, titolare della seconda inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, ha sempre creduto in un coinvolgimento di de Pedis nel sequestro della cittadina vaticana. Nel corso della sua audizione in commissione lo scorso anno aveva detto: “De Pedis ha avuto il ruolo di organizzare il prelevamento e il sequestro della ragazza e poi la restituzione della ragazza a una persona non identificata. Non sapeva neppure perché Emanuela Orlandi era stata sequestrata, né ha partecipato alla gestione di eventuali trattative successive. È da vedere come colui che ha organizzato, sul piano materiale, un servizio di basso livello ma molto utile e particolare per qualcuno”. Il magistrato ha quindi espressamente evidenziato la sua idea sul ruolo di pura manovalanza di “Renatino”.
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