“Mi ha chiamato ‘ingenuo’, non ho gradito”: scontro in diretta tv tra Garofano e l’avvocato De Rensis. La risposta del legale: “Trasecolo”
- Postato il 6 novembre 2025
- Crime
- Di Il Fatto Quotidiano
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Toni accesi in diretta tra il generale Luciano Garofano e l’avvocato di Alberto Stasi, Antonio de Rensis, durante la puntata di “Storie Italiane” andata in onda il 5 novembre. Il biologo e generale dei Carabinieri è intervenuto al programma condotto da Eleonora Daniele per rispondere alle parole dette dal legale il giorno precedente. A scatenare la discussione, a tratti anche accesa, sarebbe stato il termine “ingenuo”, che De Rensis avrebbe usato per definire il generale, ma che Garofano, invece, non ha apprezzato.
“Ho grande stima dell’avvocato De Rensis, ma ieri mi ha definito ‘ingenuo’, termine che sinceramente non ho gradito. Quindi volevo chiedere all’avvocato a che cosa lega questo termine che certamente non mi ha fatto piacere”, ha specificato il generale. Immediata, però, la risposta del difensore di Stasi, che, vocabolario alla mano, riferisce il significato che lui
aveva associato al termine: “Leggo dal dizionario per non essere frainteso: ‘Ingenuo’, dal latino ‘ingenuus’, indica purezza, onestà e schiettezza. Se lei si è risentito su questa mia interpretazione del termine, io trasecolo”, spiega De Rensis. Che poi aggiunge: “In questi giorni, anche inopportunamente, sono stati riferiti alcuni particolari sulla sua attività che io non ho condiviso, pensare che in mezzo a tutte queste parole, il termine ‘ingenuo’ l’abbia colpita mi fa trasecolare”, ribadisce ancora.
Ma il generale Garofano sembra non credere del tutto alla versione proposta dall’avvocato: “Un conto è il termine preso dal significato letterale della parola, un altro è quello che lei ha aggiunto legando il termine ingenuo al fatto che mi fossi occupato dall’omicidio di Garlasco e che, essendo io un generale dei Carabinieri, dovevo conoscere la procedura penale, per cui il termine ingenuo, mettendo insieme tutti questi particolari, significava che ero stato leggero, poco accorto”.
Il riferimento è alla consulenza che Garofano svolse nel 2017 su richiesta del team difensivo di Andrea Sempio per verificare se il DNA dell’indagato corrispondesse a un altro campione biologico, come lui stesso sottolinea a “Storie italiane”: “In primis, non c’era alcun legame con l’indagine su Chiara Poggi, che io in parte ho curato, perché si trattava di verificare se il DNA di Sempio corrispondeva al prelievo eseguito dalla società SHP per poi redigere una consulenza che riguardava questo aspetto”.
Poi, ancora, il generale si concentra sulla documentazione che aveva ricevuto dagli avvocati di Sempio nel gennaio 2017 per svolgere l’incarico: “L’ho avuta da tre penalisti. Per quale motivo avrei dovuto verificare o scoprire se quella documentazione fosse legittima o meno? Davo per scontato che lo fosse. Quando ho cominciato a sentire che forse questa documentazione non fosse legittima, mi sono precipitato a scrivere una mail all’avvocato Soldani, senza aver ricevuto alcuna risposta. Quindi non accetto che lei, al di là la definizione del vocabolario, abbia legato il termine ‘ingenuo’ ad aspetti che chiunque avrebbe collegato a una possibile avventatezza o mancata valutazione di alcuni elementi “, dice Garofano tornando quindi sulla definizione usata da De Rensis.
L’avvocato, in questo caso, si limita a ribadire quanto già detto in precedenza: “Ripeto, sono orgoglioso di aver usato il termine ‘ingenuo’ perché a casa mia vuol dire schiettezza, purezza e trasparenza. Se queste cose l’hanno turbata non è colpa mia”. Ma l’ex comandante dei Ris non ci sta e replica nuovamente alla versione proposta dal legale: “I termini bisogna contestualizzarli e lei li ha contestualizzati in modo negativo. Un conto è la definizione del dizionario e un altro è il contesto al quale lei lo ha legato, la prego solo di non farmi passare come un ingenuo la prossima volta”, conclude il generale.
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