Da Nordio uno schiaffo alle donne che denunciano le violenze

  • Postato il 16 maggio 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Le istituzioni che chiedono aiuto alle donne che chiedono aiuto alle istituzioni” con un laconico post su Instagram, Carlotta Vagnoli ha commentato la risposta di Carlo Nordio, ministro della Giustizia, al question time in Senato, sull’efficacia del braccialetto elettronico. Parole che hanno suscitato indignazione in molte attiviste e anche scoramento. Lo Stato sta dicendo alle donne di arrangiarsi.

Carlo Nordio in Senato ha detto che: “Il funzionamento del braccialetto elettronico è molto spesso incompatibile con i mezzi di trasporto delle persone: nel momento dell’allarme nei confronti di una persona, molto spesso la vittima si trova ad una distanza non compatibile con l’intervento delle forze dell’ordine. Dobbiamo coniugare questi due elementi dando un’allerta alla vittima, affinché sia in grado – nel momento in cui coglie questo momento di pericolo – di trovare delle forme di autodifesa, magari rifugiandosi in una chiesa o in una farmacia, in un luogo più o meno protetto”.

Come spiegare al ministro che qualunque essere umano, compresa una donna, sa già che, se si sta avvicinando un pericolo o una minaccia per la sua vita, deve cercare di mettersi in salvo. Ma quando uno stalker o un ex che l’ha giurata alla donna che lo ha rifiutato o lo ha lasciato, decide di manomettere il braccialetto elettronico o di vìolare il divieto di avvicinamento, l’unica protezione possibile è quella dello Stato. E’ necessario l’intervento delle forze dell’ordine non di farmacisti o preti.

E torniamo al punto di partenza. Quanto alle chiese, sono precluse solo ai vampiri nei film horror ma non sono luoghi invalicabili per gli umani. Il femminicidio di Elisa Claps venne commesso in una chiesa nel 1993. Il ministro Nordio non poteva dare esempio meno opportuno. Quanto agli esercizi pubblici come farmacie, ristoranti o quant’altro, purtroppo sono stati teatro di efferate aggressioni.

Il braccialetto elettronico, introdotto in Italia nel 2001, può essere imposto a chi si trova agli arresti domiciliari in attesa di processo o anche a persone che possono scontare la pena fuori dal carcere. Nel 2013 cominciò ad essere impiegato per monitorare uomini che avessero commesso violenza contro le donne: stalking, maltrattamenti. Il Codice Rosso ne ha rafforzato l’impiego ma il malfunzionamento del dispositivo, nel 2023, costò la vita a Concetta Marruocco e, nel 2024, ha portato alla morte di Camelia Ion, Celeste Palmieri e Roua Nabi. Un mese fa, Mohamed Naceur Saadi, al quale era stato imposto il dispositivo, ha approfittato di due ore di permesso per andare ad assassinare Samia Bent Rejab, come aveva minacciato di fare da tempo. Può anche accadere che il dispositivo funzioni ma non venga fatta una adeguata valutazione del rischio. Emerge un sistema di protezione delle vittime di violenza inadeguato e pieno di falle.

Per questo le parole del ministro suonano come uno schiaffo alle donne che vivono sotto minaccia di ritorsioni per aver denunciato violenze e sono inaccettabili. E’ inevitabile che lo scarica barile dello Stato abbia suscitato proteste da parte dei centri antiviolenza. L’avvocata Clarice Carassi, presidente del Centro antiviolenza Trama di Terre di Imola ha stigmatizzato duramente le parole di Nordio: “Che si voglia delegare la questione della prevenzione della ri-vittimizzazione delle donne non al monitoraggio delle misure cautelari, ma a metodi che nulla hanno a che fare con un sistema strutturato ed efficace, è gravissimo. La protezione delle donne non può essere lasciata a cotanta colpevole e irresponsabile incompetenza. Queste affermazioni restituiscono alle donne l’idea che non esista un sistema capace di proteggerle dal rischio di reiterazione della violenza già subita. E vanificano anni di attività informativa e culturale finalizzate a restituire alle donne percorsi di affrancamento dalla violenza invece di restituite alla comunità l’idea che la violenza e la sua ripetizione siano un destino ineluttabile per le donne”.

E’ fondamentale conoscere il fenomeno della violenza, le dinamiche che mettono in atto gli autori di stalking e di maltrattamento. L’autorità giudiziaria deve dotarsi di protocolli che facciano una corretta valutazione del rischio e della probabilità di recidiva per individuare le più adeguate misure cautelari. E la magistratura dovrebbe essere adeguatamente formata sul tema della violenza contro le donne, i centri antiviolenza lo chiedono da anni. Suggerire alle donne, in soldoni, che si votino a qualche santo è irricevibile.

@nadiesdaa

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Il Fatto Quotidiano

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