Zaia vuole evitare le ‘baruffe chiozzotte’ alle prossime Regionali? Per me può stare tranquillo

  • Postato il 14 agosto 2025
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In una recente intervista al Corriere, peraltro molto breve, Luca Zaia ha detto che vorrebbe evitare che la disputa sul candidato governatore alle regionali venete dell’autunno assomigliasse a Le baruffe chiozzotte, una delle opere più amate e rappresentate di Goldoni. Nel testo teatrale la ragione delle baruffe nel campiello veneziano sono gli equivoci amorosi, nel caso odierno si tratta della smania di potere tra i leader del centrodestra, ognuno dei quali vuole un suo candidato per una Regione considerata sicura. Riferimento goldoniano azzeccato, anche se il principale baruffante è proprio lo stesso Zaia che non vorrebbe abbandonare il timone della sua Regione, dove pare che tutti o quasi lo adorino, e alza la posta in gioco.

L’intervista è interessante perché nel suo piccolo mostra l’ambiguità morale e anche una certa mediocrità del quasi ex governatore del Veneto, come del ceto politico in generale. L’ambiguità deriva dal fatto che il prossimo mandato per Zaia sarebbe il quarto e non il terzo, come chiede invece il giornalista. Zaia a suo tempo ha orchestrato la legge regionale sui due mandati in modo tale da farne già tre. E ora puntava anche al quarto, ma è stato stoppato dalla legge nazionale. Chissà perché il primo lustro di Zaia, quello di approvazione della legge regionale, viene sempre ad arte dimenticato.

L’intervista rivela anche un piccolo tratto di ipocrisia. È chiaro che le bizze politiche di Zaia, ormai quasi sessantenne, derivano dalla sua richiesta di trovare una nuova e adeguata collocazione politica. Lui stesso nell’intervista ha detto di avere rifiutato il seggio alle Europee. Per rispetto dei veneti, come sostiene? Non credo; sicuramente perché era troppo poco. Sulle sue ambizioni di fine carriera politica non ha risposto al giornalista. Perché Zaia si nasconde? Sarebbe molto meglio che manifestasse chiaramente la sua richiesta, peraltro legittima, di un posto nelle alte sfere di potere, ministeriali o delle società pubbliche. La non-risposta di Zaia fa pensare, al contrario, alle solite e sotterranee lottizzazioni politiche denunciate a suo tempo dall’infaticabile, e indimenticabile, Marco Pannella.

Zaia non è mai stato un cuor di leone. Il suo mantra di successo, ancora riportato nell’intervista, è quello dell’autonomia regionale. Ora il centrodestra si è inventato l’autonomia differenziata – che può essere richiesta dalle Regioni ricche, ovviamente. Un’autonomia più che differenziata potremmo dire fasulla, che assegna delle funzioni secondarie e qualche briciola in più, alcune centinaia di milioni, alle singole Regioni. Non si tratta quindi di una vera autonomia, ma piuttosto di una piccola concessione di modesta portata fatta da Roma (un tempo ladrona). Se penso all’istruzione, forse verrà dato più spazio al dialetto veneto e alla storia delle sagre paesane.

Sull’autonomia Zaia ha palesemente fallito anche perché non si è mai presentato alle elezioni nazionali, ma ha sempre preferito la comoda aia di casa sua. A livello politico la sua Lega Veneta ormai conta come il due di spade all’interno della Lega per Salvini.

Eppure Zaia avrebbe potuto dare un grande contributo al movimento leghista. Possiamo dire che sui temi più importanti è su posizioni opposte a quelle di quel tale ex generale, ora a 56 anni giovanilmente in pensione, iper reazionario, che scrive libri al contrario già finiti nel cestino, ma che qualche quattrino hanno procurato. Sui diritti civili e sulla questione del fine vita Zaia ha delle posizioni del tutto ragionevoli e caratterizzate dal famoso buon senso. Peccato che non abbia mai trovato il coraggio di portarle avanti e di contrastare con il suo movimento veneto le reazionarie truppe salviniane.

Su quello che ha realizzato come amministratore regionale in quindici lunghi anni, non entro nel merito. C’è stato del buono, come pure numerosi fallimenti. L’impressione generale è che non abbia fatto nulla di particolarmente eclatante. Il Veneto, Regione uscita orgogliosamente dalla triste miseria degli anni Cinquanta e Sessanta, ha trovato poi straordinarie traiettorie produttive. La politica regionale poco poteva fare al riguardo ed è solo salita sul carro dell’inaspettato successo economico. Possiamo dire tranquillamente che l’economia e la società veneta viaggiano con il pilota automatico lasciando molto tempo al governatore uscente per andare a inaugurare opere pubbliche e per partecipare alle sagre paesane.

Come si concluderanno le baruffe chiozzotte della destra e di Zaia? Sicuramente alla maniera di Goldoni. Il matrimonio fra i tre leader del centrodestra si farà e Zaia verrà adeguatamente ricompensato con una comoda poltrona, da par suo come direbbe Goldoni. Rimane il fatto che la Regione Veneto ha ottimi imprenditori e valide maestranze, ma mediocri politici. Questa è la sua caratteristica da qualche decennio, cioè da quando la Prima Repubblica è affondata. Può darsi però che questo non sia un male. Chiunque sia il prossimo governatore del Veneto il messaggio è chiaro: la cosa migliore da fare è non fare nulla o molto poco, come insegnano i tre mandati di Zaia.

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Il Fatto Quotidiano

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