Vietare il cellulare a scuola è come dire ai giovani di non fare l’amore prima del matrimonio

  • Postato il 17 giugno 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Lunedì 23 alle 17 c’è la mia festa di compleanno. Vorresti venire?”. “Maestro, mi mandi le slide che oggi ha mostrato il dottore che è venuto in classe?”. Sono solo due esempi di come dei bambini di nove-dieci anni adoperano il cellulare. Chiaro, con il telefonino giocano, guardano per ore video, “schrollano”, qualche volta litigano ma si passano anche i compiti, lo adoperano per prendere appunti, per realizzare musica o fumetti. La notizia che il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha vietato l’uso del cellulare alle superiori suona come l’invito della Chiesa a far l’amore solo dopo il matrimonio. La circolare di Valditara – nonostante citi a suo favore ricerche scientifiche chiaramente che depongono a favore della sua scelta – sembra la predica di un vecchio parroco che cita la Bibbia senza contestualizzarla all’oggi.

Il risultato non potrà che essere l’ulteriore perdita di fiducia da parte dei giovani nei confronti della Scuola vista da loro come qualcosa di polveroso, antico, anacronistico.

In queste ore sono in un monastero in compagnia di alcuni giovani pellegrini. Quando ho annunciato loro la notizia l’hanno commentata in questo modo: “Il ministro dice di usare i tablet e i pc al posto dei cellulari ma non ci sono per tutti!”; “Il cellulare serve anche per fare delle verifiche online con Kahoot!”. Lo sa Valditara?

Fa ancora più specie il divieto ai ragazzi del cellulare perché fondamentalmente la Scuola non sa fare il suo mestiere. Se in classe ci fossero professori autorevoli (non autoritari, sia chiaro), credibili, preparati vi posso assicurare che nessuno tirerebbe fuori il cellulare. Ripeto un concetto già espresso più volte: quando frequentavo le superiori i cellulari non li avevamo ma per non annoiarci con le lezioni di matematica del professor Scotti giocavamo a tris con un foglio di carta. Quando entrava in aula la professoressa di filosofia De Capua che ha affascinato intere generazioni, nessuno perdeva un solo attimo di lezione.

Ma in tutto ciò pare ancora più assurdo che il cellulare venga concesso come supporto agli alunni con disabilità o con disturbi specifici di apprendimento o per motivate necessità personali. Tradotto, può essere utile ai disabili ma si nega che lo sia per i normodotati. Concetto, quest’ultimo che mi sfugge.

C’è un ultimo aspetto. Valditara non si è accorto che mentre lui inviava la circolare di divieto del cellulare, sulle pagine de Il Foglio, Instagram, pubblicizzava la richiesta di una normativa europea che preveda la verifica dell’età e l’approvazione dei genitori negli app store. Ciò che dovrebbe fare il legislatore lo fa Instagram.

La Chiesa anziché educare alla sessualità ha perso i giovani ammonendoli perché facevano l’amore prima di sposarsi. La Scuola anziché educare all’uso del cellulare perderà i ragazzi perché usano il telefonino un attimo prima e un attimo dopo le lezioni.

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Il Fatto Quotidiano

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