La prevedibile guerra Iran-Israele e quelle che verranno
- Postato il 16 giugno 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Il giorno dopo la vittoria elettorale di Trump, nel novembre 2024, Vladimir Putin si lasciava andare a dichiarazioni trionfanti – insolitamente sincere – che salutavano l’alba di un Nuovo Ordine Mondiale. Si capisce: Trump era il più clamoroso frutto delle sue fatiche di una vita! D’ora in avanti – grazie alle intese del 2022-24, quando Trump era un privato cittadino -, non più il caos liberale, non più l’odiato diritto internazionale “che non esiste” (Putin), frutto delle lotte antifasciste del 1939-45… Non più la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (diritti umani), quella sui Diritti dei Popoli (autodeterminazione), il tribunale penale internazionale (contro il genocidio); tutta roba che la Russia comunista (alleata dei nazisti nel 1939, e poi costretta alla grande guerra patriottica dall’attacco hitleriano del 1941) e la Cina avevano sempre subito.
In assenza di un meccanismo di implementazione efficace, il diritto internazionale creava spesso tensioni fra le grandi potenze. Non più. Ora, queste si spartiscono il mondo stabilendo chiare “zone d’influenza” (Putin e Trump ci hanno lavorato per 3 anni, tra il 2022 e il 2024), all’interno delle quali ciascuna potenza ha mani libere. Alla ‘America di nuovo grande’ spetta il controllo assoluto delle Americhe e del Medio Oriente. La Russia ha mano libera nelle ex repubbliche sovietiche, nell’Europa dell’est e in Africa.
Sul fronte europeo, infatti, Trump sta ritirando gradualmente il sostegno umanitario economico e militare agli ucraini, incluse le difese aeree; perciò, il fronte ucraino comincia a scricchiolare. In Africa la Wagner ha già realizzato diversi colpi di Stato e assunto il controllo – tramite i regimi dittatoriali insediati – delle risorse minerarie locali. Putin e Trump cercano di nascondere il “cartello” fingendo piccole tensioni, a parole: nei fatti mai. Alla finzione sono abituati. Prima di uscire definitivamente allo scoperto, devono rimuovere alcuni vincoli decisivi. Ma vogliono anche muoversi rapidamente, prima che le resistenze si organizzino.
Per esempio, nei confronti delle piccole nazioni:
– nei giorni scorsi il capo del Pentagono ha ammesso dinanzi ad una Commissione del Senato che i piani per l’invasione della Groenlandia sono pronti: sta al Presidente decidere se e quando procedere. Ma prima di agire, Trump deve varare la legislazione di emergenza negli Usa ed assumere i pieni poteri.
– Dal lato russo l’ostacolo principale all’avvio di una politica coloniale a tutto tondo (in Uzbekistan, Kazakistan, Tagikistan, Georgia, Azerbaijan, Moldavia, Paesi Baltici) è l’esercito ucraino, che distoglie le truppe di Mosca da altri teatri.
Quanto alle medie potenze:
– ovvio che provano a resistere. Visto il trattamento riservato all’Ucraina (dopo la rinuncia spontanea alle atomiche dell’Urss), tutti corrono a procurarsele. Come allora impedire la proliferazione nucleare, vera minaccia al nuovo ordine mondiale?
I miei affezionati lettori sanno che avevo previsto la guerra a breve termine, fra Israele e Iran: logica conseguenza dell’epocale svolta geopolitica di inizio d’anno. Il Medio Oriente era già in fiamme quando Trump si è insediato. Lì poteva agire tramite Israele (fingendo addirittura di non sapere nulla), per non creare premature tensioni a casa sua. Perciò Trump e Netanyahu non hanno perso tempo nel far capire cosa significa la fine di ogni residua parvenza di diritto internazionale, nella regione. Hanno attaccato i nuclei ribelli uno ad uno, a cominciare dai palestinesi e da Hamas, poi gli Hezbollah – entrambi i gruppi foraggiati da Teheran, dediti alla distruzione di Israele e totalmente disinteressati della sorte dei palestinesi, che tiranneggiavano – e gli Houti yemeniti. L’Iran intanto, come prevedibile, ha provato ad accelerare la sua corsa all’atomica: la pronta reazione di Israele (Requiem per il diritto internazionale) non gliene ha lasciato il tempo.
Molti nella regione hanno accolto l’attacco all’Iran con un sospiro di sollievo. Gli americani non temono un affrancamento di Israele: non reggerebbe un anno senza i loro aiuti. La Russia è felice che siano altri a bloccare l’atomica iraniana, per non litigare con un vicino che la sta aiutando in Ucraina. Perciò Putin preferirebbe evitare il regime change… ma non si metterà di traverso agli americani e al loro sceriffo regionale. E poi i libanesi, i giordani, gli Emirati.
La rivoluzione autoritaria globale avanza. Le guerre in Ucraina, contro i palestinesi e gli iraniani, sono considerate mere scosse di assestamento, costi di transizione da un regime internazionale all’altro. Giusto il tempo di mettere in riga i riottosi. In Medio Oriente già si profila la pace imperiale americana (israeliana), con la benedizione della Russia, e una bella Riviera per turisti sulle spiagge di Gaza. Come in Ucraina sulle spiagge della Crimea ‘pacificata’. Spiace assistere a questi due genocidi. Ma sono poca cosa – così va la vulgata – rispetto al rischio dell’olocausto nucleare che il sistema liberale del ventesimo secolo ci aveva consegnato.
Se Trump avrà la meglio sulla democrazia americana, liquidati gli ucraini, l’ultimo vero ostacolo al N.O.I. sarà l’Europa, che ancora (ma sempre meno) si ostina a credere nel diritto e nei diritti. Ecco perché J.D.Vance ci odia, e Trump ci considera “il vero nemico”. A quando il regolamento dei conti finale? Il fronte autoritario ha preso atto del programma di riarmo europeo: fra 5 anni l’Europa potrebbe essere in grado di combattere. Aspetteranno che sia pronta?
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