Verso la Cop30 | Lo scontro in Europa dietro al target al 2040 produce un’intesa al ribasso sul taglio delle emissioni (e varie scappatoie)

  • Postato il 5 novembre 2025
  • Ambiente
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Se la Commissione europea ha proposto di inserire nella Legge sul clima l’obiettivo di ridurre le emissioni dell’Ue del 90% entro il 2040, la posizione negoziale degli Stati membri è più controversa. Il Consiglio Ue Ambiente vota per mantenere la facciata (l’obiettivo giuridicamente vincolante del 90%), ma mette sul piatto diverse scappatoie. Il risultato è un’intesa al ribasso rispetto all’ambizione di Bruxelles, che va oltre il compromesso proposto dalla presidenza danese del Consiglio Ue, accontentando gli Stati che ponevano più freni, come Italia, Francia, Polonia. La principale scappatoia: secondo l’accordo raggiunto a Bruxelles, dopo circa 24 ore di discussioni e tensioni, per arrivare a quel target basterà una riduzione dell’85% delle emissioni interne, contabilizzando una quota fino al 5% di crediti internazionali di carbonio “di alta qualità” (da acquistare) a partire dal 2036, con una ‘fase pilota’ tra il 2031 e il 2035. I crediti ottenuti, dunque, per la riduzione delle emissioni effettuate da altri Paesi extra Ue. Secondo diversi osservatori, il rischio è che l’inclusione dei crediti di carbonio internazionali faccia dirottare gli investimenti che potrebbero invece accelerare la trasformazione industriale dell’Europa. Ogni cinque anni, inoltre, la Commissione europea potrà effettuare una revisione e, in quell’occasione, valutare la possibilità di consentire agli Stati membri di utilizzare un ulteriore 5% di crediti di carbonio esteri per raggiungere i propri obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni. Si tratta di una misura volontaria, quindi, nelle migliori ipotesi gli Stati membri potrebbero decidere di non utilizzare ulteriori crediti o di usarne una quota minore. Viene rinviata di un anno, quindi al 2028, l’entrata in vigore dell’Ets 2, il sistema di scambio di quote di emissione che estenderà l’Ets anche al riscaldamento domestico e ai carburanti per veicoli, aumentando i prezzi al consumatore finale in entrambi i casi. Se la destra è compatta verso il sì, The Left e Verdi lo sono verso il no, nel voto si spacca il gruppo italiano dei Socialisti e democratici. E il Partito democratico.

Nessuno slancio sul target al 2035 da portare alla Cop 30

Viene riconosciuta la necessità di garantire l’accesso alle tecnologie innovative in tutti gli Stati membri, tenendo conto dell’“equilibrio geografico”. Inoltre, la Commissione terrà conto del ruolo dei carburanti “a zero emissioni, a basse emissioni e rinnovabili” nella decarbonizzazione dei trasporti. Viene prevista la possibilità di applicare un “freno di emergenza”, ma solo dopo la prima revisione. Il testo giuridico definitivo sarà il risultato dei negoziati interistituzionali tra il Consiglio, sulla base del testo concordato, e il Parlamento. La Commissione ambiente (Envi) del Parlamento europeo dovrebbe lunedì, 10 novembre, sul target al 2040, così che il dossier possa finire al voto della plenaria di Strasburgo dal 24 al 27 novembre. Anche sul target al 2035 da inserire nel Contributo determinato a livello nazionale (Ndc) con cui l’Ue si presenta alla Cop30 del Brasile, c’è poco slancio (che si somma al ritardo): il range del taglio resta tra il 66,25% e il 72,5% rispetto ai livelli del 1990, lo stesso della dichiarazione d’intenti presentata al’Assemblea generale dell’Onu di New York (al posto di un Ndc ufficiale). Dubbi e perplessità sono state espresse in conferenza stampa al commissario Ue al clima, Wopke Hoekstra e per il ministro danese per il Clima, Lars Aagaard. Per Hoekstra gli accordi raggiunti sul target al 2040 e sull’aggiornamento del contributo nazionale determinato (Ndc) al 2035 “sono entrambi ottimi”. “Sono fermamente convinto che si tratti di un compromesso molto valido e solido, il migliore che potessimo raggiungere collettivamente. E non è un traguardo da poco” ha dichiarato il il ministro danese Aagaard.

I crediti di carbonio, il rinvio dell’Ets e la soddisfazione di Pichetto Fratin

La Commissione europea presenterà una proposta con i dettagli relativi ai crediti internazionali di carbonio previsti dall’accordo. “È fondamentale garantire la massima portata possibile (dei crediti)” ha spiegato Hoekstra, sottolineando che “i crediti dovranno essere verificabili”. Su questo tema, molto hanno pesato le posizioni di freno di Italia e Francia, che hanno continuato spingere per alzare la quota dei crediti dal 3% (proposto inizialmente dalla Commissione Ue) ad almeno il 5%. Il compromesso ha “riconosciuto che le istanze che portavamo avanti come Italia insieme ad altri Paesi erano rilevanti, importanti ed equilibrate” ha dichiarato il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, menzionando il rinvio di un anno dell’attuazione dell’Ets, il riconoscimento dei biocarburanti e l’aumento al 5% dei crediti da contabilizzare nel target, con un ulteriore 5% di quelli domestici”. Gli fa eco il capodelegazione di Fdi al Parlamento europeo, Carlo Fidanza: “Grazie al lavoro dell’Italia, ottimamente rappresentata dal ministro Pichetto Fratin in stretto collegamento con il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, è stato finalmente affermato un approccio più pragmatico e meno ideologico”. Lo ha detto chiaramente anche Hoekstra: “Con l’Italia, come si può vedere nel testo del compromesso, abbiamo inserito un linguaggio specifico sul ruolo dei carburanti rinnovabili a zero e basso contenuto di carbonio nella decarbonizzazione dei trasporti”. Ma l’Italia non ha lavorato da sola. Il primo ministro polacco Donald Tusk, che è stato sempre molto duro sull’Ets 2. “Se entrerà in vigore, tutti i governi europei cadranno. Vedete voi se ne vale la pena” ha detto in più occasioni. L’Ets 2 è stato concepito per penalizzare i carburanti più inquinanti, ma prima dell’invasione russa dell’Ucraina, che ha provocato forti rincari nell’energia in Europa. Il Think tank Ecco, però, ricorda che si accetta di perdere parte delle risorse europee dell’est che, per l’Italia “sono stimate tra i 15 e i 21 miliardi di euro, da reinvestire per accompagnare cittadini e imprese nel percorso di transizione”.

Come ha votato l’Italia

I voti degli europarlamentari italiani scattano una foto delle posizioni: 49 voti a favore e 19 contro. A favore del compromesso la destra, contro la sinistra, spaccato il gruppo italiano dei Socialisti e democratici. Tra gli europarlamentari di Ecr a favore dell’approvazione (con compromesso) hanno votato in 23. Piuttosto compatto anche il Partito popolare europeo: tra gli italiani 7 voti a favore e contrario solo Herbert Dorfmann. Stesso discorso per Patrioti per l’Europa: sei voti a favore. Per The Left ci sono stati 8 contrari, anche per i Verdi/ALE, 4 voti tutti contrari, mentre il gruppo dei Socialisti e democratici si è spaccato. Tredici a favore (Annunziata, Benifei, Bonaccini, Gualmini, Lupo, Moretti, Nardella, Picierno, Ricci, Ruotolo, Tarquinio, Tinagli, Zingaretti) e sei contrari (Corrado, Gori, Laureti, Maran, Strada, Zan).

I rischi sulle troppe flessibilità. Ma i pareri sono contrastanti

Per Angelo Bonelli, deputato AVS e co-portavoce di Europa Verde “quella sul clima, con il taglio delle emissioni del 90% entro il 2040, è comunque un’intesa positiva, nonostante l’azione di freno del governo italiano, che chiarisce la posizione europea in vista della Cop30”. Meno ottimista il M5S. “L’accordo europeo è insoddisfacente e lancia un messaggio di resa davanti all’enorme sfida dei cambiamenti climatici. Il governo Meloni ha fatto da capofila dei Paesi negazionisti spingendo per una maggiore flessibilità che fa rima con libertà di inquinare” scrive Valentina Palmisano, europarlamentare del Movimento 5 Stelle. Una delle critiche riguarda le industrie: “Molte hanno già effettuato o pianificato copiosi investimenti per rendere le loro produzioni sostenibili, questo accordo contraddice questi sforzi e lancia un messaggio di confusione e incertezza normativa al mondo delle imprese”. Secondo Palmisano, lo slittamento dell’Ets 2 rimanda il problema ma non lo risolve e farà aumentare di oltre il 20% i prezzi del gas”. Sull’altro fronte, c’è chi avrebbe voluto di più. “Riconosciamo il forte impegno del governo per ottenere delle modifiche sicuramente positive a partire dai biocarburanti, ma essere felici per un rinvio di un anno dell’Ets2, provvedimento che rimane una totale sciagura, ci sembra troppo” è il commento di Silvia Sardone, coordinatrice dei Patrioti in commissione ambiente al Parlamento Europeo. E aggiunge: “Noi della Lega, andiamo avanti con la richiesta di tutti i Patrioti di rigetto della legge sul clima e sospensione tout-court dei target”.

Mariagrazia Midulla (Wwf): “Un gioco di prestigio”

Per la responsabile Clima ed Energia del Wwf Italia, Maria Grazia Midolla, “gli Stati membri sostengono di aver concordato un obiettivo del 90%, ma si tratta solo di un gioco di prestigio. Una volta eliminate le compensazioni e il potenziale uso strumentale dell’assorbimento del carbonio, la cifra reale sarà inferiore all’85%”. Il Comitato scientifico consultivo europeo sui cambiamenti climatici ha sottolineato che le compensazioni dovrebbero essere aggiuntive rispetto all’obiettivo nazionale, ma la Commissione e gli Stati membri hanno ancora una volta ignorato la scienza. Secondo il comitato, solo il 16% delle compensazioni ha portato a una reale riduzione delle emissioni. “Se fossero compensazioni di alta qualità – spiega Midulla – sarebbero costose e affidarsi ad esse distoglierebbe gli investimenti dalla trasformazione delle industrie, dell’economia e dei lavoratori dell’Ue”. Sul target al 2035 Midulla avverte dell’Ndc avverte: “Quando viene adottato un intervallo, in genere viene perseguito solo il limite inferiore del target al 2035, ovvero il 66,25%”.

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