Venezia 82 e non: dal tennista Favino a Valeria Golino, passando per ‘Material Love’

  • Postato il 3 settembre 2025
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Cambia i connotati con il trucco prostenico Valeria Golino. La sua Gioia è un’insegnate di francese cinquantenne e impacciata che vive ancora con i genitori nella sua cameretta infantile. Non ha ancora conosciuto gli uomini e il suo candore si percepisce da lontano. La gioia di Nicolangelo Gelormini, opera seconda originata dalla pièce teatrale Se non sporca il mio pavimento – a sua volta ispirata al vero delitto Rosboch del 2016 – mostra con crudezza da ‘tempo delle mele marce’ la planata dell’amore sognato quanto la caduta tra le grinfie di un triangolo di personaggi ambigui. Loro sono Saul Nanni, suo il liceale con l’hobby proficuo di prestazioni osé; la madre, una Jasmine Trinca inedita come donna opportunista con più ombre che luci; e il loro partner bislacco, di Francesco Colella.

Si confrontano due adolescenze fuori dagli schemi: quella adulta e prolungata dell’ingenua protagonista, e quella trasgressiva e contratta del virgulto, più l’aleggiare delle irresponsabilità ispide degli altri due personaggi. Partenza da inusuale commedia amorosa e aspettative maliziose, La gioia si sviluppa invece con svolte narrative amare ben congegnate spendendo insieme al suo cast, compresa Betti Pedrazzi, attrice pluridialettale e inossidabile, nei panni della madre avvolgente di Gioia. Tutti strabilianti, ma la performance di Golino meriterebbe un premio, non solo alle Giornate degli Autori.

Sempre in zona Mostra del Cinema, restiamo in ambito scolastico, seppur nella Trieste del 2007, dove Laura Samani ha scelto di ambientare la sua opera seconda. Fred, adolescente svedese trasferita col papà manager, frequenta l’ultimo anno del liceo con soli compagni maschi. “Un anno di scuola racconta le sfide di crescere come giovane donna in un mondo dominato dagli uomini, dove il corpo e i desideri possono facilmente diventare armi rivolte contro di te”. Dalla regista una sintesi perfetta. In questa nuova tappa per l’odissea intima delle sue giovani donne cinematografiche mette in scena degli esordienti giovanissimi dirigendoli con maestria in una girandola di avventure, feste, luoghi segreti, confessioni intime, competizioni caratteriali, complicità segrete, scontri, gelosie ed esuberanze varie.

La protagonista, Stella Wendick, incarna una figura positiva di ragazza risoluta e libera del nuovo millennio. Europea, diciottenne, attenta al mondo intorno, non sottomessa ma rispettosa, nonostante tutto, di quel maschilismo che troppe volte non ricambia. Il braccio di ferro gentile di Samani e della sua protagonista è passato nella sezione Orizzonti e sarà distribuito da Lucky Red.

Il Maestro di Andrea Di Stefano è stato sul Lido ma Fuori Concorso. Dopo un ferreo poliziesco notturno il suo cinema prosegue con il sodale Pierfrancesco Favino nei panni dell’ex-tennista Raul Gatti. Parlata un po’ sorrentiniana e modi da playboy, porterà il suo promettente allievo in un tour estivo nazionale per costruire un piccolo campione. Questi almeno sono i piani del padre attentissimo che ha ingaggiato, a sua insaputa, un vecchio tennista con diversi problemi irrisolti.

Di Stefano riesce a costruire un’ode laica e ribelle all’imperfezione. Far inciampare i suoi personaggi nel contrasto muovendoli in una piccola epopea è un suo marchio di fabbrica ormai. Qui c’è tanta commedia amara, a sprazzi quel Gatti ricorda il Cortona del Sorpasso, ma al suo fianco, anche il giovanissimo Tiziano Menichelli è ottimo, regalandoci un piccolo Sinner in difficoltà.

Ambientato nell’89, quando il giovanissimo Chung batté clamorosamente il numero 1 Lendl, nel cast spiccano anche Giovanni Ludeno, Valentina Bellé e Edwige Fenech. E sarà al cinema dal 13 novembre.

Salpando dal Lido ci compare invece Material Love, commedia romantica americana in sala dal 4 settembre e opera seconda della coreana Celine Song. Sì, la stessa del profondissimo Past Lives. Stavolta l’autrice scandaglia le relazioni amorose e le scelte per le affinità elettive da un assetto più opportunistico ma ugualmente complesso. Il suo amore ai tempi del turbo-capitalismo vede Dakota Johnson nei panni di un’esperta combinatrice d’incontri per un patinato studio di New York. Trova il principe azzurro Pedro Pascal, milionario, bello e posato, ‘l’unicorno’, e al posto di metterlo in pista con facoltose clienti, ci flirta. L’incontro casuale con l’ex più genuino ma irrisolto Chris Evans la porrà di fronte a una scelta.

Personaggi a volte teneri, altre algidi, situazioni che fanno lo slalom tra classismo e lassismo dei personaggi, sembra di vedere a momenti anche un’ipotetica versione femminile di Hitch (con Will Smith), ma con l’ambizione di perforare tutto quel materialismo occidentale per giungere all’amore. #PEACE

Ph credits: Katia Zavaglia

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Il Fatto Quotidiano

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