Vacanze in camper, un trend in crescita. Il giornalista Acanfora: “Uno strumento per contrastare l’overtourism”

  • Postato il 1 luglio 2025
  • Ambiente
  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Il camper è un trend in crescita. Dal punto di vista commerciale, le immatricolazioni dal Covid-19 a oggi sono sempre state in aumento. I dati nazionali del turismo open air parlano di 11,4 milioni gli arrivi (+3,5% rispetto al 2023) e 71 milioni le presenze (+1,3% sul 2023). Il settore del turismo all’aria aperta rappresenta ormai più del 25% dell’offerta nazionale”. Massimo Acanfora è giornalista, autore ed editor. Scrive di economia solidale, consumo critico, temi sociali, ma soprattutto è “ontologicamente” camperista e su questa pratica ha appena scritto un libro, La felicità del camper. Viaggi liberi, ecologici, slow. Guida filosofica e pratica (Altreconomia editore). “In realtà non sono nato camperista, lo sono diventato nel tempo”, racconta. “Dell’ ‘abitar viaggiando’ mi piace l’essenzialità, la ricerca di un’intimità con la natura, la perdita (temporanea) della propria natura stanziale. Oggi mi muovo su un T4 Wolkswagen del 94 a GPL, con molti rattoppi, che peraltro a una certa età hanno anche gli esseri umani. Ha un nome come quasi tutti i camper: Van Basten, in onore di un calcio che non c’è più”.

Numeri in crescita per i viaggi in camper. Perché, secondo lei? Conta di più, nella scelta, l’aspetto economico o quello “ideale”?

Un italiano su 4 nei sondaggi ha confermato la propria predilezione per il campeggio: il turismo open air attrae un pubblico sempre più ampio singoli, coppie, famiglie, gruppi e invita a dirigersi verso le aree interne, i borghi meno frequentati e l’Italia erroneamente definita minore. Il camper è il mezzo per eccellenza per le vacanze “break”, per l’assenza di vincoli spazio-temporali e una spesa familiare ragionevole.

Quali sono le diverse tipologie di camper?

I fattori dirimenti, oltre al vostro conto in banca, sono la consistenza dell’equipaggio, l’arco temporale e la stagionalità in cui si progetta di utilizzarlo ma anche questioni più personali legate alla propria visione del mondo e del viaggio: c’è chi vede il camper come focolare domestico e magari preferisce un comodo “mansardato”, c’è chi concepisce il viaggio come un’avventura e sceglie un van o furgonato, completo di tutto ma essenziale. Per gli amanti della comodità e degli accessori, un motorhome dotato di ogni comfort. La distinzione riflette anche i risultati di un’importante ricerca di Università del Salento-Plein air “Perché siamo camperisti”, che divide i patiti del camper in due grandi famiglie: una con un “habitus intellettuale” e l’altra con un “habitus manuale”. I primi si affidano al camper per cercare una dimensione di disconnessione, di semplificazione e di sostenibilità, gli altri affidano al camper il proprio desiderio di pienezza materiale.

Quali sono le regole di base del camperista?

Un camperista dovrebbe rispettare in primis il principio “leave no trace” ovvero lasciare i luoghi che si visitano esattamente come li hanno trovati, o anche meglio, rispettare una distanza ragionevole dagli altri veicoli, evitare rumori (e odori) molesti in campeggio e così via. Una questione che crea dibattito è il dato oggettivo che il camper abbia un impatto significativo dal punto di vista eco-ambientale. A marzo 2024 è stata pubblicata però un’analisi comparativa, “Turismo in camper: impatto economico ambientale del camperista”, realizzata da Ergo, uno spin off della Scuola Superiore degli Studi Universitari Sant’Anna di Pisa, che certifica che un viaggio in camper impatta meno sull’ambiente, rispetto a un viaggio tradizionale in auto con soggiorno in albergo.

Esempi di buona pratiche?

Il risparmio idrico: la vita in camper, infatti, è un ottimo esercizio per imparare a non sprecare acqua. Si possono installare su rubinetti e doccini dei limitatori di flusso, usare borracce di acciaio o alluminio e bandire la plastica. Si può avere l’acqua calda con una semplice doccia solare e imparare a lavare piatti e pentole solo “qb”.

Qual è la filosofia del camperista?

Per molti viaggiare in camper è riscoprire un ritmo più lento, non solo in quei giorni ma anche per il resto della propria vita. Il camper invita alla semplicità nel vestire, nel mangiare, nelle scelte di consumo e a ritrovare il piacere e il valore insito in cose “semplici” come ammirare un paesaggio. La “disconnessione” è un altro valore aggiunto: il camper ci invita a fare piazza pulita di tutti i device, connettendoci invece con la natura. L’indipendenza infine, perché il camper offre un percorso di liberazione dai vincoli che la società ci ha imposto, nei tempi, nei consumi superflui, vincoli culturali.

Può essere una risposta all’overtourism?

La scelta del camper rende più facile raggiungere le mete cosiddette “minori”, contribuendo a ridurre o “diradare” il turismo di massa: viaggiando in aree meno frequentate, i camperisti aiutano a distribuire l’impatto del turismo su un maggior numero di destinazioni, promuovendo una fruizione più equilibrata e sostenibile delle risorse naturali e culturali e contribuendo al sostegno economico delle realtà che rimangono fuori dai percorsi turistici più battuti. Un’altra modalità di uscita dall’overtourism è la destagionalizzazione, un turismo diffuso durante l’anno, che favorisce l’economia locale. Un mezzo ben attrezzato è buono per tutte le stagioni.

Che rapporto si crea con le comunità locali?

Gran parte dei camperisti tende a sostenere l’economia delle comunità, scegliendo di fare acquisti nei negozi di prossimità, negli spacci agricoli, negli agriturismi, direttamente dai produttori. È vero che non tutte le comunità amano i camperisti, ma la maggior parte dei Comuni è collaborativo. I camperisti tendono a essere solidali tra loro, a condividere informazioni ed oggetti d’uso comune: nessuno mi ha mai rifiutato uno scolapasta o un apribottiglie: del resto viaggiare in camper in modo realmente sostenibile vuol dire anche creare relazioni con le persone che si incontrano in viaggio.

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