Una strage ‘non solo’ mafiosa. Milano chieda con forza verità e giustizia su via Palestro
- Postato il 29 luglio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Due parole da aggiungere su una lapide: non solo. “Una strage non solo mafiosa”. La lapide è quella di via Palestro.
Saranno fiori bianchi è il titolo del docufilm prodotto per il ventennale delle celebrazioni. Al terzo minuto e 24 secondi la voce fuori campo recita: “Poco rumore per il poco traffico per le vie cittadine. Una donna parcheggia una Fiat Uno in via Palestro sul perimetro del Padiglione di arte contemporanea e si allontana. Intanto nella vicina caserma dei Vigili del Fuoco di via Benedetto Marcello tutta la squadra sta brindando per il compleanno di Sergio. Alle ore 23:00 la pattuglia della polizia municipale lascia Corso Buenos Aires per dirigersi verso il comando centrale. Delle persone che passeggiano in via Palestro notano che esce del fumo dalla Fiat Uno poco prima parcheggiata. Katia e Alessandro transitando per via Palestro vengono fermati da una coppia di passanti che li avvisa di quanto sta accadendo. Non ci sono fiamme. Esce solo parecchio fumo dai finestrini leggermente abbassati. Vengono chiamati i Vigili del Fuoco”.
Alessandro, Carlo, Sergio, Stefano e Moussafir perderanno la vita.
Katia e Antonio, Massimo, Antonino e Paolo sono i sopravvissuti. Per loro una vita nel ricordo di quell’inferno.
Quella immagine: la donna che parcheggia la Uno grigia che esploderà di lì a poco, con grande semplicità e grandissima forza comunicativa, ci pone davanti a un bivio: Gaspare Spatuzza mente o si ricorda male?
Lui ha descritto nei minimi particolari quanto accade in Via Palestro, prima e dopo. Non viene creduto totalmente, Tommaso Formoso viene condannato nonostante Spatuzza non lo coinvolge. mentre Marcello Tutino viene assolto nonostante Spatuzza sostenga che sia stato lui a partecipare al furto dell’auto che scoppierà. Racconta anche che sarà Vittorio Tutino, a innescare la miccia. Lui, che era la prima volta che faceva esplodere qualcosa, diventa il colpevole del ritardo dello scoppio. Gli lasciarono la miccia lunga proprio perché non aveva mai fatto nulla del genere. Nessuna donna chiaramente. Nella descrizione non viene citata una donna.
Luca Invernizzi il supertestimone di Via Palestro la donna se la ricorda bene.
Però e anche questo aspetto è importantissimo: nessuna donna si presenta nei giorni successivi, nei mesi successivi negli anni successivi per dire: sì! Ero io che sono andata incontro alla pattuglia della polizia locale.
Spatuzza ha anche detto di essersi fatto una grande risata quando giunse notizia dalla televisione che era stata una donna a innescare l’esplosivo. Così lui disse. Eppure in via dei Georgofili, a Firenze, e di via Palestro, Milano. In entrambi i casi – come per la bomba in via Fauro, a Roma (bomba che doveva uccidere il giornalista Maurizio Costanzo), i testimoni parlarono della presenza di almeno una donna. Bionda, per l’appunto.
La stessa Falange armata sottolinea nel comunicato, che nell’operazione di via Fauro hanno utilizzato una donna. Sembra la firma: la firma dei veri mandanti delle stragi. Di chi, ancora per una volta, ha usato Cosa Nostra. Oltre alle rivendicazioni della Falange armata qualcosa di più concreto: una donna sui luoghi delle stragi. Molto probabilmente siamo di fronte a un secondo depistaggio che ci ha portato distante dalla verità del periodo stragista.
A questo punto non si può non citare Fabrizio Gatti nel 2019 scrive Educazione americana, la storia di un agente della CIA di stanza a Milano, che dice di chiamarsi Simone Pace e gli rivela alcuni probabili retroscena della strage. Gli racconta che a Milano esiste una squadra clandestina della CIA guidata da un uomo che si fa chiamare Victor che un sabato sera di aprile del 1993 lo porta a fare un sopralluogo in via Palestro.
E lo stesso Fabrizio Gatti che in un’intervista a Report racconta ciò che ha scritto nel libro: “Quel sabato Victor chiama all’improvviso Simone Pace e si danno appuntamento dalle parti del Consolato americano a Milano e poi camminano fino al parco ai giardini pubblici. Li attraversano ed escono dal cancello laterale che dà che dà su via Palestro e lì Victor fa prende delle misure con i propri passi”. Poi si siedono su una panchina e Victor chiede a al confidente di Fabrizio Gatti di comprare alcuni “ingredienti” che poi “Simone Pace si rende conto sono quelli per fabbricare artigianalmente la polvere da sparo”. Servita a preparare la valigia della bomba di via Palestro.
Dopo 45 anni, con la sentenza del 1° luglio 2025, la Corte di Cassazione ha condannato in via definitiva all’ergastolo Paolo Bellini, ex militante di Avanguardia Nazionale, riconosciuto colpevole come esecutore materiale della strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna, che causò 85 morti e oltre 200 feriti.
Paolo Bolognesi, Presidente dei familiari delle vittime della Strage di Bologna: “C’è stata una sentenza che ha chiuso un cerchio che molti anni fa sembrava impossibile poterlo chiudere… finalmente ci siamo arrivati. Dopo 45 anni. I mandanti della strage sono i vertici della loggia massonica P2, che, oltre ad avere ideato la strage, la hanno anche finanziata. Chi ha protetto i terroristi sono stati i vertici dei servizi segreti italiani e gli esecutori sono stati i terroristi fascisti”.
C’è voluto lo sforzo dei familiari di una città e la quotidiana attenzione di decine di migliaia di cittadini. Una strage non solo mafiosa. Questa è la verità che emerge. Lentamente ma inesorabilmente. E’ tempo che la città chieda con forza verità e giustizia. Che l’amministrazione sia al fianco dei familiari delle vittime e dei sopravvissuti. E questo può partire da chi, ancora oggi 27 luglio 2025, è pronto a sentire quelle sirene, a immergersi nel ricordo, a cercare di immaginare la scena e il clima e a chiedersi perché?
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