Un milione di ettari in fumo in Europa nel 2025: in Italia il maggior numero di incendi
- Postato il 16 settembre 2025
- Ambiente
- Di Il Fatto Quotidiano
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di WWF
Nel 2025, l’Europa ha vissuto una stagione di incendi boschivi senza precedenti. Milleottocento roghi, con oltre un milione di ettari di territorio andati in fumo: una superficie quattro volte superiore rispetto al 2024 e tre volte la media degli ultimi vent’anni, pari a quella della regione Basilicata.
Danni record in Spagna – Tra i Paesi più colpiti, Spagna, Portogallo, Grecia, Italia e i Balcani. In Spagna è stata addirittura l’annata peggiore degli ultimi trent’anni, con la media annuale superata di oltre cinque volte anche a causa della più intensa ondata di calore mai registrata nel Paese. Situazione analoga in Grecia dove sono stati causati i peggiori danni degli ultimi venti anni. In rapporto alla superficie totale del Paese sono stati invece Portogallo e Cipro ad averne la peggio, con rispettivamente il 3% ed il 2,3% del Paese andati in fumo.
In Italia il maggior numero di grandi incendi – L’Italia è invece il Paese con il più alto numero di roghi superiori ai 30 ettari, ben 532 come evidenziano i dati Copernicus, ovvero una media di circa due al giorno nel 2025. Nel nostro Paese sono stati percorsi dalle fiamme 77mila ettari (oltre 4 volte la città di Milano), prevalentemente aree boschive e nel sud-Italia; anche quest’anno, oltre la metà dei roghi è stata di origine dolosa. Ma ad essere in costante aumento, in Italia e negli altri Paesi, non è tanto il numero dei roghi quanto la loro estensione media, con sempre più mega-incendi difficili se non impossibile da domare.
Le conseguenze degli incendi – Le conseguenze sono molteplici: danni ad habitat naturali e biodiversità (specialmente quando i roghi colpiscono le aree protette, purtroppo frequentemente), decine di migliaia di persone che hanno dovuto evacuare i propri villaggi, danni a proprietà private ed agricole per miliardi di euro, decine di vittime ed ingenti emissioni in atmosfera. Oltre al PM2.5, quest’anno si sono registrate le più alte emissioni annuali da incendi boschivi di CO2 in diversi Paese (38 milioni di tonnellate quest’anno in Ue) provocando danni sulla salute umana – il fumo degli incendi boschivi causerebbe circa 1,5 milioni di morti all’anno in tutto il mondo – ed accelerando ulteriormente il cambiamento climatico, innescando così un circolo vizioso.
Il ruolo della crisi climatica – Ma perché questa trasformazione nel regime degli incendi? Un ruolo chiave lo gioca il cambiamento climatico: ondate di calore prolungate e siccità improvvise rendono la vegetazione più secca e quindi più facilmente combustibile, facilitando così lo sviluppo di fiamme incontrollabili e amplificando quindi il rischio di incendio boschivo. Secondo un recente studio del World Weather Attribution, il cambiamento climatico ha aumentato di circa 40 volte la probabilità e del 30% l’intensità delle condizioni meteorologiche favorevoli agli incendi boschivi, come quelli dell’ultima estate. In questo senso, il bacino del Mediterraneo si conferma una delle aree più vulnerabili e a maggior rischio. A ciò si aggiungono altri fattori che rendono il territorio più vulnerabile agli incendi, come l’abbandono delle aree rurali con conseguente accumulo della vegetazione combustibile, e le sempre più diffuse zone di interfaccia tra urbano e natura. Se il cambiamento climatico sta alimentando incendi boschivi più estremi, sembra che le nostre misure di adattamento non riescano a tenere il passo: si sta facendo troppo poco per prevenire i danni. È prioritario un cambiamento di mentalità e urgente rafforzare le misure di prevenzione. Il nuovo regime degli incendi deve inevitabilmente corrispondere ad un cambio di approccio nella gestione del territorio, passando da reattivo nella lotta agli incendi – ormai insufficiente e fallimentare – ad uno proattivo ed integrato alla prevenzione.
La prevenzione è la vera priorità – Serve un’azione urgente e coordinata per interrompere il circolo vizioso, con un cambio di rotta che reindirizzi i giusti investimenti nella prevenzione da parte di tutti i Paesi per creare paesaggi e comunità più resilienti.
Edoardo Nevola, Responsabile Foreste del WWF Italia Eurostat rivela che ad oggi i governi dei Paesi dell’Ue stanziano in media lo 0,5% del bilancio per la protezione dagli incendi: cultura e attenzione per la prevenzione di nuovi disastri da parte dei governi sono ancora troppo scarse. Talvolta ciò si riflette in Piani AIB non aggiornati o in un’eccessiva frammentazione delle competenze tra Stato e amministrazioni pubbliche locali.
Le soluzioni proposte dal Wwf – Un recente documento a firma WWF e BirdLife evidenzia quali sono le priorità per affrontare efficacemente la crisi degli incendi boschivi nell’UE partendo dalla prevenzione: la protezione di habitat naturali che possono fungere da fasce tagliafuoco naturali come le aree umide, il ripristino degli ecosistemi naturali e il ripopolamento di specie in grado di consumare il combustibile vegetale in eccesso, una gestione forestale più vicina alla natura e pratiche agro-pastorali biologiche che consentono di rendere territorio e le foreste più resistenti e resilienti agli incendi boschivi. Non meno importante è il coinvolgimento delle comunità che vivono il territorio, per sensibilizzarle e formarle e renderle capaci di mettere in pratica le buone pratiche sopra citate: un esempio è il progetto OFF 3 del WWF Italia svoltosi in Lombardia e che verrà replicato nel 2026 in un’altra regione italiana.
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